In passato, sono stati numerosi gli esperimenti fatti su cavie umane. Che sia per osservare gli effetti di un avvelenamento o nella speranza di “creare” un soldato perfetto da mandare in guerra, quelli più noti sono avvenuti all’interno dei campi di concentramento, per mano di medici nazisti che non si facevano problema a “utilizzare” i deportati per ogni tipo di esperimento. Le persone omosessuali erano tra le cavie preferite, ma non solo ai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Ne è un esempio il Progetto Aversion.
Questo progetto nasce in Sud Africa negli anni dell’apartheid, in particolare tra il 1971 e il 1989. Nel paese l’omosessualità non era tollerata, soprattutto all’interno dell’esercito. Difatti, una persona omosessuale non poteva far parte delle forze armate. Questo divieto, però, preoccupava i vertici dell’esercito sud africano, i quali pensavano che gli idonei potessero sfruttare l’omosessualità per non fare la leva e prestare servizio. Per questo motivo, l’omosessualità era contemporaneamente tollerata e non. Questa logica alquanto incoerente diede vita, nel tempo, al Progetto Aversion, che aveva il compito di curare l’omosessualità. Ma che si trasformò presto in una tortura per tutti i soldati gay.
Elettroshock, terapie e riassegnazione sessuale: gli orrori del Progetto Aversion
Il progetto Aversion era considerato come un progetto di ricerca che doveva indagare sulla possibilità di far diventare etero gli omosessuali nell’esercito, considerata ancora come malattia mentale. Il team di ricercatori avevano delle terapie d’urto standard che doveva eseguire su ogni malcapitato.
Inizialmente, un prete dell’esercito sudafricano e un team di psichiatri cercavano di capire i soldati omosessuali. Una volta avuta la conferma, dovevano sottoporsi obbligatoriamente a una terapia di conversione. Il primo stadio del progetto Aversion era l’elettroshock. Una volta collegati gli elettrodi al braccio della vittima, i medici mostravano una foto in bianco e nero di un uomo nudo. L’ordine era di pensare e fantasticare sulla foto, mentre i dottori osservavano il comportamento del soldato. Ad una “risposta” a questa visione, partiva la scossa. L’esperimento poi si ripeteva, ma con la foto di una donna, a colori, anch’essa nuda. Se non c’erano effetti visibili, un’altra scossa elettrica torturava il soldato. Questa metodologia continuava, fino a quando non c’erano segni di miglioramento.
Ultimo atto: il cambio di sesso
Molti di questi esperimenti fallirono. L’elettroshock non dava l’effetto sperato. Ma il Progetto Aversion non si fermava a qui. In caso di fallimento, si passava alla chirurgia di riassegnazione sessuale, ovvero l’operazione a cui si sottopongono le persone che soffrono della disforia di genere. Ma negli anni ’70 e ’80, sopratutto nel Sud Africa nell’era dell’apartheid, l’operazione non era ancora sicura, soprattutto se lo scopo era quello di curare l’omosessualità. Dai dati raccolti, sembra che 900 omosessuali tra i 16 e i 24 anni sarebbero stati sottoposti a un’operazione per il cambio del sesso.
L’esercito non preparava fisicamente e psicologicamente il paziente, che spesso moriva durante l’operazione. Per coloro che superavano il cambio di sesso, arrivava il congedo, una nuova identità e certificati ufficiali. Ma anche con il consiglio di tagliare i ponti con famiglia e amici. Non c’erano visite di controllo. Alcuni dovevano essere ancora operati per completare la transizione. Spesso non avevano la possibilità di acquistare gli ormoni. Torturati e operati, il tasso dei suicidi tra gli ex soldati del Progetto Aversion era altissimo.
Solo nel 1995 la Medical Association of South Africa fece le sue scuse pubbliche per quanto capitato.
Aubrey Levin: il capo del circo degli orrori
Psichiatra canadese di origine sudafricana. Ex colonnello della Forza di difesa sudafricana. Capo del Progetto Aversion. Le terapie preferite di Aubrey Levin erano le scosse elettriche, la castrazione chimica e il cambio di sesso. Il tutto, fatto senza l’autorizzazione del soldato omosessuale.
Aubrey Levin non è mai stato processato per i suoi crimini. Nel 1995 si trasferì in Canada, dove ottenne la licenza per esercitare la professione medica. Professore di psichiatria all’università di Calgary, nel 2010 venne accusato di aver abusato di un uomo. Nel corso degli anni del processo, altri 20 vittime giurano di aver ricevuto aggressione sessuali da parte del dottore del Progetto Aversion. Dal 2014, sta scontando una pena di 5 anni.
Cover: Naukrinama
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