In Provenza, ad Arles, alla 47ª edizione del festival di fotografia Les rencontres d’Arles, l’artista spagnola Laia Abril espone un lavoro intitolato Sull’aborto (fino al 25 settembre 2016). È una storia fotografica dell’aborto clandestino, nei luoghi e nei tempi in cui quel diritto non era (e non è) ancora un diritto.
Oggi ci sono modi e mezzi sicuri per abortire. Eppure ancora 47.000 donne nel mondo muoiono a causa di aborti clandestini. In certi Paesi del mondo e in certe religioni del mondo, l’aborto è proibito e le donne vengono costretto così a portare avanti gravidanza indesiderate. Spesso sono minorenni, sono vittime di stupro oppure in pericolo di vita a causa di una gravidanza che non dovrebbero affrontare.
L’artista spagnola Laia Abril per la sua ricerca sulla misoginia ha deciso di partire da qui, dall’atto femminile più simbolico ed evocativo. Dalla gravidanza, ma soffermandosi su quando questa viene interrotta per volontà o necessità, attraverso l’intervento di tecniche, strumenti o sostanze. Purtroppo spesso in modo non sicuro per la salute della donna che sceglie di non essere madre.
Lavorando sull’estetica e sulla morale, Laia Abril ha tracciato una rete di riferimenti, simboli e documenti che esibiscono i meccanismi sociali operanti sul corpo delle donne, spesso all’insegna della stigmatizzazione e del tabù.
Una lavoro sapiente, lucido e sensibile allo stesso tempo.
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