La scorsa settimana abbiamo intervistato Giovanni Ciacci, da poco tornato in libreria con La Contessa, romanzo dedicato a Giò Stajano.
Una chiacchierata che non è piaciuta alla nipote di Giò, Francesca Stajano Sasson, che ha chiesto e ottenuto spazio per replicare al volto di Detto, Fatto, criticando aspramente il suo ultimo lavoro, che a suo dire avrebbe infangato la memoria della zia.
Sui social lei ha duramente attaccato Giovanni Ciacci, da poco uscito in libreria con La Contessa, romanzo dedicato a sua zia, Giò Stajano. Perché l’ha fatto, cosa c’è di errato al suo interno
Guardi di cose errate ce ne sono molte ma prima vorrei narrarle un antefatto: il signor Giovanni Ciacci mi contattò prima dell’estate e mi inviò copia del suo romanzo pregandomi di leggerlo e di dirgli cosa ne pensassi. In seguito alla lettura rilevai diverse cose inesatte riguardanti notizie storiche sulla mia famiglia e gli chiesi di correggerle. Inoltre sempre in quella sede gli feci notare che non mi sembrava giusto che parlasse in prima persona durante tutto il libro come fosse mia zia rediviva. Lui mi ascoltò attentamente e poi mi inviò una nuova stesura del libro con delle correzioni accettabili, corresse tutto quello che gli avevo chiesto, tutto tranne il fatto di parlare in prima persona, la qual cosa mi fece molto arrabbiare. Vista la mia rabbia mi propose di andare in tv nella sua trasmissione per fare un dibattito con lui, che a suo dire sarebbe stato molto producente ma io, che mi occupo di teatro e non di teatrini televisivi, ovviamente rifiutai. Quello che sto cercando di fare è soltanto difendere l’immagine di mia zia e della mia famiglia di origine, non cercare pubblicità in certi ambienti. A quel punto lui si arrabbiò mi trattò abbastanza male e mi disse che avrebbe pubblicato ugualmente il libro e così ha fatto. Sinceramente ho trovato il suo modo di fare molto poco educato nei miei confronti e sono sempre più convinta che è come se la Sora Lella scrivesse un libro su Lady Diana dicendo che parte della storia è anche sua, si perchè il signor Ciacci è proprio questo che ha fatto dicendo a tutti che non si sa dove finisca lui e cominci Giò. Dunque di sbagliato ci sono due cose, la prima che parli in prima persona come fosse mia zia, la seconda che cerchi di far pensare che la storia di mia zia sia anche la sua, non mettendo dei chiari riferimenti capaci di far comprendere di chi si sta parlando.
In quanto romanzo, però, è ammissibile che realtà e finzione si intreccino. Non a caso questa non è un’autobiografia. Lo stesso Ciacci parla di ‘aneddoti incredibili ma veri e particolari perfettamente verosimili ma inventati’
Per quanto mi riguarda un romanzo dovrebbe essere di pura fantasia, dunque non dovrebbero esserci nomi di persone esistite o ancora esistenti, ma ammesso e non concesso sia pura finzione romanzata le posso assicurare che di finzione e di inventato c è ben poco. Il libro è praticamente un collage di libri scritti da mia zia, gli episodi narrati sono al 99% della sua vita, episodi divulgati da lei stessa con più mezzi cartacei o televisivi, dunque nulla di nuovo sotto il sole ma soprattutto nulla del signor Ciacci, il quale a mio avviso deve essere stato preso da un attacco di bulimia incontrollabile e vuole cercare di mangiare anche la vita di mia zia, ma io non glielo permetterò.
Giovanni Ciacci ha in qualche modo provato a coinvolgerla nella realizzazione del romanzo? A chi si è affidato per reperire informazioni su Giò Stajano, deceduta nel 2011. Che lei sappia l’ha mai personalmente incontrata?
Il signor Ciacci non mi ha coinvolta nella realizzazione del suo romanzo, sapevo da una conoscenza comune che stava scrivendo un libro su zia, prima di allora non ne conoscevo neanche l’esistenza, mi fece una telefonata dicendomi che mi avrebbe invitata a parlarne in trasmissione, forse sapendo che sono una attrice e pensando che avrei retto bene le telecamere, poi più nulla fino a prima dell’estate scorsa. Le sue fonti di informazione per scrivere questo romanzo sono chiaramente esposte nei ringraziamenti a fine libro, anche qui nella prima stesura mi aveva arbitrariamente inserita come una delle sue fonti di informazione cosa falsissima, infatti gli dissi di rimuovermi subito .Nè io nè mia zia Giò abbiamo incontrato mezza volta il signor Ciacci.
Cosa trova veramente imperdonabile, ne La Contessa, tanto da sentire il bisogno di dover intervenire per difendere la memoria di sua zia.
Trovo assurdo che chiunque possa appropriarsi della vita di una persona che non c’ è più, della sua storia familiare, delle sue battaglie, conquiste, successi, insuccessi scrivendo un libro come quello del signor Ciacci. Trovo scandaloso, questo si veramente scandaloso, che mia zia venga ricordata come la nonna di Moana Pozzi, facendo riferimento sempre e soltanto alla sua esuberanza sessuale e non alle sue capacità artistiche di pittrice, scrittrice, giornalista, attrice e nell’ultima parte della sua vita da grande mistica.
Trovo falso e strumentale che il signor Ciacci dica di aver realizzato un encomio a mia zia, quando poi ne parla in maniera così limitata e limitante denotando una grande mancanza di sensibilità e conoscenza vera.
Potendo descrivere Giò Stajano in poche parole, in modo da prendere le distanze da quanto romanzato da Ciacci, quali utilizzerebbe.
Geniale, camaleontica, arguta, brillante, sensibile, ha sempre vissuto la sua omosessualità e poi transessualità alla luce del sole sentendosi perfettamente a suo agio in qualunque circostanza. Ha seguito la sua vena artistica ovunque questa fosse in grado di portarla, vede io e lei siamo le artiste di casa e forse anche per questo eravamo così legate,non è facile essere artiste vere tantomeno in una famiglia come la nostra che avrebbe visto per noi scenari diversi. Giò era una persona generosa e finchè ha potuto ha elargito a destra e manca, si fidava spesso delle persone sbagliate e soffriva molto per i loro tradimenti, ma continuava a credere nella gente e salvo qualche battuta delle sue, sagaci e spiazzanti, non ha mai fatto veramente del male a nessuno. Al periodo del purchè se ne parli è subentrato il periodo meno se ne parla e meglio sto, questo suo periodo è stato caratterizzato dal ritorno alla fede, alla famiglia e agli affetti più cari, questo libro del signor Ciacci parla di una Giò che non esisteva più e dalla quale lei stessa negli ultimi suoi anni aveva preso le distanze, non credo che se fosse ancora tra noi lo avrebbero pubblicato, lo fanno ora che non può più difendersi, una sorta di sciacallaggio mediatico postumo sulla vita di un personaggio che l’unico peccato che ha commesso è stato quello di affidare il diritto di divulgazione della sua immagine e dei suoi scritti, probabilmente, alle persone sbagliate.
A Giovanni Ciacci, se vorrà, l’eventuale replica.
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