Gay.it https://www.gay.it News, Diritti LGBTQ, Pride, Omofobia, Forum, Video e Foto Sat, 27 Apr 2024 07:20:33 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.2 Chi era Candy Darling, l’icona trans* degli anni ’70 https://www.gay.it/chi-era-candy-darling-licona-trans-degli-anni-70 https://www.gay.it/chi-era-candy-darling-licona-trans-degli-anni-70#respond Sat, 27 Apr 2024 08:01:25 +0000 https://www.gay.it/?p=250119

In caso ve lo siate perso, Hari Nef interpreterà Candy Darling. La vedremo in un film diretto da Zackary Drucker (anche autore dello splendido documentario Disclosure: disponibile su Netflix, se non l’avete visto mettetelo in watchlist)e  sarà la perfetta occasione per scoprire due nomi ancora non abbastanza famigliari al grande pubblico: da una parte c’è una 31enne attrice e modella trans* americana, che potreste aver visto nella bella serie Transparent o nella molto meno bella serie The Idol, ma sicuramente in Barbie di Greta Gerwig.

Dall’altra c’è un’altra attrice e modella trans*  americana  che ha monopolizzato la subcultura degli anni ’70. Se vi fate un giro su Google la troverete come ‘musa di‘ affianco i nomi di uomini famosi: da Lou Reed che scrisse di lei in Walk on The Wild Side (‘Candy came from out on the Island/ in the back room she was everybody’s darling/ but she never lost her head/even when she was giving head/ she says, “Hey, babe. Take a walk on the wild side”) e Candy Says (“Candy says, “I’ve come to hate my body/ and all that it requires in this world”) . O attraverso lo sguardo di Andy Warhol che la rese superstar della sua Factory e volto ricorrente in più film da Flesh (1968) a Women in Revolt (1971) insieme a Paul Morrissey.

Prima di tutto questo era una bambina che passava i pomeriggi a guardare i grandi classici con sua madre Teresa, detta ‘Terry’, e ammirare le star del cinema: non solo le ammirava, ma le imitava, ne assorbiva i gesti, il portamento,  l’allure. Attività caldamente sconsigliata per una bambina trans*  nel Queens degli anni Cinquanta, ma Candy coltivò un’incredibile abilità alla speranza, tanto che quando nei primi anni ’60 iniziò la transizione stava pensando di chiamarsi Hope. Per un breve periodo optò anche  per Candy Cane, ispirata da Sugar Kane ( il personaggio interpretato da Marilyn Monroe in ‘A Qualcuno Piace Caldo’). Poi la sua amica Taffy Litz mentre giravano per West Village continuava a ripeterle più volte ‘Come on, let’s go, Candy, darling!’ e presto fatto,  il suo nome era lì.

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Lasciò la scuola al terzo anno di superiori, si trasferì a New York, nel quartiere Baldwyn, e studiò presso la DeVern School of Cosmetology, prima di trovare lavoro nel salone di bellezza. Prima che che la stand up comedian trans Jackie Curtis scrisse uno spettacolo per lei intitolato Glamour, Glory, and Gold: The Life and Legend of Nola Noonan, Goddess and Star e salì per la prima volta sul palco nel 1967. Quando non recitava o posava per fotografi famosi, passava le serate con le altre ‘dolls’ presso i locali gay di West Village, spesso senza soldi o fissa dimora. Ospitata da amici o conoscenti, sfrattata da una camera d’albergo all’altra, ma considerata la ragazza più glamour dell’intero quartiere. Cynthia Carr nella biografia Candy Darling: Dreamer, Icon, Superstar racconta che quando sua madre Terry scoprì che girava nei bar gay di Baldwin in “abiti femminili”, Candy confermò quanto detto salendo in camera sua e riemergendo dalla stanza vestita da donna. Ogni volta che tornava a trovare la madre a Massapequa Park, annunciava  alle amiche che avrebbe fatto un salto presso  “la sua casa in campagna”. Una volta lì sua madre  le ripeteva sempre: “Non tornare a casa finché non è buio. Non aprire la porta. Non farti vedere da nessuno”.

Oltre alla speranza, Candy trovò  la fede attraverso i testi di Mary Baker Eddy, fondatrice del movimento religioso Scienza Cristiana. Credeva fermamente che la mente poteva avere controllo sul corpo e ogni malattia proveniva da un modo di pensare “che ha perso la retta via”. In un passaggio del libro Science and Health with Key to Scriptures, Eddy fa riferimento ai due generi, ma nella vecchia copia rinvenuta da Carr, Candy annotava con una penna d’inchiostro rosa: “Solo due? Penso che ne esistano più di due”.

Se la mente aveva controllo sul corpo, Candy non aveva controllo sul linfoma che le fu  diagnosticato a 29 anni, in seguito alle iniezioni ormonali che all’epoca risultarono cancerogene.  “Che ormoni prendevano le persone nei primi anni ’70? si chiede la biografa Carr sul Los Angeles Times “Quali sono stati tolti dal mercato? Ho letto libri sulla medicina trans*, parlato con più medici e setacciato l’internet, ma stiamo parlando di una medicina che è stata ritirata quasi 50 anni fa. Non sono mai riuscita a venirne a capo”.

Morì il 21 Marzo del 1974, ma prima di uscire di scena chiese un ultimo scatto da Peter Hujar: sul letto di ospedale, circondata da crisantemi rossi e neri, con addosso una splendida camicia da notte di marabou. Quello scatto nel 2005 diventò anche cover dell’album I am Bird Now di Antony and the Johnsons.

