MACHO SI’, MA PER CHI?

Nei primi anni'80 nacque in Italia un fumetto porno che strizza l'occhio ai gay. Protagonista un energumeno che si dichiara gay, ma fa sesso violento con chiunque e ovunque.

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Abbiamo già parlato del modo con cui il filone dei tascabili porno all’ italiana aveva affrontato il tema dell’ omosessualità maschile (quella femminile era ovviamente relegata a ruoli strettamente “funzionali” alle libidini del pubblico maschile eterosessuale).
Rolando del Fico (clicca qui), che aveva esordito all’ inizio degli anni ’70, era un po’ la sintesi dei pregiudizi di quel periodo sugli “invertiti” e i “diversi” (il termine “gay” doveva essere ancora importato).
In un certo senso l’ idea del gay effemminato e un po’ dandy era sinonimo di individuo debole, ridicolo e tuttosommato da compatire, in una parola “innoquo” (per quanto socialmente deprecapile).
Probabilmente è stata proprio questa presunta “carenza di nerbo” che ha reso (e in parte rende ancora) la vita difficile a tanti gay: quando un individuo è “debole” (o presunto tale) è più facile sfogare le proprie frustrazioni su di lui, renderlo un capro espiatorio e farne la vittima della propria aggressività.

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Tuttavia gli anni passavano, e anche in Italia iniziava a prendere piede una “cultura gay” autonoma e che non era più la proiezione dei pregiudizi eterosessuali circostanti.
Nei primi anni ’80 naquero riviste come Babilonia e Gay Italia, che iniziarono a rendere partecipi i gay italiani di quella che era la vita gay oltre i confini nazionali, proponendo nuove icone e nuovi modelli.
Più o meno in quel periodo, quindi, il pubblico nostrano iniziò a familiarizzare con artisti come Tom of Finland, e lentamente ma inesorabilmente una nuova immagine di gay “macho” inizio a diffondersi presso gli omosessuali italiani, e non solo fra loro… Renzo Barbieri, l’ editore leader nel settore dei tascabili porno e già responsabile della discutibile serie di Rolando del Fico, rimase colpito da questa “new wave gay”, fiutò l’affare e decise di reinterpretarla a modo suo: fu così che nel 1984 arrivò “MACHO”.

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Questa serie (che durò ben 20 numeri), è stata la palese dimostrazione di come è facile fraintendere ed edulcorare un messaggio quando accettarlo vuol dire rivedere le proprie convinzioni.
Renzo Barbieri aveva deciso di creare un personaggio che strizzasse l’occhio a Tom of Finland e al mondo gay (in particolare alla scena leather e biker), al punto da donargli le fattezze di un’ icona gay degli anni ’70, ovvero il modello Peter Berlin; tuttavia l’ idea di un gay muscoloso e virile era evidentemente “inverosimile” e il protagonista della serie – che si autoproclamava gay – si dimostrava in realtà un bisex assatanato, che non si faceva problemi a infilare i propri attributi ovunque se ne presentasse l’ occasione.

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Non ci è dato sapere se l’editore scelse questa strada per essere più “commerciale” (compariva almeno una donnina su ogni copertina), fatto sta che se Rolando del Fico rappresentava i pregiudizi sui gay, MACHO rappresentava a buon titolo le paure che i “nuovi” gay, forti ed emancipati, incutevano nel pubblico etero.
Il fumetto, ambientato negli ambienti più degradati e violenti di varie città olandesi e americane (non a caso!), era incentrato sulle avventure di uno scaricatore di porto e modello hard soprannominato, appunto, Macho. Le sue imprese erano spesso legate alla sua banda di motociclisti (i Pistols) e alla rivalità con i motoclub rivali (come i Protoclan), che spesso degenerava in risse violente, abusi sessuali, stupri ed efferratezze di ogni tipo. In effetti tutta la serie è pervasa da una violenza gratuita e quasi grottesca, e perfino i rapporti consenzienti erano intrisi di aggressività e sangue, mancando totalmente di quella dimensione “giocosa” e compiaciuta che in fondo è stata la chiave del successo di Tom of Finland e di altri autori gay (clicca qui).

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Questa visione riduttiva, e a dir poco stravolta, del mondo gay era ulteriormente avvilita dalla presenza di transessuali e ragazze vogliose (tra cui le varie “amanti”, ufficiali e non, di Macho!), messe lì a caso, col solo risultato di trasformare la serie in un minestrone dove tutto era consentito in nome di una trasgressione fine a se stessa (e probabilmente era questa l’ idea di “omosessualità” che avevano gli autori della serie).
MACHO venne sospeso nel 1986, e sicuramente fu un’ occasione mancata, ma è molto triste verificare che da allora a oggi nessun editore italiano ha più voluto investire in periodici di “fumetti gay”… Anche se in effetti i tempi sembrano maturi e forse qualcosa si sta muovendo in questo senso: controllate la vostra edicola nei prossimi mesi e potreste avere delle notevoli sorprese…

di Valeriano Elfodiluce

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