Due uomini che si amano (veramente), completamente nudi ma ricoperti da elaborati disegni realizzati con albumi e zuccheri che si frantumeranno mentre i corpi si uniscono in un afflato di passione. È la performance artistica Patpong – Hedonistic Corruption che si terrà venerdì prossimo dalle 19 su un terrazzo di Palazzo Savonarola nella centralissima via Dante a Padova. L’ha ideata l’artista vicentino quarantenne Marco Chiurato, già al centro di vivaci polemiche ancora prima di vedere messa in atto la sua opera, definita dal Corriere del Veneto “provocatoria sodomia d’artista”. L’abbiamo intervistato.
Ti definisci “fucking artist”. Che cosa significa?
Mi considero un artista di rottura. Ma tendo a cambiare immagine, rinnovarmi, e anche questa definizione è superata.
Com’è nato il progetto “Patpong – Hedonistic Corruption”?
Innanzitutto dal nome: ho scelto Patpong perché è un quartiere a luci rosse di Bangkok, in Thailandia, dove è possibile assistere a spettacoli molto hard. Ci sono ragazze che si esibiscono estraendo lamette dalla vagina o palline da ping-pong come in Priscilla! Sono show davvero strong. Qui ho scoperto i corpi decorati con lo zucchero che ho fatto miei. Mi piaceva l’idea. Ho dipinto così il corpo dell’ex pornostar Elena Grimaldi.
Come si svolgerà la performance nel dettaglio?
Accoglierò la coppia gay in un appartamento a Palazzo Savonarola. Li farò accomodare su due lettini. Si spoglieranno integralmente e parlerò con loro. Decorerò i loro corpi con un impasto di zucchero e albumi con disegni ideati sul momento in base a quello che mi avranno detto, cercando di carpire la loro intimità. Dopo di che, immersi in un fascio di luce e con un accompagnamento musicale, usciranno sul terrazzino e si ameranno pubblicamente. Ma per farlo dovranno frantumare le decorazioni, come se si togliessero un vecchio vestito che simboleggia una mentalità vecchia. L’omosessualità come libertà.
Un messaggio contro l’omofobia?
Sì. Diciamo che per fortuna la libertà dell’omosessualità è già una realtà più accettata di una volta ma soprattutto nei piccoli centri l’odio per i gay è all’ordine del giorno e può sfociare in violenza.
Ma la coppia avrà un vero rapporto sessuale in pubblico?
Non lo so, lascio massima libertà, la performance a quel punto è loro. Ma credo che sarà una simulazione. Non è quello l’importante, comunque.
Come hai trovato la coppia composta da Piergiorgio e Remigio?
Attraverso un mio amico dell’organizzazione Crispy che ha portato avanti il progetto. Conosco molti ragazzi gay ma avevo bisogno di una vera coppia che si amasse realmente.
Il deputato tuo conterraneo Alessandro Zan ti ha intimato di “dover dimostrare che non c’è nulla di volgare”. Che cosa gli rispondi?
Sarà accontentato: non ci sarà nulla di volgare. Ma, ripeto, non imporrò nulla alla coppia che potrà comportarsi come vuole. Se vorranno fare sesso, lo faranno. Starà a loro concludere la performance.
Hai realizzato altre opere ispirate all’universo queer?
Sì. Per la Giornata Mondiale contro l’Omofobia ho ideato un progetto provocatorio: ho ristampato i volantini con la scritta ‘Giornata Mondiale a favore dell’omofobia’, mi sono presentato in piazza a Marostica, il mio paese, con tacchi a spillo e un cubo bianco su cui ho invitato il pubblico a salire e “dire la vostra contro i gay”. Nessuno ha avuto il coraggio di farlo!
Per la tua mostra “Sexhibitionist” sei stato accusato di vilipendio alla religione. Che cosa è successo?
Sono stato denunciato per via di un Gesù Cristo col pene eretto e il profilattico. Ho dovuto pagare due avvocati, uno civile e uno penale, ma poi la pratica venne archiviata. Avevo realizzato 530 calchi, soprattutto di seni e genitali femminili, per far riflettere sulla mercificazione delle persone, questa esibizione così contemporanea di corpi e non di idee. Come si fa con la carne da macello.
Nuovi progetti?
Tre mesi fa ho concluso un lavoro patrocinato dall’Unesco, un’installazione sulle donne deturpate dall’acido. L’ultimo lavoro si chiama invece “Operazione Arti”: mi sono fotografato vestito da carabiniere vicino a una serie di balocchi e paperelle di zucchero con un pulsante rosso. È una denuncia contro le multinazionali che creano giocattoli pericolosi.
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