POTERE GAY E LESBICO, RIVOLUZIONE A HOLLYWOOD

Dalla tv al cinema, un"ondata di artisti e produzioni esaltano l"amore omosessuale

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4 min. di lettura

Corriere della sera, 2/10/2000

POTERE GAY E LESBICO, RIVOLUZIONE A HOLLYWOOD - degeneres ok - Gay.it

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

NEW YORK – «Cinque anni fa, quando pubblicammo il nostro primo numero monografico sulla Hollywood gay, Ellen era ancora eterosessuale (perlomeno in tv), gli uomini gay non si baciavano mai in prime time e le uniche lesbiche dello schermo erano le oche prosperose dei film porno per soli uomini». Così scrive il settimanale americano «Entertainment Weekly» nell"introduzione del suo nuovo numero dedicato ai 101 «potentissimi omosessuali e lesbiche» che nel giro di soli 5 anni «hanno letteralmente rivoluzionato il volto della Mecca del cinema». Il cambiamento, secondo la bibbia dello spettacolo Usa, è dimostrato dal fatto che «mai come oggi il grande pubblico aveva abbracciato tanto lo spettacolo e la cultura gay». Basti pensare che l"eroe di una delle sitcom più fortunate della televisione americana – «Will & Grace», strapremiato all"ultimo Emmy – è gay; ed è gay anche John Goodman, protagonista della serie «Normal, Ohio».

E se è ormai abitudine per il terzo sesso parlare d"amore – e farlo – sul piccolo e grande schermo, il merito è soprattutto dei registi, produttori e dirigenti dei big studio che sono «usciti dall"armadio» per diventare fervidi attivisti gay. Oltre un secolo dopo che Oscar Wilde venne processato per essersi cimentato nell"«amore di cui non s"osa pronunciare il nome» (come scrissero allora i suoi sbirri), Hollywood pullula di artisti e progetti che esaltano le virtù dell’amore omosessuale.

I volti di questa rivoluzione sono tantissimi. I più celebri: Ellen DeGeneres, passata alla storia nel ’97, grazie al già leggendario numero dell"omonima sitcom in cui si dichiarò lesbica. Jason Gould, prolifico figlio d"arte (sua madre è Barbra Streisand, il padre Elliott Gould). Per non parlare di Nathan Lane («Il vizietto» con Robin Williams) e Rupert Everett, considerato un pioniere dai gay di Hollywood. Ma senza la complicità dei «top gun» delle majors , questi attori sarebbero costretti a recitare la parte, come un tempo i Rock Hudson e i Montgomery Clift.

«I gay a Hollywood sono sempre esistiti e in grande numero – spiega il sociologo David Raindorf -, la differenza oggi è che quelli che hanno le redini del potere sono usciti allo scoperto». Gente come Scotto Rudin, il producer dietro «The Truman Show» e «The Addams Family». David Geffen, partner di Steven Spielberg nella Dreamworks; Nina Jacobson, presidentessa della Buena Vista Motion Picture e «lesbica più potente di Hollywood». Seguita a ruota da Hillary Rosen, presidentessa e amministratore delegato della Recording Industry Association of America, «la nemica numero uno di Napster», definita anche, con la compagna Elizabeh Birch, «la coppia di lesbiche più potente degli Stati Uniti».

Un potere, il loro, esercitato anche a livello politico. Il network finanziario gay – il cosiddetto «Power 25» che riunisce i dirigenti gay e lesbiche più influenti del Paese, molti hollywoodiani – è stato uno degli sponsor più generosi della campagna presidenziale democratica. La «mafia di velluto», come la chiama la stampa popolare di destra, ha scelto in massa i democratici, nonostante la loro ambiguità in materia di diritti gay, perché «il minore di due mali». Ma a giudicare dagli e-mail pervenuti a GayWired.com (il più importante sito globale omo) il popolo gay oggi non si sente affatto sicuro. Spiega Daily Variety: «In 39 Stati americani continua ad essere legale perdere il lavoro se si è gay o lesbiche – punta il dito Scott Seomin, portavoce della Gay & Lesbian Alliance Against Defamation – e i crimini anti-gay sono aumentati del 67 per cento».

Alessandra Farkas

L’INTERVISTA

La DeGeneres, simbolo della causa «Fare politica ci ha reso più forti»

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE DI NEW YORK-Hollywood: paradiso terrestre e quartier generale del «gay power»? «Macché – ribatte Ellen DeGeneres, passata alla storia per essere stata la prima attrice americana famosa a dichiarare pubblicamente al mondo la propria omosessualità, in una puntata della sitcom "Ellen" -. Il cammino verso la nostra totale emancipazione è ancora molto lungo e tortuoso. Quando la notizia della mia "confessione" trapelò alla radio, il mondo intero uscì letteralmente di senno. Ero scioccata dal fatto che la mia omosessualità fosse la notizia più importante del pianeta. Da allora, mio malgrado, sono diventata un’attivista».

Che c’è di male in questo?

«Nulla. Il problema è che, dopo l’iniziale appoggio dettato dai voyeuristici ascolti da capogiro della famosa puntata, la ABC mi ha scaricata. Il network della Disney ha ceduto alle pressioni di conservatori che chiedevano la mia testa e ha smesso di promuovere lo show. Che ovviamente è morto».

Eppure secondo Entertainment Weekly la rivoluzione gay è ormai inarrestabile.

«E’ vero. Oggi abbiamo più potere perché siamo organizzati come gruppo politico e per farlo è stato necessario dichiarare la nostra "diversità", uscire dall’armadio dell’ipocrisia e della negazione in cui siamo stati umiliati per decenni. Ma non è tutto oro ciò che luccica».

Cosa intende dire?

«Che se la nostra comunità fosse affiatata ed organizzata come l’estrema destra, allora sì che saremmo davvero potenti. Ma spesso i nostri nemici sono in famiglia».

L’essere lesbica si è rivelato un handicap?

«E’ vero il contrario. Per un periodo fui trasformata in una sorta di odiatissima Monica Lewinsky ma oggi non è più così. Ricevo centinaia di lettere da gay e lesbiche di tutto il mondo, Italia inclusa, che mi ringraziano per aver spianato loro la strada».

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