Per tutta la sua breve vita Candy non sì sentì parte di nessuna comunità, inclusa la sua: non partecipò mai a nessun Pride, rivolta, o maniffestazione. Nei suoi diari scriveva di ‘sentirsi come in prigione’. Nelle sue pagine di diario: “Ci sono cosi tante cose di cui forse non farò mai esperienza. Non posso andare a nuotare, non posso andare a trovare i parenti, non posso uscire senza truccarmi, non posso indossare alcuni capi d’abbigliamento, non posso avere un fidanzato, non posso trovare un lavoro. C’è tanto in questa che non posso avere”.

Nulla la risvegliava come il cinema e niente la deludeva come realizzare che la vita non rispecchiava mai quella dei film. Nel 2024,  in un’epoca in cui ci sembra ancora un miracolo vedere un’attrice trans* sullo schermo, speriamo solo che il cinema la rispecchi come avrebbe voluto lei. Come dice Hari Nef, Candy Darling costruì un ponte tra i suoi sogni e una realtà che le remava contro, diventando inconsapevole modello per tutte le attrici trans* che sarebbero arrivate dopo: ‘Ha insegnato alle ragazze come me come sognare –forse persino come vivere”.

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Miguel Bernardeau, chi è l’attore spagnolo che interpreterà Diego de la Vega? https://www.gay.it/miguel-bernardeau-chi-e-eta-carriera-vita-privata-attore https://www.gay.it/miguel-bernardeau-chi-e-eta-carriera-vita-privata-attore#respond Fri, 26 Apr 2024 21:04:40 +0000 https://www.gay.it/?p=250140

Attore amatissimo della serie tv “Élite”, Miguel Bernardeau è pronto a conquistare l’Italia riportando in auge il personaggio di Diego de la Vega (Zorro).

Presto, infatti, egli approderà nella prima serata di Canale 5 nelle vesti di protagonista nella nuova serie televisiva “Zorro ha vuelto”, mostrandoci com’è nato l’eroe mascherato più celebre della storia.

Ma cosa sappiamo di lui, della sua storia e della sua famiglia? Scopriamolo insieme.

Miguel Bernardeau
Miguel Bernardeau – Foto: Instagram @miguel_bernardeau

Miguel Bernardeau: vita privata

Nato il 12 dicembre 1996 a Valencia, figlio dell’attrice Ana Consuelo Duato Boix e del produttore televisivo spagnolo Miguel Ángel Bernardeau, e nipote del danzatore e coreografo spagnolo Nacho Duato, Miguel Bernardeau Duato è un attore amatissimo del piccolo schermo, divenuto noto al grande pubblico per il ruolo di Guzmán nella serie televisiva “Élite”. Ha una sorella di nome María Bernardeau.

Sin da piccolo, è cresciuto circondato da telecamere e sceneggiature e forse proprio per questo motivo è sempre stato attratto dalla recitazione. Spronato anche dai genitori, Miguel si è formato presso le più rinomate scuole di recitazione americane e spagnole come il Santa Monica College e l’American Academy of Dramatic Arts negli Stati Uniti.

Se nella serie tv “Élite” lo vediamo spesso in piscina, nella vita reale è un appassionato di surf e immersioni. A confermarlo ci pensano i numerosi scatti pubblicati sui suoi profili social dove molto spesso appare in tutto il suo splendore in piedi sulla sua tavola da surf o sott’acqua con maschera e boccaglio. Attualmente conta quasi 6 milioni di follower.

Dal 2018 al 2022 è stato fidanzato con la cantante Aitana, diventata nota al grande pubblico per aver partecipato nel 2017 alla nona edizione del talent show “Operación Triunfo. Un amore tenuto inizialmente nascosto dai due diretti interessati che poi, però, nel 2019 hanno deciso di condividere con i loro fan pubblicando sui social degli scatti in cui apparivano l’uno abbracciato all’altra.

Attualmente, però, Miguel Bernardeau dovrebbe essere single.

Miguel Bernardeau
Miguel Bernardeau – Foto: Instagram @miguel_bernardeau

Miguel Bernardeau: dove lo abbiamo già visto?

Figlio d’arte, Miguel Bernardeau è sbarcato prima in televisione nel 2016 interpretando una piccola parte al fianco della madre nella serie tv “Cuéntame como paso” e poi al cinema nel 2017 prendendo parte al film “Es por tu bien“. Nel 2018, prima del grande salto di qualità, ha interpretato Isaac nella serie tv “Sabues“.

Nel 2018 è approdato nel cast della prestigiosa serie tv “Elite” dove, fino al 2021, ha interpretato il ruolo di Guzmán, un ragazzo spigoloso, ma dal cuore tenero, che gli ha permesso di conquistare il cuore di migliaia di fan in tutto il mondo.

Al termine di quell’esperienza, già parecchio noto, Miguel ha prestato il suo volto per la serie Netflix “1899” dove ha interpretato il ruolo di un ragazzo omosessuale, conquistando di fatto l’affetto e la stima di tutta la comunità LGBTQIA+ internazionale. Insomma, un ruolo difficile che ha dimostrato ancora una volta le sue capacità attoriali.

Alla fine del 2022, ha recitato nella serie musicale Disney+ “La Última” al fianco della sua ex fidanzata Aitana.

Miguel Bernardeau è Zorro nella nuova serie tv di Canale 5

Nel 2024 è stata pubblicata la serie tv Prime Video “Zorro” dove interpreta il ruolo del protagonista Diego de la Vega (El Zorro).

