Le isole del Mar dei Coralli, sulla costa nord-orientale dell’Australia, sono conosciute anche come il Regno Gay e Lesbo. Si tratta di un arcipelago di piccole isole, scelte dalla comunità LGBT australiana per fondare un regno a tutti gli effetti. Il gesto, puramente simbolico, era un segno di protesta nei confronti del governo australiano, che non intendeva riconoscere le coppie LGBT. Questa storia inizia nel 2004, quando appunto il governo modificò una legge nel 1969 riguardante il matrimonio. I politici, però, non tennero conto delle coppie omosessuali, riconoscendo quindi solo le coppie formate da un uomo e una donna.
La comunità LGBT protestò animatamente per questa offesa, e alcuni attivisti seguirono Dale Parker Anderson, futuro imperatore del Regno, per “fondare il loro Paese”. Così, arrivati sull’Isola di Cato, gli attivisti australiano piantarono una bandiera rainbow, dichiarando l’indipendenza dell’arcipelago. Il Regno Gay e Lesbo delle isole del Mar dei Coralli era ufficiale. Ufficiale, naturalmente, per modo di dire. Nessuno riconobbe mai il Regno, né gli altri Stati né tantomeno gli attivisti, Dale Parker Anderson prima di tutti.
La protesta del Regno Gay e Lesbo
Il 14 giugno 2004 era la data scelta per fondazione. A ricordare il giorno, anche una targa commemorativa:
Il quattordicesimo giorno di giugno 2004, nel punto più altro del Mar dei Coralli, l’Imperatore Dale Parker Anderson sollevò la bandiera arcobaleno e nel suo nome dichiarò le isole del Mar dei Coralli patria per tutti i gay e le lesbiche del mondo. Dio salvi il nostro re!
Un Regno a tutti gli effetti, con la propria capitale, Heaven, i suoi francobolli e il suo inno nazionale, I am what I am di Gloria Gaynor. Non era abitata, e la capitale in realtà era un semplice villaggio turistico, riservato però solamente a turisti LGBT. In segno di protesta, l’imperatore dichiarò guerra all’Australia. Sempre simbolicamente. Aveva anche scritto una dichiarazione d’indipendenza:
L’Australia mantiene leggi spaventose contro le persone omosessuali. Viviamo in un regime di apartheid. Si tratta di un apartheid che non è basato sul colore della nostra pelle, ma sul colore della nostra sessualità. L’omofobia non è altro che razzismo sessuale. Ma l’omosessualità non è un comportamento da regolare. È un’identità che va rispettata. Noi siamo, prima e soprattutto, persone. Lavoriamo, viviamo le nostre vite, amiamo e abbiamo delle relazioni. Siamo delle famiglie.
Il Regno Gay e Lesbo venne sciolto il 17 novembre 2017, data in cui il Parlamento approvò una legge che riconosceva le famiglie LGBT, rendendo possibile il matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Credits per la foto: Tessere.org
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Fortunati quei Paesi dove un gesto simbolico basta a smuovere le coscienze dei Politici e degli elettori , soprattutto.