E’ uscito in libreria “Non pettinavamo mica le bambole. Le meravigliose storie delle ragazze della Nazionale“, di Alessandro Alciato per Baldino + Castoldi. La Repubblica, oggi in edicola, ha pubblicato un estratto del capitolo dedicato ad Elena Linari, 25enne che gioca nell’Atletico Madrid e che recentemente ha fatto coming out.
Sono omosessuale, a Madrid non serve dirlo. La gente la considera già di suo una situazione normale. Purtroppo in Italia siamo parecchio indietro. Credo che per un uomo sia più difficile accettarlo in generale, perché anche di fronte alla propria famiglia deve difendere lo stereotipo della persona forte. Sì, per un uomo è un tema molto difficile da affrontare, come se dichiarando di essere gay facesse automaticamente abbassare il livello della propria dignità. Noi donne viviamo tutto più serenamente, il grande problema semmai è la società. Non ci sono protezioni, garanzie e sicurezze per gli omosessuali. L’Italia non pronta per tutto questo, non solo a causa del livello scadente della politica, ma proprio per la mentalità. Sono una persona riservata quindi sì, all’inizio ho vissuto tutto come un problema. In Spagna ad esempio capita di vedere pubblicità in cui due uomini o due donne si baciano. La gente lo considera normale, quindi neanche lo nota. In Italia purtroppo una situazione del genere non può ancora accadere. Direbbero tutti: oh, hai visto quelli? Noi non dobbiamo ostentare la nostra omosessualità, però non dobbiamo, possiamo nè vogliamo nasconderci. Se mi va di andare in giro mano nella mano con la mia compagna, ad esempio a Firenze, per citare la città a cui sono maggiormente legata, voglio poterlo fare senza essere guardata come se stessi facendo qualcosa di sbagliato.
Anni fa, poco più che maggiorenne, Elena ha fatto coming out in famiglia. Splendida la risposta ricevuta dai genitori.
A 19 anni l’ho detto a mamma e babbo, io e loro da quel momento in avanti siamo cresciuti insieme. E’ stata una crescita complessiva. Per un genitore non è facile trovarsi di fronte a una figlia gay, è normale per una madre diventare triste, perché magari aveva sempre sognato di avere delle nipoti, anche se neppure questo è impossibile ai giorni nostri. Semplicemente, mamma mia ha detto: se sei felice tu, siamo felici noi. Che poi è la frase più bella del mondo. La cosa certa è che un genitore non deve pensare che lo sport praticato dal proprio figlio o dalla propria figlia ne cambi le tendenze. Lo sport può semmai aiutare a trovare la propria realtà. Per essere ancora più chiari: nn è che se una bimba gioca a calcio, poi da grande diventa omosessuale.
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