Un ruolo che siamo certi lo aiuterà a consolidare la sua carriera come attore anche in Italia dove presto sbarcherà la serie. È notizia delle ultime ore, infatti, che la serie televisiva “Zorro ha vuelto” verrà mandata in onda da Mediaset nelle prime serata di Canale 5.

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Nava Mau: chi è l’attrice trans* di Baby Reindeer che interpreta il ruolo di Teri https://www.gay.it/nava-mau-baby-reindeer-teri https://www.gay.it/nava-mau-baby-reindeer-teri#respond Fri, 26 Apr 2024 15:30:08 +0000 https://www.gay.it/?p=250182

Poche storie stanno catturando l’immaginario collettivo come quelle raccontate in “Baby Reindeer“, la serie Netflix, da qualche giorno al primo posto delle serie più viste in assoluto, che segue le vicende di Donny Dunn, un comico alle prese con una stalker ossessiva. Tra lɜ interpreti spicca Nava Mau, attrice trans* che nel dramma interpreta Teri, una terapista di cui Donny si innamora. Il personaggio di Teri è stato ispirato da una figura reale nella vita del creatore della serie, Richard Gadd, il quale ha descritto Teri come “la voce della ragione nella mia vita“.

Non tuttɜ sanno chi è questa splendida attrice di nome Nava Mau, che nella vita fa sì questo lavoro, ma anche molto altro, in sostegno, in particolare, alla comunità trans* e alle persone LGBTIQ+ in difficoltà. 

Biografia e carriera di Nava Mau: tra attivismo come assistente legale e cinema come attrice e regista

nava mau regista, attrice, produttrice e attivista

Nava Mau, nata nel 1992 a Città del Messico, ha iniziato il suo percorso artistico fin da bambina, recitando a teatro nella versione junior del musical “Cats”. 

Con il trascorrere degli anni, si è dedicata non solo a perseguire la sua passione per la recitazione. Dopo aver ottenuto una laurea in Linguistica e Scienze Cognitive al Pomona College in California, ha lavorato con sopravvissutɜ alla violenza, dapprima come assistente legale e poi come peer counsellor per persone LGBTIQ+ vittime di abusi, discriminazioni e violenze nella Bay Area di San Francisco. Gran parte del suo lavoro, oltre a quello attuale di attrice, si concentra su tematiche relative alla comunità queer e a come, fondamentalmente, cambiare la società in meglio.

In un’ intervista per il magazine Flaunt, a proposito del suo attivismo, Nava ha detto: “Sono stata fortunata ad avere l’opportunità di lavorare prevalentemente in contesti legati alla comunità e alla giustizia sociale. Nelle sessioni di consulenza, ho incontrato persone che lottavano per soffocare quel sussurro interiore che afferma: ‘Meriti di vivere’. Ho compreso che la violenza è radicata in molte delle nostre istituzioni e strutture sociali, ed è essenziale affrontarne le radici profonde. La violenza mira a negare alle persone il diritto di vivere pienamente, ma noi tutti meritiamo di vivere pienamente. Nel mio lavoro nel cinema e nella recitazione, mi impegno a raccontare le storie di coloro che sfidano le avversità per vivere autenticamente, guidati dall’autenticità e dall’autodeterminazione.

Nava continua, dicendo: “Nel portare in scena i personaggi che interpreto, cerco di infondere dignità e verità nelle mie interpretazione. Durante il mio tempo nella Baia, ho avuto l’occasione di incontrare un gruppo di donne trans* latine immigrate, la cui tenacia e coraggio nel confrontarsi con un mondo spesso ostile mi hanno profondamente ispirato. La loro forza d’animo, la loro espressione incondizionata e il loro spirito collettivo hanno lasciato un’impronta indelebile in me. Attraverso i miei personaggi spero che il pubblico possa vedere il trionfo del vivere con coraggio la propria verità”. 

Il cortometraggio “Waking Hour” prodotto e diretto da Nava Mau

Nava Mau ha iniziato a delineare il suo percorso nel mondo cinematografico con il cortometraggio “Waking Hour” (2019), un progetto che ha scritto, diretto, prodotto e interpretato. Questo film ha ottenuto un’ottima accoglienza nei festival cinematografici internazionali, vincendo premi come il NewFest Audience Award. La sua capacità di trattare tematiche ancora troppo spesso invisibilizzate, come quelle relative alla comunità trans*, e con una prospettiva nuova e profondamente personale, ha rapidamente attirato l’attenzione della critica e del pubblico. 

Il ruolo in “Generation”

Il suo talento ha trovato nuova espressione nella serie HBO Max “Generation“, dove ha interpretato il ruolo di Ana, una zia che diventa una figura materna per sua nipote Greta, una giovane donna gender questioning. A riguardo di questo ruolo, ha dichiarato sempre a Flaunt Magazine: “Quello che non sapevo era che avevo davvero bisogno di Ana. Mi ha mostrato cosa significa donare abbondantemente e non avere paura, anche di fronte a un mondo che giudica… Penso che tuttɜ abbiamo immaginato chi potremmo essere, se semplicemente non avessimo paura di esserlo. Ana è quella visione realizzata. Lei non ha paura! Questo coraggio si rivela cruciale per Greta da testimoniare. A volte hai solo bisogno di qualcuno che ti dia il permesso di provare qualcosa di nuovo. Viviamo ancora in un mondo in cui la queerness è considerata un tabù in molte famiglie. Può fare la differenza per tutta la vita per un adolescente queer vedere che è possibile per lui vivere liberamente, sfacciatamente e gioiosamente”. 

