La Juta dei Femminielli: il miracolo della Madonna che salvò due omosessuali dalla morte

In ricordo dell'intercessione della Madonna di Montervergine, ogni anno viene organizzato un pellegrinaggio, chiamato appunto Juta dei femminielli.

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Al giorno d’oggi, religione e omosessualità non vanno molto d’accordo. Nonostante nella Bibbia non vi sia una condanna diretta all’orientamento omosessuale, per gli uomini di Chiesa conviene di più dire che è una malattia, dichiarare una persona gay contro natura e in certi casi consigliare uno psichiatra o cure da parte di alcune associazioni. Ma mentre preti, cardinali, sedicenti dottori e semplici omofobi condannano l’omosessualità, la religione talvolta stupisce. Basta difatti qualche ricerca per conoscere ad esempio la storia dei due patroni omosessuali, i santi Sergio e Bacco. Per non parlare di Noemi e Rut, le due donne protagoniste della storia lesbo delle Scritture.

E nel giorno della Candelora, il 2 febbraio, ad Avellino si tiene un tradizionale pellegrinaggio chiamato la Juta dei Femminielli. Questa si rifà alla leggenda del 2 febbraio 1126, appunto.

La Juta dei Femminielli e l’intercessione della Madonna di Montevergine

Il pellegrinaggio viene fatto ogni anno da centinaia di fedeli che il secondo giorno di febbraio salgono fino al Santuario della Madonna di Montervegine, sul monte Partenio. Qui si trova la chiesa, consacrata nel 1126, che ospita un tesoro fatto di statue e quadri di inestimabile valore. Tra queste opere, c’è il ritratto della Madonna, chiamata dai fedeli Mamma Schiavona. Ma dietro questo simbolo della fede cattolica c’è una storia che riguarda appunto i femminielli, un termine utilizzato in passato per indicare gli omosessuali con marcate espressività femminili.

La leggenda racconta che il 2 febbraio 1126, due omosessuali erano stati banditi dal paese e imprigionati in un albero, bloccati da delle lastre di ghiaccio. Sarebbero sicuramente morti, dopo giorni, tra atroci sofferenze. Mamma Schiavona intervenne, squarciando il cielo coperto dalle nuvole e lasciando passare i raggi solari, che sciolsero le lastre permettendo ai due ragazzi di uscire e fuggire. Era il 1126. Non servirebbe aggiungere altro. Basta poco per pensare a quanto erano più aperti in quegli anni rispetto a oggi. Certo, si tratta di una leggenda, ma non si dice che in ogni leggenda, c’è sempre un fondo di verità?

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