Negli Stati Uniti operano da diversi anni associazioni gay che hanno l’obbiettivo di verificare che i media e la stampa non scrivano inesattezze sulla comunità GLBT o ne diano un’immagine distorta e pregiudizievole. La prima associazione di questo tipo – la Gay Lesbian Bisexual Transgendered Round Table (GLBRT) – risale addrittura al 1969, e da allora si occupa di segnalare alle biblioteche e librerie statunitensi i testi dai contenuti omofobi, inattendibili o dalla dubbia provenienza. Associazioni come questa hanno stimolato una maggiore attenzione da parte degli editori per quel che riguarda le loro pubblicazioni che parlano di omosessualità, e al tempo stesso hanno contribuito a creare riferimenti culturali più concreti e corretti per la comunità GLBT della propria nazione.
Nel nostro paese associazioni di questo tipo mancano, e anche se Arcigay talvolta è intervenuto presso gli editori che hanno pubblicato testi contenenti inesattezze, è molto difficile per un associazione che si occupa di tutti gli ambiti del mondo omosessuale coprire adeguatamente lo sconfinato mondo dell’editoria, di conseguenza molti testi sottilmente omofobi arrivano senza problemi sugli scaffali di tutte le librerie italiane. È il caso di un volumetto uscito recentemente nella collana tascabile dell’editore XENIA dal titolo Il narcisismo.
In questa collana economica si sono susseguite monografie (anche pregevoli) dedicate ai più svariati argomenti: dagli aborigeni alla medicina cinese, dal rilassamento ai cult movie… Per arrivare appunto al narcisimo, affrontato in questo manuale pubblicato nel 2006. Senza entrare troppo nel merito dell’argomento, diciamo che il libro affronta le varie sfaccettature di questa condizione psicologica che pone l’immagine del “Sè” al centro della vita individuale, per poi analizzarne le ripercussioni nella società, nella storia e nelle relazioni interpersonali. A pag.47 si inizia ad analizzare il rapporto fra narcisismo e omosessualità, partendo da due dalle ipotesi che ne indagano le cause: quella biologica e quella psicologica.
Per quel che riguarda quella biologica/genetica si citano Simon LeVay, William Byne e altri, per poi giungere alla conclusione che: «Questi studi proverebbero l’importanza della cultura nella scelta del comportamento sessuale, del libero arbitrio e delle abitudini». Si passa quindi ad analizzare le cause psicologiche e per prima cosa si citano Alfred Adler (1870-1937), Irwing e Bieber, e le loro teorie secondo cui l’omosessualità deriverebbe da un complesso di inferiorità verso il proprio sesso. Gli autori del libro scrivono: «Crediamo fermamente nella corrrettezza di tale ipotesi. Non bisogna dimenticare, infatti, che l’adulto omosessuale è spesso un ex bambino o ragazzino emarginato, sempre in conflitto e messo da parte non solo in famiglia, ma anche nel suo gruppo di pari. Precoci esperienze di esclusione portano il soggetto a drammattizzare la propria situazione, a vivere sè stesso come respinto da tutti e a desiderare l’affetto di quelle persone (dello stesso sesso) rispetto a cui si sente inferiore. Se un ragazzino non si sente accettato da quelli che sono, o dovrebbero essere, i suoi compagni di gioco, sviluppa un senso intimo di esclusione che finisce col spingerlo a fare di tutto per aquisire il loro rispetto. Van de Aardweg spiega che i complessi omosessuali possono essere curati, ma soprattutto che possono e devono essere prevenuti durante l’infanzia con una giusta educazione da parte dei genitori. Lo studioso afferma infatti a questo proposito che un’educazione tesa ad annullare le specificità di genere e la mancanza in casa dei ruoli materno e paterno può sortire effetti drammatici sulla psiche dei bambini, provocando addirittura l’insorgenza di complessi nevrotici omosessuali. Altri studiosi sono giunti alle medesime conclusioni; anche Giuseppe Cesari, ordinario di psicologia clinica all’Università di San Diego, in California, ha stabilito che il bambino o la bambina possono mancare l’identificazione col genitore del proprio sesso durante quella che è universalmente riconosciuta come fase edipica: si gettano così le basi di un orientamento affettivo per individui dello stesso sesso».