“Baby Reindeer” e la rappresentazione delle donne trans*

nava mau baby reindeer

Più recentemente, Nava ha guadagnato ulteriori elogi per il suo ruolo in “Baby Reindeer”. Come abbiamo accennato, qui Nava Mau interpreta Teri, una terapista trans* di cui il protagonista, Donny, si innamora. La serie, che esplora temi di stalking, traumi e abusi sessuali, è stata per Nava una responsabilità che ha assunto con grande serietà, sapendo che era fondamentale per lei rappresentare la realtà delle donne trans* con autenticità. 

A riguardo del suo personaggio, in un’intervista per Glamour Magazine, ha dichiarato: “Teri ha sempre avuto la sensazione di avere diritto ai suoi sentimenti, ai suoi bisogni. Non rifugge dal proprio potere – e per le donne trans*, e soprattutto per le donne trans* latine, è raro vedere sullo schermo un personaggio che ha diritto al proprio potere”. 

Nava Mau, parlando sempre del suo ruolo in “Baby Reindeer”, esprime un desiderio profondo che la sua interpretazione di Teri possa influenzare la percezione del pubblico riguardo alle persone trans*. “Spero che la mia interpretazione in ‘Baby Reindeer’ possa aprire gli occhi a coloro che possono essere ignoranti o prevenuti nei confronti delle persone trans*, specialmente quando si tratta di relazioni intime con persone cisgender”. L’attrice, in particolare, sottolinea l’umanità che trascende l’identità di genere e/o l’orientamento sessuale delle persone: “Siamo umani prima di tutto. Desideriamo amore, abbiamo amicizie, carriere, sogni e personalità complesse. Non siamo riducibili a uno stereotipo o a una battuta.

Nava continua, evidenziando l’importanza di una rappresentazione autentica e rispettosa delle persone trans*: “Non siamo qui per essere bersagli della retorica d’odio. La mia speranza è che la storia di Teri e la sua relazione con Donny possano ispirare maggiore compassione e comprensione nei confronti delle persone trans*, e invitare tuttɜ a riflettere su come possiamo trattarci meglio a vicenda.” Queste parole riflettono l’aspirazione di Mau a cambiare narrazioni e stimolare un dialogo costruttivo attraverso la sua arte.

Altri progetti

nava mau baby reindeer e altri progetti

Oltre al suo lavoro davanti alla camera, Nava ha continuato a esplorare altre facce del cinema, lavorando come produttrice nel documentario Netflix “Disclosure“, che esamina la rappresentazione delle persone trans* nei media. Questo progetto le ha permesso di ampliare la sua comprensione dell’industria e di come contribuire attivamente al dibattito sulla rappresentazione queer nel cinema

Come regista si è dedicata alla produzione di un cortometraggio intitolato “Work”, che racconta la storia di una donna latina queer (Chicana) che attraversa una rottura sentimentale: un corto che offre uno sguardo intimo sul suo quotidiano tra lavoro d’ufficio e il suo lavoro notturno di sex worker. In questa storia, Nava ha voluto mostrare come il percorso di riconquista di sé potrebbe apparire, attraverso una lente queer: “raccontando storie da prospettive poco rappresentate, sfidiamo le percezioni del pubblico e creiamo spazio e validità per esperienze che possono differire da ciò che viene solitamente rappresentato nel mainstream”, ha spiegato Nava a riguardo di questo progetto.

Guardando al futuro, Nava Mau è coinvolta in numerosi progetti che promettono di spingere ancora più avanti i confini della rappresentazione trans* nel cinema e nella televisione. “Ogni nuovo progetto è un’opportunità per educare, sensibilizzare e, spero, ispirare,” ha affermato Nava. 

I progetti di Nava Mau non solo celebrano le storie di donne trans* BIPOC, ma includono anche programmi di scrittura creativa, mirati a fornire mentorship e sostegno reciproco tra le autrici coinvolte.

Questi progetti non solo riflettono il desiderio di Mau di rimanere impegnata in lavori che permettano un miglioramento della rappresentazione e della visibilità della comunità queer, ma mostrano anche la sua volontà di sfruttare il suo talento e la sua piattaforma per ispirare e informare.

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Lily Gladstone nel remake de Il Banchetto di Nozze, capolavoro queer di Ang Lee https://www.gay.it/lily-gladstone-nel-remake-de-il-banchetto-di-nozze-capolavoro-queer-di-ang-lee https://www.gay.it/lily-gladstone-nel-remake-de-il-banchetto-di-nozze-capolavoro-queer-di-ang-lee#respond Fri, 26 Apr 2024 14:00:22 +0000 https://www.gay.it/?p=250158

Vincitrice di un Golden Globe e di uno Screen Actors Guild Award grazie a Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese, film che le ha fatto ottenere anche una candidatura ai Critics Choice Award e una ai Premi Oscar come miglior attrice protagonista, Lily Gladstone, che si identifica come membro della comunità LGBTQIA+, sarà nel remake di Il banchetto di nozze, film di Ang Lee vincitore dell’Orso d’Oro nel 1993. Alla regia di The Wedding Banquet troveremo Andrew Ahn, regista di Fire Island.

Gladstone sarà una donna lesbica felicemente fidanzata con un’altra donna che accetta di sposare un uomo gay per accontentare i genitori. Nel titolo del 1993, che venne candidato agli Oscar come miglior film straniero, il protagonista era un giovane imprenditore taiwanese che vive da anni negli USA con il fidanzato americano e che finisce per sposare un’amica per farli felici. In questo remake il personaggio principale si chiama Min e sarà coreano. Secondo quanto riportato da The Cinemaholic, sta “per finire il suo Master in Belle Arti” ed “è qualcuno con l’aspetto di una star del K-pop“.

