10 scrittrici italiane che tutti dovrebbero conoscere

Libere, inquiete, ispirate: ecco dieci scrittrici italiane da leggere e rileggere.

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5 min. di lettura

Abbiamo raccolto 10 scrittrici della recente storia della letteratura italiana che se ancora non conosci ti consigliamo di leggere. Da Ada Negri a Chandra Livia Candiani, passando per Cristina Campo, Goliarda Sapienza, Lalla Romano, Milena Milani, Patrizia Cavalli: dieci scrittrici ma anche dieci donne affascinanti, spesso dalla vita eccezionale, o almeno assai carismatica. Ecco il lato femminile della miglior letteratura del nostro Paese.

ANTONIA POZZI (1912-1938)

Poetessa milanese a lungo poco conosciuta, figlia di un importante avvocato e di una contessa. Scriveva poesie e amava la fotografia, Antonia. Amava le gite in bicicletta, i luoghi incontaminati. Il suo luogo preferito era la villa di famiglia a Pasturo (Lecco), a contatto con la natura solitaria della montagna, così fortemente presente nelle sue poesie. Ipersensibile, tormentata e intelligente, visse con angoscia il chiuso e intransigente ambiente familiare, religioso e segnato dai divieti paterni. A soli 26 si tolse la vita, in una sera di dicembre del 1938, nel prato davanti alla bella abbazia di Chiaravalle. Il suo testamento fu manipolato dal padre, che alterò in parte anche le sue poesie, all’epoca ancora tutte inedite.

ADA NEGRI (1870-1945)

Poetessa nata a Lodi da una famiglia molto umile, passò l’infanzia nella portineria del palazzo aristocratico dove la nonna lavorava come custode, a osservare, come raccontò in seguito, il passaggio delle persone, tra suggestione e vergogna. Fu maestra elementare e iniziò a pubblicare poesie su un giornale locale. Si trasferì a Milano, dove scrisse molte poesie di denuncia sociale e divenne molto amica dell’anarchica Anna Kuliscioff ma anche del giovane Benito Mussolini. Si creò su di lei il mito della poetessa selvaggia e incolta, della maestra proletaria appassionata. Col passare del tempo le sue poesie si fecero sempre più introspettive e sentimentali. Divenne intellettuale del regime fascista e non rinnegò mai la sua adesione al fascismo, motivo questo dell’oblio culturale che ha colpito la sua opera.

LINA PIETRAVALLE (1887-1956)

Figura particolarmente affascinante tra le donne della letteratura italiana, fu scrittrice di racconti e romanzi ambientati nella sua regione rude e pietrosa, il Molise, trasfigurato nei suoi racconti in terra da fiaba oscura, attraverso le vicende di esseri primitivi, di bambini, donne e animali. Il primo libro, I racconti della terra, è del 1924, l’ultima raccolta di novelle, Marcia nuziale, del 1932. In mezzo, il suo unico romanzo: Le catene, del 1930. Parlò spesso della sua infanzia dolorosa, passata in un collegio di Torino e ebbe una vita piuttosto faticosa, segnata da una serie di lutti (perse prematuramente due mariti e il suo unico figlio). Fu definita una “sensitiva incatenata alla sua terra”: lo sguardo e la lingua magica di Lina Pietravalle portavano infatti alla luce in modo misterioso e affascinante gli orrori di una terra barbara e arcaica.

LALLA ROMANO (1906-2001)

Pronipote del grande matematico Giuseppe Peano, apparteneva a un’antica famiglia piemontese di origini ebraiche. Si dedicò inizialmente alla pittura, lavorò come bibliotecaria e poi come professoressa di storia dell’arte alla scuola media. Donna da carattere spigoloso, chiuso e introverso, dagli anni ’50 iniziò a scrivere romanzi, spesso autobiografici, in cui descriveva soprattutto rapporti familiari complicati, all’insegna del non detto e dell’incomunicabilità. Il suo libro più famoso, Le parole tra noi leggere, vinse il Premio Strega nel 1969 e descrive il rapporto con il figlio ribelle e anticonformista, nel periodo della rivolta giovanile. Altro suo bellissimo libro è Nei mari estremi (1987), sulla morte dell’amato marito. Una malattia agli occhi la rese quasi del tutto cieca, ma continuò a scrivere praticamente fino alla fine. Morì il 26 giugno del 2001, a 95 anni, nella sua amata casa in via Brera a Milano.

