Volete per una volta in vita vostra assaporare un’esperienza da Alice nel paese delle meraviglie? Volete scoprire un mondo kitch, gaio e colorato, dove tutto è il contrario di tutto e dove i più importanti esponenti dello showbussiness si mostrano negli atteggiamenti e nelle situazioni più estreme? Bene, allora non vi resta che una cosa da fare: prenotare un biglietto aereo per Parigi e vedere la nuova mostra di David LaChapelle, Artist & Prostitute.
Venti anni di irriverentissime fotografie, di strabilianti fusioni cromatiche e piccanti situazioni al limite del porno. Senza dubbio, ogni suo scatto, videoclip o mostra è una folgorazione visiva e viscerale, che colpisce il singolo trasportandolo in un mondo certamente fuori dagli schemi canonici, schiantandolo verso un vero e proprio cartoos allucinato e allucinante. Ma che si sa di questo singolare artista, anzi del Federico Fellini della fotografia contemporanea?
Prima di tutto che è un bellissimo trentottenne (classe 1968), gay dichiarato e corteggiato da uomini influenti (si vocifera una liasons con Tom Ford!), poi che ha iniziato a dare sfogo alle sue smanie voyeristiche fin dalla tenera età di sei anni: immortalò con una fotografia sua madre in bikini con un martini in mano. Giovanissimo viene notato dal geniaccio Andy Warhol, che lo prende sotto la sua ala protettiva e gli commissione delle collaborazione per la patinata e innovativa rivista Interview Magazine. Il resto è storia, o meglio, la consacrazione a nuovo esponente della fotografia del XX e XXI secolo, Helmut Newton permettendo. Nel giro di un ventennio non ha solo infranto le barriere della fotografia ma ha sfogato la sua vena artistica (e gay) anche nelle più svariate forme di entertainment visivo come i videoclip, il cinema e la pittura.
Ma quale è il LaChapelle’s Touch? Indubbiamente il gusto dell’eccesso e l’ironia, la creazione di regole frammentarie nella composizione dell’immagine, associate ad un minuzioso studio della pittura barocca. Le sue fotografie sono delle plastiche degli anni 50, quelle con Pin Up e Beef Man muscolosi e unti, impreziosite di colori vividi e lividi in cui il soggetto si confonde e si impossessa simultaneamente dello sfondo. Madonne, crocifissi, ultime cene sono le prese in giro più famose, ma tutto il cotè della religione viene massacrato e dissacrato senza pietà alcuna.
Madonna diviene attraverso il suo obbiettivo la nuova dea Kali, Courtney Love, ragazzaccia del rock, viene vista come la Vergine Maria, ed Eminem in versione nature con un cero tra le gambe, fa il verso a San Francesco.
Tutti i personaggi più influenti sono passati tra le sue mani e sono diventati altro, un pò tutti come delle “Alice nel paese delle meraviglie”, circondati da un mondo fatto solo di sogni e con poca attinenza alla realtà. I rosa predominanti e fuscià, i corpi nudi e sodi, l’immaginario camp allucinato, l’hanno spedito dritto nell’elenco delle icone gay più importanti ancora esistenti e non è poco, per uno che è nato Fairfield, nel Connecticut, e che ha poi creato le migliori copertine di moda, anzi lui stesso ha creato uno stile seguitissimo e difficile, con adepti e contestatori. Ed è strano pensarlo, timido e introverso come lo ricorda Wharroll, che afferma «…non volevo diventare famoso, ma solo fare foto famose…», come l’artefice di una forma nuova di erotismo, spinto, laccato e compiaciuto, ma che risulta, nella sua aggressività straordinariamente divertente e, se vogliamo, intellettuale.
Ma il bel fotografo è pure il tipo che non ha peli sulla lingua: su Paris Match ha letteralmente dato della «stronza e crudele» a Madonna!
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Ma il bel fotografo è pure il tipo che non ha peli sulla lingua: su Paris Match ha letteralmente dato della «stronza e crudele» a Madonna…
“Nasty” questo l’appellativo che usa, che tradotto letteralmente vuol dire bastarda, si riferisce a quando era lui quello che doveva girare il video di Hang Up, abbandonato perché Lady Ciccone voleva metterci troppo lo zampino. Quando gli dicono che queste sono affermazioni pesanti, beh, lui fa spallucce e risponde «sono un uomo libero, e poi Madonna è adorabile quando si lavora da soli, ma una iena in Team…»
Eppure lui è uno che cambiato il volto dei videoclip classici pensiamo a quelli di Gwen Stefani o di Christina Aguilera, con tecniche riprese poi anche nel cinema come nell’esperimento “Rize”, dove si immerge nelle atmosfere da ghetto di Los Angeles per immortalare “il Krump”, ultima avanguardia legata al mondo delle danze tribale fuse con la cultura Hip Hop.
Il suo sogno nel cassetto sarebbe quello di fotografare Michael Jackson (nudo o vestito non si sa) magari come Peter Pan; nel suo Ipod ci sono Cat Stevens e i Beatles e preferirebbe vedere sempre uomini e donne senza vestiti; il momento preferito della giornata è quello in cui inizia a fare fotografie. Lui definisce il suo stile come «celebrativo, bello , sfuggente e fantasioso», ama l’architettura e chiede sempre alla gente di strada che ne pensa di questa o quella idea, ed anche uno dei pochi fotografi che non si piega alle regole del digitale ma che lo considera schiavo della buona fotografia e del bravo fotografo, visto che «senza una buona foto su pellicola non si possono fare tanti miracoli».
Se non siete ancora convinti di fare un salto a Parigi, ma volete gustarvi comodamente le creazioni di LaChappelle a casa, potete sempre comprare il libro della mostra, Artist & Prostitutes, un capolavoro edito dalla Taschen di ben 700 pagine. Vi avverto, il prezzo non è dei più economici: 1200 euro! È caro ma è pur sempre un’opera d’arte.
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di Gabriele Gainsbourg
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