Quando la sua proposta di matrimonio al fidanzato Chris (che sarà interpretato da Bowen Yang) va in pezzi, chiede alla sua migliore amica Angela (Kelly Marie Tran) di sposarlo, in modo da ottenere la carta verde. In cambio si offre di pagare il trattamento di fecondazione in vitro per la partner di Angela (Gladstone). Peccato che il loro piano per una piccola fuga d’amore si trasformi in un gigantesco matrimonio coreano stravagante e stracolmo di parenti.

Gladstone reciterà al fianco di Tran, Yang, Joan Chen e Youn Yu-jung nel film. Il ruolo principale di Min non è stato ancora scelto.

Lily Gladstone sarà inoltre in un altro film queer, ovvero Fancy Dance, thriller poliziesco su due donne nella riserva di Seneca-Cayuga, in Oklahoma, che vanno alla ricerca di un loro parente scomparso. Gladstone interpreta Jax, una donna queer che si prende cura di sua nipote Roki (Eisabel Deroy-Olson) e la aiuta a prepararsi per un imminente incontro. Quando la sorella di Jax e la madre di Roki scompaiono, le due donne partono alla loro ricerca. Il film è diretto dalla regista queer Erica Tremblay, che lo ha anche co-sceneggiato. Fancy Dance vede nel cast anche Ryan Begay, Shea Whigham, Crystle Lightning e Audrey Wasilewski. Arriverà in streaming su Apple TV+ il 28 giugno.

A inizio anno Gladstone ha spiegato a People come la sua identità di genere rifletta le proprie origini indigene, dove in ampia parte delle lingue native, i pronomi non sono declinati né al maschile né al femminile, ma il they singolare è spesso la norma (lo stesso nonno di Gladstone portava un nome che tradotto in inglese significava ‘Iron Woman’ – donna d’acciaio – e parecchie donne native portano nomi maschili). Per Gladstone cambiare i pronomi è parzialmente un modo per decolonizzare il proprio genere: “Accetto di stare in un gruppo di donne, sapendo che sono un po’ diversa. E quando sono in un gruppo di uomini, non mi sento come un uomo“.

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Nelle carceri europee le persone transgender subiscono intimidazioni e violenze https://www.gay.it/carceri-europee-transgender-intimidazioni-violenze https://www.gay.it/carceri-europee-transgender-intimidazioni-violenze#respond Fri, 26 Apr 2024 12:57:42 +0000 https://www.gay.it/?p=250205

Le persone transgender nelle carceri europee sono maltrattate. Lo afferma il comitato anti-tortura del Consiglio d’Europa, secondo cui la popolazione T detenuta nei Paesi membri è esposta al rischio di subire intimidazioni e violenze sia da parte degli altri detenuti, sia da parte del personale carcerario. Secondo quanto riferito dal Consiglio, sono troppo pochi ad oggi gli Stati che hanno implementato politiche specifiche per proteggere la popolazione carceraria transgender e gender non conforming considerata “vulnerabile”.

L’allarme è stato lanciato nel rapporto annuale del comitato, che dedica una sezione completa alle misure necessarie per garantire il rispetto e la sicurezza delle persone transgender in prigione.

Il Consiglio d’Europa sottolinea che se una persona si identifica come transgender durante la procedura di ammissione in carcere, questo dovrebbe essere sufficiente per garantire che il carcere la tratti di conseguenza in tutte le decisioni prese nei suoi confronti, inclusa la collocazione.

Secondo il comitato, i dirigenti carcerari devono valutare i rischi individuali che una persona transgender potrebbe incontrare in carcere, così come quelli che potrebbe rappresentare per gli altri detenuti. Se il carcere decide di collocare l’individuo in una zona diversa da quella del genere con cui si identifica, le motivazioni devono essere chiarite e la decisione deve essere soggetta a revisione regolare.

Persone transgender nelle carceri italiane

In Italia, il collocamento in carcere di una persona transgender avviene in base al genere con cui si identifica. Se una persona si auto-identifica come transgender durante la procedura di ammissione in carcere, le autorità carcerarie dovrebbero tener conto di questa autoidentificazione nella determinazione del collocamento e in tutte le decisioni prese nei suoi confronti.

Tuttavia non tutte le carceri italiane hanno un’area riservata esclusivamente a persone LGBTIQ+. Le pratiche effettive dunque variano da istituto a istituto e dipendono dalle politiche specifiche adottate dalle autorità penitenziarie locali. Idealmente, il collocamento dovrebbe essere determinato in modo da garantire la sicurezza e il benessere della persona transgender, evitando situazioni di rischio di discriminazione, violenza o abusi da parte degli altri detenuti o del personale carcerario. A Poggioreale a Napoli esiste uno sportello dedicato a carcere e persone LGBTI, a San Vittore a Milano le persone LGBTI sono tenute in una sezione dedicata, insieme ad altr* carcerat* a rischio.

Cos’è il Consiglio d’Europa

Il Consiglio d’Europa è un’organizzazione internazionale fondata nel 1949, composta da 47 Stati membri, che si estendono dall’Islanda alla Turchia. L’obiettivo principale del Consiglio d’Europa è promuovere la cooperazione tra i suoi membri per proteggere i diritti umani, la democrazia e lo stato di diritto in Europa. L’organizzazione si impegna a promuovere la tolleranza e la comprensione tra i popoli, combattere la discriminazione e promuovere l’uguaglianza di genere. Il Consiglio d’Europa ha istituito vari organi e meccanismi, tra cui la Corte europea dei diritti dell’uomo e il Comitato anti-tortura, per monitorare l’attuazione dei suoi principi e delle sue convenzioni da parte degli Stati membri.