Gli autori proseguono su questi su questi toni prima di concludere che: «…fra l’amore per sè tipico del narcisista e l’amore per una persona dello stesso sesso, mi pare che esistano pericolose convergenze»…
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Gli autori proseguono su questi su questi toni prima di concludere che: «…fra l’amore per sè tipico del narcisista e l’amore per una persona dello stesso sesso, mi pare che esistano pericolose convergenze». Al di là del fatto che quanto riportato – per quanto superato, fazioso e omofobo – può essere condivisibile o meno, è evidente la pericolosità di un simile testo considerando che è alla portata di qualsiasi omosessuale confuso o genitore sprovveduto. Tale pericolosità è accentuata dal fatto che – presumibilmente – non tutti quelli che avranno a che fare con esso avranno i mezzi necessari per verificarne l’attendibilità. A prescindere dal testo in sè, i primi dubbi sono legittimi dopo aver sentito citare l’Università di San Diego: una delle più aperte per quel che riguarda le tematiche GLBT e gli studenti omosessuali. Oltre ad offrire masters in Queer Studies, ha nel suo campus un attivissimo Resource Center per gli studenti GLBT (dal 1998), che è stato l’inevitabile approdo di un paio di decenni di associazionismo GLBT fra gli studenti. Com’è possibile che in un istituto del genere ci sia un ordinario di psicologia clinica che insegna che l’omosessualità nasce da uno scompenso psicologico? Qualcosa non torna.
Ecco qualche informazione supplementare dopo una breve ricerca su internet: in lingua inglese (fonte AMAZON) non risulta nessun testo scritto da Giuseppe Cesari e nessun collegamento con l’Università di San Diego, mentre in Italia gli viene accreditato un solo libro nel 1996 (L’educazione della sessualità). In compenso cercando “Giuseppe Cesari” su Google ci si imbatte in un testo identico a quello che lo cita e che è riportato nel libro di cui stiamo parlando, ma che – attenzione! Attenzione! – non è stato scritto dai due autori de Il narcisimo. I due autori (Elisa Balconi e Marco Erba) hanno ripreso letteralmente un saggio attribuito a tale Bruto Maria Bruti, una delle penne della rivista Cristianità, organo ufficiale dell’associazione Alleanza Cattolica (sul cui sito è possibile leggere integralmente il brano in questione). Questo, in effetti, spiega molte cose. Un’altra cosa curiosa che si scopre cercando informazioni su internet è che gli autori del libro sono nati nel 1981 uno e nel 1979 l’altra, con buona pace di chi sperava che dietro ai contenuti di questo testo ci fossero due menti poco elastiche per una questione di età.
Tuttavia la cosa meno gradevole di tutta la vicenda è la consapevolezza che testi come questo, in cui l’omosessualità viene innegabilmente denigrata e ridotta a un problema da correggere, hanno ancora una diffusione vastissima (la mia copia de Il narcisismo l’ho aquistata in un negozio di articoli per la casa, all’interno di un grande centro commerciale), mentre i libri che affrontano la questione in maniera davvero seria e aggiornata sono di difficile reperibilità e non hanno quasi mai un’edizione economica.
A questo punto non resta altro che sperare che questo titolo non capiti mai nelle mani di una mamma preoccupata dal fatto che suo figlio non ha la ragazza o, peggio, nelle mani di un adolescente insicuro che ha paura di avere dei “problemi” visto che gli piacciono i ragazzi. Un vero peccato che, all’alba del 2007, si debba ancora fare i conti con una situazione editoriale di questo tipo.
Potete leggere il testo integrale a questo indirizzo.
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di Valeriano Elfodiluce
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