ALBA DE CÉSPEDES (1911-1997)

Scrittrice, poetessa e partigiana, ha scritto anche per il cinema e il teatro. Il padre, Carlos Manuel de Céspedes y Quesada, fu ambasciatore di Cuba in Italia e per alcuni mesi, nel 1933, addirittura presidente dell’isola caraibica. Cresciuta in una famiglia politicamente impegnata, Alba coltivò nei suoi lavori sia lo stile e la ricerca sulla lingua che l’impegno sociale e politico. Il suo essere doppiamente scomoda, in quanto donna e antifascista, la portò a non pochi problemi dal punto di vista editoriale. Eppure continuò a lavorare, instancabilmente, disse: “Bisogna viverla o scriverla la vita. Mi sembra che ormai per me la scelta sia inderogabile. Scriverla, scriverla”. I suoi romanzi, come Dalla parte di lei (1949) o Quaderno proibito (1952), sono una delle testimonianze più interessanti sulla condizione della donna in una società dominata dal maschilismo e dagli stereotipi di genere.

MILENA MILANI (1917-2013)

Scrittrice e artista spregiudicata, nata a Savona, in Liguria, fu autrice di un caso letterario e editoriale: nel 1964 uscì il suo romanzo, La ragazza di nome Giulio, racconto delle iniziazioni sessuali di una ragazzina tormentata, che scatenò molte polemiche e condusse Milena Milani al processo e alla condanna nel 1966 a sei mesi di carcere per pubblicazione oscena contro il senso del pudore. Grazie a una mobilitazione di scrittori e intellettuali, tra cui Giuseppe Ungaretti, Milena venne poi assolta. Dal libro, per il quale la Milani fu definita “pornografa” dai benpensanti dell’epoca, fu tratto anche nel 1970 un omonimo film, con la regia di Tonino Valerii. Fu anche pittrice: fece parte della corrente artistica dello Spazialismo assieme a Lucio Fontana.

CRISTINA CAMPO (1923-1977)

Il suo vero nome era Vittoria Guerrini e fu una raffinatissima traduttrice di autori soprattutto inglesi (come Mansfield, Woolf, Donne) e scrittrice di saggi letterari, poesie e suggestivi epistolari. Appassionata di spiritualità, fiabe e simboli antichi, scrisse in modo molto originale di mistica, cristianesimo antico, liturgia e riti sacri. Visse molto in casa a causa di una malformazione cardiaca e di un’agorafobia che la portava a evitare i luoghi affollati. Amante del cristianesimo delle origini e critica della superficialità della vita moderna, adorava i canti gregoriani, la messa in latino, l’antico rito liturgico bizantino. Solitaria e rigorosa, firmò con nomi fittizi le poche opere pubblicate in vita. Di sé amava dire: “Ha scritto poco, e le piacerebbe aver scritto meno”. Morì a soli 53 anni, a Roma, nel 1977.

GOLIARDA SAPIENZA (1924-1996)

Prima attrice e poi scrittrice, insegnò recitazione presso il Centro Sperimentale di Roma. Lasciò la carriera di attrice per dedicarsi poi completamente alla scrittura. Il suo primo romanzo fu Lettera aperta (1967) che raccontava la sua infanzia a Catania. Nel 1980 finì in carcere per un furto di gioielli in casa di amiche. Il suo romanzo più celebre, L’arte della gioia, inno alla libertà sentimentale e sessuale e contro la cultura patriarcale, mafiosa e oppressiva, è stato pubblicato postumo. Donna tipicamente siciliana, profondamente libera e passionale, viene descritta da chi l’ha conosciuta come una sorta di zingara girovaga e festosa, sempre senza soldi, in bilico tra disperazione e entusiasmo. È morta di infarto nel 1996 a 71 anni.

PATRIZIA CAVALLI (1947)

Poetessa originaria di Todi, vicino Perugia. È una delle voci più affascinanti della poesia contemporanea italiana. Molto amica di Elsa Morante, ha esordito nel 1947 con la Le mie poesie non cambieranno il mondo e ha pubblicato diverse raccolte di versi. Amante dei colpi di scena e degli imprevisti, la sua poesia è dedicata alla precarietà dei sentimenti. Temi e linguaggio sono quotidiani ma attraversati con uno sguardo indimenticabile, ironico e tagliente, ma anche profondamente emozionante. Non ama le astrazioni, dice di fidarsi solo dei sensi, i cinque ufficiali e poi “gli altri, i clandestini, imprecisabili”.

CHANDRA LIVIA CANDIANI (1952)

Nata a Milano, dove tuttora vive. Poetessa e traduttrice di testi buddisti (il nome Chandra, assunto in ambito buddhista, significa “luna”). Per le sue delicate poesie sull’invisibile, sulla morte e sull’assenza, qualcuno l’ha definita la “Emily Dickinson italiana”. Poetessa delle piccole cose, degli oggetti quotidiani, degli animali, lo sguardo di Chandra dal piccolo o piccolissimo si estende sino a dare vita a una comunione tra tutte le cose e gli esseri. Pur usando un linguaggio quotidiano e estremamente semplice arriva ad alludere con grande sapienza ai grandi temi dell’esistenza. Uno dei suoi temi ricorrenti è l’infanzia, lo sguardo puro del bambino che vede di più e meglio degli adulti. Il suo ultimo libro è la raccolta di poesie La bambina pugile ovvero la precisione dell’amore del 2014.

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