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Becoming Karl Lagerfeld, il full trailer italiano racconta anche la storia d’amore con Jacques de Bascher https://www.gay.it/becoming-karl-lagerfeld-full-trailer-italiano https://www.gay.it/becoming-karl-lagerfeld-full-trailer-italiano#respond Fri, 26 Apr 2024 12:00:11 +0000 https://www.gay.it/?p=250157

Disney+ ha pubblicato il trailer della serie originale Becoming Karl Lagerfeld, in arrivo dal 7 giugno, pieno Pride Month, sulla piattaforma streaming. Becoming Karl Lagerfeld porterà tutti noi nel cuore degli anni ‘70, a Parigi, Monaco e Roma, per seguire la crescita formidabile di questa personalità complessa e iconica della couture parigina, già spinta dall’ambizione di diventare l’imperatore della moda.

Nel 1972, Karl Lagerfeld (Daniel Brühl) ha 38 anni e non porta ancora il suo iconico taglio di capelli. È uno stilista di prêt-à-porter, sconosciuto al grande pubblico. Quando incontra e si innamora del sensuale Jacques de Bascher (Théodore Pellerin), un giovane dandy ambizioso e problematico, il più misterioso degli stilisti osa sfidare il suo amico (e rivale) Yves Saint Laurent (Arnaud Valois), genio dell’haute couture sostenuto dal discusso uomo d’affari Pierre Bergé (Alex Lutz).

Becoming Karl Lagerfeld, il full trailer italiano racconta anche la storia d'amore con Jacques de Bascher - Becoming Karl Lagefeld Karl Lagerfeld Jacques de Bascher - Gay.it

Tutto questo, ovvero amicizie, rivalità, grandi amori, tradimenti e passioni, si vede nel primo trailer ella serie, che adatta il bestseller “Kaiser Karl” di Raphaëlle Bacqué (pubblicato dalla casa editrice francese Albin Michel).

Oltre a Daniel Brühl nel ruolo del couturier, ci sono Théodore Pellerin in quello di Jacques de Bascher e Arnaud Valois nei panni di Yves Saint Laurent. Alex Lutz interpreta Pierre Bergé, mentre Agnès Jaoui interpreta Gaby Aghion, la fondatrice della casa di moda Chloé che ha contribuito in modo determinante alla sua fama. Jérôme Salle è alla guida di questa serie e ha diretto gli episodi 1, 2 e 6. Condivide il ruolo di executive producer con il produttore di Jour Premier Arnaud de Crémiers.

Becoming Karl Lagerfeld, il full trailer italiano racconta anche la storia d'amore con Jacques de Bascher - Becoming Karl Lagefeld Karl Lagerfeld YSL - Gay.it

Gli episodi 3, 4 e 5 sono diretti da Audrey Estrougo. Isaure Pisani-Ferry è la creatrice della serie, insieme a Jennifer Have e Raphaëlle Bacqué. Isaure Pisani-Ferry è anche capo sceneggiatrice della serie, avendo co-scritto tutti gli episodi con Dominique Baumard Jennifer Have e Nathalie Hertzberg.

Becoming Karl Lagerfeld, il full trailer italiano racconta anche la storia d'amore con Jacques de Bascher - Disney Becoming Karl Lagerfeld Daniel Bruhl 4 - Gay.it

La serie mette in luce anche le personalità della moda e della cultura che hanno frequentato Karl Lagerfeld all’epoca. Jeanne Damas, stilista e attrice in La sincerità e Rock’n Roll, veste i panni di Paloma Picasso, mentre la cantautrice e modella Claire Laffut quelli di Loulou de La Falaise. La leggendaria attrice Marlene Dietrich è interpretata da Sunnyi Melles, comparsa nel film vincitore della Palma d’Oro nel 2022 Triangle of Sadness, mentre Andy Warhol è interpretato da Paul Spera. Completa il cast l’attrice tedesca Lisa Kreuzer nel ruolo della madre di Karl, Elisabeth Lagerfeld.

Le musiche della serie sono state affidate a Evgueni e Sacha Galperine.

Oltre a Becoming Karl Lagerfeld c’è anche un biopic cinematografico dedicato al leggendario stilista, con Jared Leto, suo grande amico quando era ancora in vita, nei suoi iconici abiti.

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Becoming Karl Lagerfeld, il full trailer italiano racconta anche la storia d'amore con Jacques de Bascher - Becoming Karl Lagefeld YSL Pierre Berge - Gay.it
Episode 3
Becoming Karl Lagerfeld, il full trailer italiano racconta anche la storia d'amore con Jacques de Bascher - Becoming Karl Lagefeld Paloma Picasso - Gay.it
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Episode 1
Becoming Karl Lagerfeld, il full trailer italiano racconta anche la storia d'amore con Jacques de Bascher - Becoming Karl Lagefeld Karl Lagerfeld Pierre Berge - Gay.it
Episode 5
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Roma, ecco il nuovo duetto di Laura Pausini con Luis Fonsi (VIDEO) https://www.gay.it/roma-singolo-laura-pausini-luis-fonsi-video https://www.gay.it/roma-singolo-laura-pausini-luis-fonsi-video#respond Fri, 26 Apr 2024 11:34:10 +0000 https://www.gay.it/?p=250200

16 anni dopo la loro ultima collaborazione con il duetto Todo vuelve a empezar, Luis Fonsi e Laura Pausini si sono ritrovati con Roma, nuovo singolo del cantante portoricano.

