Una madre lesbica potrà da oggi, grazie a Lambda, incontrare le sue figlie in presenza della compagna. Lo ha stabilito di recente una clamorosa sentenza nel Tennessee che ha deliberato che la presenza della compagna omosessuale della madre non crea crisi nelle bambine.
La Lambda è la più antica e grande organizzazione legale americana che si occupa di diritti civili di gay, lesbiche e persone con l’HIV o l’AIDS. Di base a New York, a causa della grande richiesta ha dovuto aprire altri uffici a Los Angeles, Chicago, Atlanta e presto anche a Dallas. Sarebbe cosa buona se qualcuno prendesse esempio dalla Lambda per offrire un simile servizio in Italia. Non sono poche infatti, le battaglie legali vinte dalla Lambda. È noto che se si combatte uniti si hanno maggiori risultati, ma qui in Italia i gay e le lesbiche cha hanno problemi legali hanno già il loro daffare a trovare un avvocato che li difenda senza pregiudizi.
L’ultima grande vittoria risale a qualche giorno fa, per la precisione il 2 Maggio, quando la Corte Suprema del Tennessee ha deliberato a favore di una madre lesbica all’unanimità. Questo è un passo importante, si è deciso infatti di appoggiare un genitore omosessuale a scapito di quello eterosessuale e questo potrebbe diventare un esempio per processi futuri. Di solito infatti, ai genitori omosessuali è addirittura fatta proibizione di vedere i propri figli se non di fronte ad un assistente sociale, levando quindi ogni privacy e snaturando il rapporto genitore-figlio, come se il primo fosse un criminale della peggior specie.
La Lambda ha prodotto prove che dimostravano inconfutabilmente come l’orientamento sessuale di un genitore sia assolutamente irrilevante per il benessere del bambino e che quest’ultimo non deve essere in alcun modo protetto o escluso dalle relazioni affettive del genitore.
Nel caso in questione la madre, Julia Eldridge, aveva avuto il divieto in un processo precedente di accogliere in casa la sua compagna alla presenza dei due figli (affidati ‘naturalmente’ al padre), in quanto, secondo la tesi dell’avvocato dell’ex marito, la sua relazione era contraria agli insegnamenti biblici. La corte suprema del Tennessee ha ribaltato la sentenza all’unanimità affermando che non c’è ragione per cui Julia Eldridge debba obbligare la sua compagna Lisa Franklin a lasciare la casa quando arrivano le sue figlie, in quanto il fatto che le due donne convivano non può recare alcun danno alle bambine. "Le prove fornite non dimostrano che le bambine in questione siano moralmente in crisi a causa della presenza della signorina Franklin durante la notte", ha deliberato la corte.
Il caso iniziò dopo che la Eldridge divorziò nel 1992, e le bambine avevano otto e nove anni. A Julia fu garantito il diritto di visita sebbene l’ex marito avesse provato ad usare il suo orientamento sessuale contro di lei. La corte decise di permetterle le visite alle figlie, ma che la sua compagna non sarebbe mai dovuta essere presente agli incontri, anche se ammise che le donne non avevano mai fatto nulla di inappropriato di fronte alle bambine.
Dice l’avvocato della Lambda, Stephen Scarborough: "Questa è una vittoria per Julia e tutti i genitori omosessuali, che non vedranno la loro vita familiare sconvolta da errate delibere della corte, ma è anche una vittoria per i bambini, che soffrono quando il tribunale pone barriere non necessarie tra loro ed i loro genitori."
A quando un "risveglio" legale in Italia?
di Lily Ayo
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