L’omicidio di Gianni Versace è ancora oggi uno dei tanti misteri italiani. Infatti, tutti conoscono la storia “ufficiale” della sua morte. Ma sono molti i dubbi sulla versione ricostruita dagli investigatori di Miami che hanno seguito le indagini. La versione ufficiale vede Andrew Cunanan come responsabile della morte dello stilista italiano, come confermato anche da Antonio D’Amico, compagno di Gianni Versace, che avrebbe visto l’uomo allontanarsi dalla villa poco dopo gli spari.
Anche la figura di Cunanan sembra essere confermata: uno gigolò d’alto bordo. Con il suo fascino conquistava imprenditori e uomini di successo, che sfruttava per vivere nel lusso. Lo stesso avrebbe fatto anche con Versace, con il quale si intrattenne in una sola occasione nel 1990, ma senza rapporti. Lo scorrere del tempo, come succede a tutti prima o poi, portò via il fascino allo gigolò, che per ragioni mai spiegate diventò un omicida senza scrupoli.
L’omicidio di Gianni Versace, il 15 luglio 1997
22 anni fa esatti, Cunanan si recò alla villa dello stilista, a Miami. Appena lo vide, gli sparò senza pietà. Antonio D’Amico, dall’interno della casa, sentì gli spari ed uscì, Vide un uomo che se ne andava e Versace in un lago di sangue, ormai senza vita.
Non si conoscono le ragioni del gesto, ma gli investigatori sono convinti che Andrew Cunanan, distrutto dalla psicosi e dalla tossicodipendenza, era mentalmente instabile. Infatti, Versace fu il suo quinto omicidio. L’ultimo.
I delitti di Andrew Cunanan
La sua vita da killer inizia in Minnesota, con l’assassinio di Jeffrey Trail. Questo era suo amico e ex amante, ma lo uccise senza pietà a colpi di martello. Nella stessa casa, uccise pochi giorni dopo anche David Madson, una persona importante nella vita sentimentale dell’uomo. Si spostò poi a Chicago, dove uccise il 75enne Lee Miglin, un imprenditore che pare fosse anche un suo vecchio protettore.
Il suo quarto omicidio fu casuale: un guardiano di un cimitero, ucciso mentre Cunanan stava rubando un furgone per fuggire da Chicago. Si spostò quindi a Miami e affittò un appartamento molto vicino alla villa di Versace, per il suo quinto omicidio premeditato.
Cosa non convince nella vicenda?
Perché Andrew Cunanan non convinse mai come assassino dello stilista? A confermare la sua colpevolezza c’era Antonio D’Amico, che lo aveva visto allontanarsi poco dopo l’omicidio.
Nonostante questa prova, i dubbi arrivarono dal fatto che Versace e Cunanan non si conoscevano. A parte l’incontro casuale nel 1990, non si sarebbero mai visti. Altro fatto strano è che l’ex gigolò venne trovato morto suicida poco dopo, nella sua abitazione. La salma venne cremata, senza fare un’autopsia. Stessa cosa per il corpo di Versace. Uno stratagemma per nascondere le vere cause delle morti? O la pressione della famiglia e della Polizia per chiudere un caso complesso e pericoloso?
Non è finita qui. Altri scenari coinvolgevano la ‘ndrangheta, che avrebbe fatto uccidere Versace per dei debiti non pagati. A pubblicare questa ipotesi, i giornalisti Gianluigi Nuzzi e Claudio Antonelli nel libro-inchiesta Metastasi, grazie alle rivelazioni di Giuseppe Di Bella, un pentito. Secondo la testimonianza, Versace collaborava con la ‘ndrangheta nel commercio e spaccio di droga.
Oppure, l’ipotesi che fosse stata la Polizia ad aver inscenato il suicidio di Cunanan, per evitare che si sapesse il motivo dell’omicidio. Oppure, una versione ancora peggiore. La Polizia avrebbe ucciso entrambi, a causa di alcuni investimenti illegali che Versace aveva fatto a Miami. Per questa ipotesi venne prodotto anche un documentario, commissionato da Chico Forti, “Il sorriso della Medusa”. Nel 2000, Forti venne arrestato e condannato all’ergastolo per l’omicidio di Dale Pike, il figlio di un imprenditore che stava vendendo un hotel di Ibiza proprio a Forti. Sta ancora scostando la sua pena.
Il mistero di Versace rimane
Sono trascorsi 22 anni, ma il mistero sulla morte di Gianni Versace rimane. E rimarrà per sempre. Ma sulla sola responsabilità di Cunanan, ormai, sono in pochi a crederci.
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