Roma è un’intensa ballad scritta da Fonsi, dove la complicità e l’unione delle due voci sono palpabili.

Chiunque mi conosca sa quanto io ami e ammiri Laura. È la sorella che mi ha dato il dono della musica”, ha confessato Luis. “Grazie Fonsi mio. La nostra amicizia è come la tua voce, unica, grande e indimenticabile”, ha risposto Laura.

Roma, ecco il nuovo duetto di Laura Pausini con Luis Fonsi (VIDEO) - Roma - Gay.it
 

L’uscita del brano era stata annunciata sul palcoscenico del Kaseya Center dopo che i due artisti, legati da una solida amicizia, hanno cantato “Inolvidable“, uno dei più grandi successi di Laura Pausini, di fronte a 12mila spettatori riuniti per il concerto di Miami del Laura Pausini World Tour 2023/2024

Il singolo è accompagnato da un video diretto da Carlos Perez (direttore creativo di Elastic People), girato in bianco e nero in un aeroporto di Miami con la partecipazione di Fonsi e Laura Pausini, il cui ultimo disco di inediti è stato Anime parallele, uscito lo scorso anno.

Roma, ecco il nuovo duetto di Laura Pausini con Luis Fonsi (VIDEO) - LF LP ROMA SINGLE - Gay.it
ROMA, IL NUOVO SINGOLO DI LUIS FONSI CON LAURA PAUSINI
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Gianna Ciao, le lesbiche durante il fascismo e la Giornata Mondiale della Visibilità Lesbica https://www.gay.it/gianna-ciao-le-lesbiche-durante-il-fascismo-e-la-giornata-mondiale-della-visibilita-lesbica https://www.gay.it/gianna-ciao-le-lesbiche-durante-il-fascismo-e-la-giornata-mondiale-della-visibilita-lesbica#respond Fri, 26 Apr 2024 10:57:47 +0000 https://www.gay.it/?p=250194

“Quando si parla di amore ci protendiamo sul condividere, che è solidarietà e affettuoso incontrarsi: è lontano dal dividere, che può comportare numerazioni, gerarchie, l’insorgere conflittuale, il calcolare, il più e il meno, chi merita tot e chi questo o quello.

Chi condivide è spinto dalla necessità di incontrarsi, dallo spaccare la solitudine per aprire le braccia non ai volti di eroi prestabiliti con la morte nei fucili, ma agli anonimi che bruciano lacrime e sangue per seguire le loro idee e inclinazioni, e che conoscono infine i baci al profumo di tiglio”.

A due mesi dalla marcia su Roma, che nel 1922 segnò l’inizio di uno dei periodi più bui della nostra storia, nasceva Gianna Ciao, figura destinata a lasciare un’impronta indelebile nella Resistenza italiana.

L’opera di Gianna dopo la guerra, la sua vita a Saint-Paul-de-Vence tra artisti di calibro internazionale, e le sue riflessioni sulla dualità della lotta e dell’amore, temi universali che trovano risonanza nelle sue esperienze personali come donna lesbica, è uno specchio in cui possiamo riconoscerci anche oggi.

In principio fervente antifascista, cacciata dal liceo per le proprie idee sovversive, e poi gappista, l’orientamento sessuale di Gianna Ciao è una dimensione che raramente emerge nelle narrazioni mainstream, dove le storie di lesbiche come lei spesso sfumano ai margini (qui un nostro racconto delle donne della Resistenza Partigiana).

Giornata della Visibilità Lesbica: perché ricordarla
Giornata della Visibilità Lesbica: perché ricordarla (foto da: nonseilunica.it)

Oggi, nella Giornata Mondiale della Visibilità Lesbica – che si celebra tutti gli anni il 26 aprile – ricordiamo un’eredità frequentemente omessa o sottostimata, che ancora una volta svela una persistente reticenza a riconoscere pienamente il ruolo delle donne – lesbiche o non – nella storia, con il duplice obiettivo di delegittimare un movimento le cui origini si estendono ben oltre i moti di Stonewall, nonché il contributo femminile nella storia.

La storia delle lesbiche durante il nazifascismo è una narrazione che emerge solo a tratti nella storiografia moderna, frequentemente messa in ombra da un velo di silenzio e negligenza. Le commemorazioni ad hoc sono scarse e ottengono poca visibilità, e nonostante gli sforzi dei collettivi a livello internazionale, non esistono monumenti per ricordare le donne lesbiche vittime dei totalitarismi.

All’epoca delle deportazioni nei campi di concentramento, il regime adottava il “triangolo nero per marcarle e classificarle tra le persone considerate “asociali”. Un simbolo che non solo sanciva il loro isolamento e la loro persecuzione, ma cancellava anche la legittimità della loro identità in un unico, drammatico gesto.

Ines Rieder, storica austriaca, ha documentato oltre 60 episodi di donne arrestate dalla Gestapo a causa della loro omosessualità. Ma probabilmente si tratta solo della punta dell’iceberg di tutti i reperti storici che aspettano di essere svelati.

La conoscenza e la commemorazione della storia sono fondamentali per preservare i principi di democrazia e libertà, valori per cui anche le partigiane lesbiche hanno combattuto con ardore. Tuttavia, ci si chiede quanto di quell’impegno, assunto meno di un secolo fa con il giuramento di opporsi a qualsiasi regime oppressivo che limiti le libertà individuali di determinati gruppi sociali, sia ancora vivo oggi.

