Genitori che cercano di "guarire" i propri figli dall’omosessualità, centri specializzati per il recupero delle "pecorelle smarrite", magari gestiti o supportati da movimenti "cristiani" sulla base di teorie balzane: una realtà che purtroppo riguarda molti paesi cosiddetti civili. Come fare affinchè emerga tutto questo ridicolo che ancora non appare tale a molti occhi? Per esempio, rovesciandolo completamente: Marco, giovane gay pienamente accettato, finisce per prendere una sbandata per una ragazza: una specie di vizietto ma con una sfumatura più romantica che occasionale. La madre, virago prepotente e autoritaria, è disposta a tutto pur di impedire la svolta etero del figlio: "Frocio", grida all’amico di Marco, Dodo, incapace di tenere il suo passo diabolico per riconvertire il ragazzo, "Frocio". "Ma anche tuo figlio è frocio!", si difende Dodo. "No, lui è gay!"
Marco è infatti per lei il figlio (gay) ideale, quello che ogni donna vorrebbe avere, almeno fino a quando non sembra "diventare" etero. Può succedere? Più semplicemente, è possibile accettare che si provi attrazione in una direzione diversa da quella dell’orientamento sessuale prevalente (e accettato socialmente)? La scanzonata parodia non è in fondo anche l’enfatizzazione di una realtà tutt’altro che assurda, ossia quella di certe mamme che accarezzano l’idea di rimanere per i propri "bambini" l’unica donna della vita?
Queste intuizioni, la loro drammatizzazione, la produzione e regia teatrale della complicata (a tratti fumosa, ma molto divertente) vicenda sono tutte di Lorenzo De Feo, bravo a sparigliare paradossi e isterie di una famiglia (diversa) tipo, dirigendo i tre protagonisti sempre con misura, nonostante qualche compromesso farsesco. Lo spettacolo nel complesso è gradevole, il paradosso coglie nel segno e il piccolo mondo alla rovescia ci rammenta, nonostante le risate, che la realtà è ben diversa, ma "chissà, un giorno…". All’uscita si ha infatti la sensazione di aver visto qualcosa di più che una divertente pochade che, pur trattando vicende omosessuali, è adatta e forse perfino indirizzata a un pubblico più vasto.
Bravi i due interpreti maschili, Alessandro Cassoni e Antonio Lupi, interessanti le scenografie, che permettono in uno spazio piccolo ma accogliente come quello del Teatro dei Contrari, di effettuare controscene e cambi d’abito a vista, piacevoli le coreografie. Una menzione particolare infine per le due donne dello spettacolo: l’irrefrenabile "madre" Susanna Cantelmo, che rischia di oscurare i compagni di scena per espressività e gamma di sfumature (e grazie a un ruolo finemente cesellato), e l’autrice delle musiche Loriana Lana, che cuce per gli attori canzoni azzeccate, immediatamente orecchiabili e volutamente echeggianti gli anni Ottanta, contribuendo ad arricchire più che a spezzare il ritmo.
Resta la curiosità di vedere come reagirà il pubblico gay, visto che il Teatro dei Contrari è proprio dietro l’angolo di uno dei più frequentati (dai giovanissimi) locali gay di Roma. Anni di battaglie e di conquiste faticosamente ottenute sembrano aver avuto come conseguenza anche un palese disinteresse "culturale", almeno da parte delle nuove generazioni, attratte più dalla serata in discoteca, dal fidanzatino o dall’avventura furtiva, che non da mostre, spettacoli, film o libri a tema: passioni di un’epoca in cui il materiale a disposizione era infinitamente minore e occorreva rovistare, tenendo occhi e orecchie bene aperti, per cogliere segnali a volta impercettibili.
Fino al 25 novembre
Alessandro Cassoni, Susanna Cantelmo, Antonio Lupi in:
Sono diventato etero!
scritto e diretto da Lorenzo De Feo
scene Filippo Paris
canzoni e musiche Loriana Lana
coreografie Marina Marfoglia
con il patrocinio di Agedo, Arcigay Roma, Fonopoli, Di’Gay Project, Gay Helpline
Teatro dei Contrari
Via Ostilia 22 – Roma (zona Colosseo)
info@teatrodeicontrari.eu
info@millelire.org
di Flavio Mazzini
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