Perché Salvini con la bambola gonfiabile mi ha fatto piangere

In quella celebrazione dell'infamia sessista c'erano virtualmente tutte le donne umiliate del mondo. Quella bambola goffa e sola è un simbolo, un'immagine che fa molto male.

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3 min. di lettura

Una bambola gonfiabile. Una “donna” che compare solo quando ti serve. La penetri, la sgonfi e sparisce. Il sogno di tanti uomini. Il femminile visto dai maschi di questo paese.

La vicenda di Matteo Salvini, leader della Lega, e del suo triste show al comizio sabato sera mi ha fatto molto male. I fatti sono noti. In provincia di Cremona, un gruppo di simpatizzanti hanno dato vita a questo voodoo mediatico e denigratorio contro Laura Boldrini, presidente della Camera, ridotta idealmente a una bambola gonfiabile, inerme, a disposizione. Politici e militanti hanno fatto dello sputtanamento di una donna la loro occasione di gaudio, paragonandola a un gadget da sexy shop. Associazione che Salvini ha tra l’altro ribadito, lanciando l’hastagh #sgonfialaboldrini, spammato a destra e a manca sul web.

A qualsiasi livello una donna arrivi, pare proprio che la sua autorità non la proteggerà mai dall’essere agguantata e ridotta a corpo giudicato, denigrato. Perché la sua natura fisica e corporea resta la cosa comunque più interessante per lo sguardo maschile e che quindi la chiama sistematicamente in  causa e la sfrutta come arma subdola e impari.

Al raduno della Lega c’erano molti uomini ma ahimè anche donne, ugualmente divertite, tutti impegnati in un grande rito maschilista, sfrontato, massimamente esibito, di quel maschilismo che in Italia probabilmente si crede immortale. E forse lo è davvero.

Non so se ci avete fatto caso. Le bambole gonfiabili hanno per viso una maschera grottesca fissata in una smorfia vagamente terrorizzata. Sarà un caso, ma sembrano accorgersi del trattamento che viene loro riservato. La triste inespressività di quella bambola sospesa è il lato sommerso ma più veritiero di questa vicenda.

Io ho visto le donne della mia famiglia – mia nonna, mia zia, mia madre – offese, sfottute, menate dai loro uomini. Ho vissuto sulla pelle l’oltraggio maschile che cerca nella sottomissione della donna conferme e rinforzi identitari. Se non fai come dico io, se perdo la pazienza, si passa a un livello in cui si smette di discutere. Il regno della forza, la natura che irrompe, lo sbilanciamento incontrovertibile. Ho visto le mie donne subire e piangere. Mi sono ripromesso che mai più sarei rimasto zitto a guardare. Sarei intervenuto, avrei alzato la voce, per tutte le volte che da piccolo ho assistito inerme e spaventato agli insulti, ai pugni sul tavolo, alle minacce.

In quella celebrazione dell’infamia sessista in provincia di Cremona c’erano tutte le donne umiliate del mondo, le spose bambine dell’India, le piccole infibulate dell’Africa e del Medio Oriente, le moglie scomparse e poi trovate morte o non ritrovate affatto anche qua da noi, nelle nostre città e nei nostri paese. Con quella bambola sono stati rievocati tutti corpi su cui si sfogano gli istinti dei singoli e dei gruppi. Corpi da dominare, percuotere, possedere.

Salvini, quella che ti è sembrata una scemenza, è in realtà un atto gravissimo e che dilania, perché dice già tutto dell’atteggiamento dell’uomo verso la donna. L’abituale azzeramento della personalità e della volontà femminile era già tutto lì, in quella bambola muta, goffa, scema. Derisa, esposta, annientata. Che è poi quello che le donne sono per tanti uomini, una volta fuori dai primi mesi del corteggiamento e dai dieci minuti di amplesso.

Tocca allora rispondere all’odiosa grettezza di Salvini, noi che abitualmente lo lasciamo fare per non sporcarci le mani. Ecco, anche se non meriti le mie parole, perché non hai argomenti ma solo pose e retorica da cattivo sindaco di campagna che fomenta i contadini mentre però poi stringe i suoi accordi e gode dei suoi benefici al riparo dei palazzi, io un po’ di attenzione questa volta te l’ho dovuta concedere.

Perché su quel palco quella bambola era da sola. Sola come tutte le donne impossibilitate a reagire. Che si trovano in trappola, senza sapere che fare. Colpite moralmente e fisicamente perché lo si può fare e dunque lo si fa.

E ormai è chiaro che la bambola è stata la cosa meno vergognosa e ridicola di quel palco. Molto peggio lo scandalo, a cui siamo abituati, dato dal fatto che con le donne non ci si riesca quasi mai ad attenere al semplice confronto di opinioni, ma tutto immediatamente debba essere scaraventato sul piano privato, personale, intimo. Perché ogni donna è, allo sguardo maschile, sempre troppo vicina e a disposizione. Da dove arriva questo costante eccesso di confidenza ? Perché le donne fanno così tanta paura?

Non permettiamo che queste cose continuino ad accadere. Iniziamo a stare dalla parte delle donne, delle bambole, della bambine. Proteggiamole dai tutti i Salvini di questo paese.

Jonathan Bazzi

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Mauro Magoelite Casotti 27.7.16 - 14:11

ma nessuna menzione alla battuta "che me lo dicano gli uomini è abbastanza preoccupante?".

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dan 26.7.16 - 16:24

Quindi una bambola gonfiabile rappresenta tutte le donne del mondo? A me pare che rappresenti solo la solitudine (o le preferenze) di qualcuno. Ma smettetela di fare vittimismo con questi post autocommiserevoli e svegliatevi!!!

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