Gli Stati Uniti d’America hanno vinto i mondiali di calcio femminile, battendo 2-0 l’Olanda. Secondo titolo consecutivo per gli USA, nonché 4° assoluto, con la vice-capitana Megan Rapinoe nuovamente idola di giornata. Suo il primo goal del match, il sesto nel corso della competizione, tanto da portarsi a casa sia il Golden Boot che il Golden Ball.
34enne, Megan è dichiaratamente lesbica ed è da sempre una paladina dei diritti LGBT. Il mese scorso aveva sottolineato al The Guardian l’importanza degli atleti omosessuali nel mondo dello sport professionistico: “Non puoi vincere un campionato senza un gay nella tua squadra”. “Non è mai successo prima, mai. Questa è scienza!”.
Prima del via dei mondiali, la Rapinoe aveva duramente criticato Donald Trump, annunciando che non sarebbe mai andata alla “fottuta Casa Bianca” per incontrare l’omofobo Presidente, nel caso in cui avessero vinto il torneo. Ora che il trionfo è diventato realtà, la questione è tornata all’ordine del giorno. Sui social il tycoon ha impiegato oltre un’ora prima di congratularsi con la squadra di calcio a stelle e striscie, elogiando il ‘grande ed eccitante’ gioco espresso. Sfidando Megan, Doland ha pubblicamente invitato l’intera squadra a Washington, rimarcando come la Rapinoe non potrebbe “mai mancare di rispetto al nostro Paese, alla Casa Bianca, o alla nostra Bandiera”.
Peccato che negli ultimi anni diverse squadre abbiano declinato l’invito di Donald. Dai Warriors della NBA agli Eagles della NFL, senza dimenticare il pattinatore gay Adam Rippon, che si rifiutò di incontrare Trump dopo la storica medaglia alle ultime olimpiadi invernali.
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