L’ALTRA FACCIA DEI MANGA GAY

Che differenza c'è tra shonen ai e fumetti per gay? Quanti tipi di comics omosex ci sono in Giappone? Perché da noi non si trovano? Un viaggio approfondito nel mondo degli uomini di carta.

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4 min. di lettura

Abbiamo parlato più volte del fenomeno dei manga shonen ai e di come il tentativo di esportare questo genere in Italia abbia ricevuto un’accoglienza più tiepida del previsto (soprattutto da parte della comunità gay). Tuttavia abbiamo già accennato al fatto che gli shonen ai, in Giappone, non sono considerati “fumetti per gay”, ma fumetti “per ragazze con personaggi gay”.

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I manga gay veri e propri, in Italia, sono sempre stati avvolti da un alone di mistero che, forse, bisogna iniziare a dissipare. Fondamentalmente sia gli shonen ai che i manga gay trattano di relazioni omosessuali, ed entrambi – quando è il caso – non fanno economia di situazioni “spinte” fino all’estremo: dove stanno, quindi, le differenze? Innanzitutto nello stile grafico, che – come nei manga “etero” – differisce molto a seconda del sesso del pubblico a cui ci si indirizza (ma anche a seconda del sesso dei suoi autori, che al 90% coincide con quello dei lettori a cui si rivolgono). Per fare un esempio concreto: in un fumetto per ragazze un protagonista maschile, per risultare accattivante, deve essere affascinante e longilineo, raffinato nei tratti e nei modi, elegante e con la muscolatura appena accennata, mentre nei manga per ragazzi il protagonista maschile deve riuscire innanzitutto simpatico (magari con un aria un po’ trasandata), può essere rappresentato con tratti meno aggraziati e, soprattutto, la sua muscolatura può essere ben definita (per darvi un idea: Dragon Ball è per ragazzi e Sailor Moon per ragazze, e la differenza di rappresentazione dei personaggi maschili è evidente).

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Venendo ai contenuti, in generale i manga per ragazze danno più peso ai sentimenti e quelli per ragazzi all’azione, e questo stato di cose si riflette anche nei manga con personaggi gay (esempio: negli shonen ai le scene di pianto a dirotto e le lunghe pause introspettive non sono rare, mentre lo sono nei manga gay). Ultima, ma sostanziale, differenza: negli shonen ai i ruoli sessuali dei protagonisti sono definitivi e fortemente caratterizzati (persino nei tratti fisici, tanto che l’elemento passivo è sempre tratteggiato in maniera più “femminile”), mentre nei manga gay i protagonisti sono tutti maschili allo stesso modo.

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A ben guardare, però, c’è anche una differenza di “presentazione”: prima di essere raccolti in volumetti monografici o antologie, gli shonen ai vengono presentati su riviste dedicate prettamente ai fumetti di quel tipo, mentre i manga gay compaiono principalmente su riviste gay vere e proprie (di fatto non fanno parte del giro dei manga propriamente detti, e questo spiega perchè in Italia siano ancora dei perfetti sconosciuti).
A questo punto bisogna precisare che cosa si intende per “rivista gay” in Giappone, e per far questo bisogna dire che in questa nazione il tasso di analfabetizzazione è pari a zero e che la lettura è uno dei passatempi preferiti del giapponese medio: di conseguenza i mensili gay giapponesi hanno una foliazione media di 700 pagine a numero! Anche se, a onor del vero, circa 200 sono occupate da pubblicità (tutto il mondo è paese…). Comunque, oltre alle rubriche, ai servizi fotografici e gli annunci, queste riviste danno molto spazio anche ai manga e ai racconti illustrati. Ogni rivista ha un suo target di riferimento abbastanza preciso: c’è BADI per chi vuole i giovani sportivi, G-MEN per chi ama il sesso forte, SAMSON per gli orsofili e via dicendo… Con un tale ammontare di pagine a disposizione viene da sé che anche l’offerta di manga gay “a tema” sia molto varia.

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Curiosamente, però, complice il “peso” della cultura gay internazionale e dei suoi artisti di culto (Tom of Finland fra tutti), diversi autori di manga gay hanno adottato uno stile più occidentalizzato ed esplicito rispetto alla media degli autori di manga “etero”, ma anche rispetto alle autrici di shonen ai (che mai e poi mai disegnerebbero personaggi pelosi, molto muscolosi, o con qualche chilo in più). Non stupisce, quindi, che uno dei pochi autori di manga gay erotici conosciuti anche all’estero, ovvero Gengoroh Tagame (autore di punta di G-MEN), sia famoso per le sue anatomie decisamente “occidentali” (che a loro volta, in patria, hanno fatto scuola).
Come è facile intuire da questa rapida carrellata, il mondo dei manga gay propriamente detti è sicuramente interessante, vario e ricco di potenzialità, ma a tutt’ora rimane ignorato dall’editoria italiana… Forse perchè, a differenza degli shonen ai, non ha l’attenuante di essere considerato “per ragazze”?
Approfondimenti
La maggior parte dei siti dedicati ai manga gay è ovviamente in giapponese (ed è di non facile navigabilità), tuttavia Gengoroh Tagame ha un bel sito in francese all’indirizzo www.chez.com/tagame/
Se poi volete aquistare materiale gay direttamente dal Giappone il sito giusto è https://www.books-rose.com/eng-home.html
L’associazione culturale YSAL ha iniziato ad importare alcuni manga gay (pubblicati da editori che prima pubblicavano solo shonen ai, ma che adesso vogliono ampliare i propri orizzonti); potete avere maggiori informazioni tramite il sito https://www.ysal.it/pucciland/

di Valeriano Elfodiluce

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