"L’OMOSESSUALITA’? E’ MOLTO COMICA"

Attenti, siete avvertiti: questa è un'intervista ad Antonio Rezza

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3 min. di lettura

Con quella faccia un po’ così…così come? Di quelle acute, anche fisicamente, appuntita d’ironia, quell’ironia che denuncia e scava, tra ipocrisie e vizi nascosti, con quell’espressione puntuta come una vanga, per dissotterrare le falsità e riprotare alla luce tutto quello che c’è di scomodo e che tuti vorremmo restasse sotterrato.

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Lui è Antonio Rezza, irriverente, provocatorio con il pubblico e crudele contro le discriminazioni. Una maschera comica che affronta la nostra realtà contemporanea con toni sarcastici e cinici.

Antonio Rezza e Flavia Mastrella tornano al CRT Teatro dell¹Arte di Milano (Biglietteria 02-89011644) e replicano, straordinariamente e con un successo eccezionale fino al 25 gennaio con gli spettacoli "Pitecus" (stasera) e "Io" (domani sera). Droga, handicap, malattia, pedofilia, omosessualità, religione, solitudine, questi sono alcuni dei temi affrontati dalla parola di Rezza e dai quadri-scenografie di Flavia Mastrella.

In Pitecus si parla esplicitamente di omosessualità..

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L’omosessualità, per me, prima di essere discriminante per la società, è una cosa molto comica. Mi spiego: non in senso dispregiativo ma perché pensare a due persone di sesso uguale che si accoppiano mi mette di buon umore in quanto è una cosa diversa da quella che faccio io. Io penso che riconoscere gli stessi diritti alle persone che vengono considerate diverse sta nel poterle prendere in giro nello stesso modo in cui vengono prese in giro le persone normali. Se una persona è gay io voglio prenderla in giro come prendo in giro una persona non gay, perché è proprio attraverso il diritto alla presa in giro che si riconosce la parità alle persone che non vengono giudicate uguali alle altre. Il riconoscere a tutti il diritto alla presa in giro è una non discriminante, secondo me. Omosessuali, handicappati tutte le categorie cosiddette "diverse" unite nella presa in giro come vera forma di democrazia. L¹emarginazione non è solo nel loro campo ma anche nel nostro, quello degli artisti, o l¹emarginazione nei confronti delle donne. Si cerca di far credere che le persone che non sono tollerate sono quelle che hanno comportamenti estremi rispetto a quelli normali e noi artisti, rispetto a questo, siamo estremamente emarginati perché andiamo fuori dalle regole dei benpensanti.

Sei andato a fare degli spettacoli anche nei circoli dell’Arcigay

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Sì, mi hanno chiamato perché gli piaceva lo spettacolo, noi siamo sempre piaciuti ai gay. Ma vedi, per me i gay non sono una categoria, anche se loro stessi creano ‘luoghi’ fisici (locali, librerie ecc.) e non-fisici (il portale internet); la sofferenza per la discriminazione forse ha portato alla creazione di questi luoghi. Io odio i gruppi, la differenza non è in quello che succede dentro o fuori dalle mutande. Se uno fosse gay di cervello, allora si, penso soltanto a come pensa lui, mi accoppio mentalmente con lui. Ma uno è gay perché fa delle cose con il proprio corpo, per me la ‘gaytà’, l’omosessualità non esiste, non la considero, è l¹opposto della discriminazione.

E il pubblico? Viene spremuto dalla tua comicità acida dall¹inizio alla fine. Come reagisce?

Beh, dice che gli spettacoli sono bellissimi, colorati e che non ha mai visto niente del genere. Le cose che io dico con i quadri-scenografia di Flavia acquistano valore, senza non avrebbero nessun significato, l’attore, un po’ si nasconde al pubblico. (interviene Flavia Mastrella) In Pitecus il corpo è come un grillo medievale che non ha testo, non si vede se è maschio o femmina, sono come caricature di corpi senza identità. E il pubblico è contento di essere strapazzato da questo grillo.

Progetti futuri?

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Ora ci stiamo preparando a girare un film, poi andremo a New York con lo spettacolo IO tradotto in inglese, così usciamo un po’ dall’Italia. (Interviene Flavia Mastrella) Poi di ancora inedito e da finire c’è "DELITTO SUL PO", uno sceneggiato, 99 puntate da 30 secondi ciascuna di puro delirio. Una storia in divenire. Un abbozzo di storia veniva scritta al mattino prima di girare e poi mano a mano che giravamo e che montavamo venivano fuori le idee, un continuo stupore.

Rezza è una icona gay?

No, è una icona.

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