Un nuovo singolo "M’amo non m’amo", a cui è legato un progetto molto interessante, a partire dal video. Ce ne parla?
Questo mio nuovo singolo parla dell’universo femminile che va dai 40 ai 60 anni. Nel video, realizzato tipo reality, viene rappresentata la giornata tipo di una donna che vuole prendersi cura del proprio corpo, attraverso l’aiuto di un nutrizionista, una ginecologa, un medico ed un personal trainer, tutte figure professionali presenti nel video.
Secondo lei le donne smettono di amarsi una volta raggiunti i 40 anni?
Non proprio, ma credo che le donne tra i 40 ed i 60 anni devono iniziare ad amarsi di più, ed a curare il loro aspetto esteriore ed interiore. Bisogna convincersi che, anche se si supera gli "anta", si è e si può essere delle bellissime donne.
E perché ha deciso di parlare proprio della menopausa?
Su questo argomento c’è molta disinformazione. La parola stessa fa paura alle donne, ma tutti i problemi fisici e psicologici che essa comporta si possono superare con successo. Nel dvd consigli e suggerimenti vengono presentati comunque in una chiave allegra e con uno stile tipo reality.
E quanto della donna ed artista Fiordaliso c’è?
C’è tutto il mio mondo dentro. Ho avuto dei momenti molto neri anche io qualche anno fa, poi grazie al musical ‘Menopause’, che abbiamo portato insieme a Marisa Laurito, Fioretta Mari e Manuela Metri in giro per l’Italia con grande successo di pubblico, ho superato tantissime difficoltà personali. ‘Menopause’ tratta proprio dei problemi della menopausa e ne sfata tabù, luoghi comuni e paure.
Fiordaliso è principalmente una cantante, ma negli ultimi anni si è data anche alla tv ed al teatro…
È vero! Esperienze nuove che nascono dalla mia voglia e dall’esigenza di non fermarmi solo alle cose che so fare meglio, ma anche di cimentarmi in avventure totalmente nuove. Io sono una persona che deve stare sempre in continuo movimento e che deve sperimentare.
Oltre che su Second Life, "M’amo non m’amo" è stato presentato all’Alpheus di Roma. È stata la prima volta che cantava in un locale gay?
Sì, ma mi è bastata per respirare quell’atmosfera gioiosa e di festa. Però, se devo essere sincera, a me da anche fastidio fare distinzioni. Per me presentare il mio singolo all’interno dell’Alpheus è stato come presentarlo in qualunque altro locale. Non capisco chi mi dice: «come ti comporteresti se tuo figlio fosse gay?». Da madre non farei alcuna differenza se mio figlio amasse un uomo o una donna. Lui è libero di amare chi vuole, non sono affari miei, l’importante è che sia felice. Non possono esistere ancora pregiudizi, siamo nel 2008!
di Michele Sabia
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