I manga non sono diventati un fenomeno di costume solo in Italia, ma anche in buona parte del mondo occidentale. Uno dei risvolti più interessanti della diffusione e del successo di questi fumetti è stata la formazione di intere generazioni di aspiranti mangaka (disegnatori di manga) in tutto il mondo, che per hobby o con aspirazioni professionali hanno voluto confrontarsi con lo stile giapponese e le sue regole. Per facilitare il loro percorso sono nate vere e proprie collane di manuali specifici per l’apprendimento delle tecniche manga, soprattutto in lingua inglese. Un piccolo fenomeno nel fenomeno è stato poi rappresentato dall’arrivo degli shonen-ai (i fumetti omoerotici per ragazze) e degli yaoi (la loro versione più spinta), che hanno appassionato un numeroso pubblico femminile e, in minor misura, gay. Considerando il crescente successo degli shonen-ai e degli yaoi in tutto il mondo era inevitabile che chi si occupava di manualistica manga dovesse trattare anche questo specifico argomento, se non altro per via delle pressanti richieste del pubblico.
Tuttavia pubblicare dei manuali sugli yaoi presentava non pochi problemi, visto che il loro tratto distintivo sono le effusioni e gli
amplessi omosessuali. Pubblicare manuali per aspiranti mangaka vietati ai minori non aveva senso, e allo stesso modo non aveva senso provocare bigotti e moralisti sempre all’erta. D’altra parte giocarsi il pubblico degli yaoi non era una scelta commercialmente sensata, così le due maggiori collane di manualistica manga in lingua inglese, ‘How to draw manga’ e ‘Let’s draw manga’, hanno optato per un compromesso. Ciascuna di loro ha dedicato un volume allo yaoi, badando bene di omettere ogni riferimento esplicito al sesso! Questo ovviamente ha significato riempire pagine e pagine facendo i salti mortali per non toccare direttamente l’argomento, e senza usare nemmeno una volta parole come ‘gay’, ‘omoerotico’ o ‘omosessuale’. La cosa ironica è che sicuramente chi compra questi manuali sa perfettamente cosa è uno yaoi.
Il volume yaoi di ‘How to draw manga’ è curato da Ai Kozaki e consta di 146 pagine: 110 dedicate alle regole del disegno e all’anatomia, 14 all’abbigliamento, 4 agli abbracci (molto casti), una ai baci (usando teste prudentemente asessuate) e il resto del libro è occupato da una storiella comica. Un po’ meglio il volume yaoi nella collana ‘Let’s draw manga’, a cura di Botan Yamada: 6 pagine per gli abbracci, una per i baci (ma stavolta fra teste maschili), informazioni varie sul genere yaoi e i suoi canoni, nonchè una buona dose di consigli tecnici e pratici per realizzare questi manga e proporli al pubblico. Se non altro in questo caso l’impressione non è quella di essere stati presi in giro. Resta il fatto che in nessuno di questi manuali si accenna alla realizzazione grafica di scene di sesso, al modo migliore per gestire sequenze di questo
tipo o anche solo ad espressioni facciali vagamente eccitate. Il che, parlando di yaoi, è sicuramente un controsenso. Imparare a disegnare dei corpi che interagiscono sessualmente non è semplice, e meriterebbe già di per sè una collana di manuali.
Ometterlo completamente in questo contesto è la prova tangibile che, anche in quei paesi dove la realtà gay è più integrata rispetto all’Italia, il percorso per sdoganare certi tabù e sfondare il muro delle ipocrisie è ancora lungo e complesso. D’altra parte c’è da dire che in Italia, ora come ora, non sarebbero pubblicabili nemmeno dei manuali casti e all’acqua di rose come questi.
di Valeriano Elfodiluce
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