Il 25 aprile di quest’anno ha assunto un tono ineditamente divisivo. Per la prima volta in decenni, la celebrazione della Liberazione è stata segnata dalla minaccia di un ritorno alla soppressione delle libertà di stampa e informazione. Tuttavia, i segni premonitori di un’inclinazione autoritaria da parte di questo governo erano evidenti già da tempo, ben prima che la sua deriva diventasse palese. In molt* hanno semplicemente rifiutato di coglierli.

Giornata della Visibilità Lesbica
Giornata della Visibilità Lesbica

Quando innumerevoli famiglie in tutta Italia si sono trovate oggetto di una persecuzione spietata già nei primi mesi dall’insediamento di questo governo e la nostra costituzione antifascista è stata più volte vilipesa dalle dichiarazioni dei suoi esponenti, al di fuori della comunità LGBTQIA+ e degli attivisti, non si è battuto ciglio.

Le storie di famiglie omogenitoriali smantellate dalla ferocia di questo governo le abbiamo raccontate ben prima che una circolare ministeriale emanata in occasione della Giornata della Memoria rifiutasse di citare l’omocausto.

Tra quelle storie, tantissime sono di donne lesbiche ritrovatesi, nuovamente, a combattere per non essere cancellate – letteralmente – dai registri dell’anagrafe, sui certificati di nascita dell* propr* figli*. Donne che lottano per l’amore, per la libertà e per una patria che possa finalmente accoglierle come figlie legittime al di là del ruolo di mogli e subordinate.

Donne che, come molte partigiane lesbiche, possono giurare solo sulla propria parola e sperare di essere credute da un patriarcato che non riesce a collocarle in nessuno dei propri rigidi paradigmi.

Lesbiche di tutta Europa
Lesbiche di tutta Europa

Scenderanno nuovamente in piazza, unite e determinate, questo sabato 27 aprile a Roma, sostenute da una rete di organizzazioni non governative e gruppi di attivisti per manifestare contro le politiche discriminatorie del governo Meloni, e per promuovere i diritti e la visibilità delle madri lesbiche e delle persone trans* – fondamentali nella lotta transfemminista.

La lotta di Gianna Ciao diventa oggi tristemente moderna, in modalità e spiriti diversi, ma con un comune denominatore: la volontà non solo di resistere, ma di esistere, di essere visibili. Di scampare, ancora una volta, alla cancellazione che ci insegue.

E di farlo non con l’odio che divide, ma sempre con l’amore che unisce.

 

In copertina il ritratto di Gianna Ciao è tratto da una foto di GayNews

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Giornata della Visibilità Lesbica: perché ricordarla https://www.gay.it/giornata-della-visibilita-lesbica-perche-ricordarla https://www.gay.it/giornata-della-visibilita-lesbica-perche-ricordarla#respond Fri, 26 Apr 2024 10:30:01 +0000 https://www.gay.it/?p=210022

Il 26 Aprile è la Giornata Mondiale della Visibilità Lesbica.
E se non lo sappiamo, è parte del problema.

Istituita nel 2008, è quella giornata per dare spazio, attenzione, e priorità alla grande L del movimento, ribadendone l’importanza come monito per il resto dell’anno. Alcuni diranno: ma le donne lesbiche non sono già incluse nel LGBTQIA+ History Month o in tutte le altre ricorrenze e attività dedicate al movimento queer?La risposta è non abbastanza. Per affermare e rivendicare la propria soggettività, le donne lesbiche hanno sempre dovuto scontrarsi con uno sforzo in più: non solo quello di interfacciarsi con una società eteronormata e omofoba, ma anche fallocentrica e patriarcale (che sono diverse facce della stessa medaglia), trascinando strascichi di misoginia fino ai giorni nostri.

Giornata della Visibilità Lesbica: perché ricordarla - Mariasilvia Spolato Panorama - Gay.it
Pagina di Panorama del 1972, dedicata al coming out di Mariasilvia Spolato

Una doppia battaglia iniziata l’8 Marzo 1972, quando Mariasilvia Spolato – una delle prime donne a far parte del FUORI! (Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano) – sfilò per Piazza del Popolo con un cartello su scritto “Liberazione Omosessuale”: nella giornata internazionale della donna, fu la prima a dichiarasi lesbica in una piazza italiana. La foto finì sulla copertina di Panorama e Spolato venne licenziata dalla scuola statale dove insegnava e ripudiata dalla famiglia, ma divenne pioniera e simbolo di autodeterminazione contro ogni dogma dello status quo. Nel 1974 venne pubblicato un numero del FUORI! firmato solo da donne, con l’obiettivo di denunciare le dinamiche misogine e maschiliste presenti anche all’interno del movimento omosessuale. Verso la fine degli anni Settanta nacquero i primi collettivi lesbici, dalle Brigate Saffo a Torino al Gruppo Realtà Lesbica di Firenze, al Rifiutare e Identità Negata a Roma e Donne Omosessuali a Milano. Nel 1981 a Roma venne fondato il Collegamento Lesbiche Italiane (CLI), per promuovere gruppi d’incontro e bollettini che divulgassero la cultura e la politica lesbica, creando un collegamento con le donne di altre città. Il collettivo femminista di via Pompeo Magno divenne punto d’incontro tra donne omosessuali e non, rendendo il lesbismo parte integrante e fondamentale per la battaglia femminista. In entrambi i casi, erano mosse dallo stesso obiettivo: ribellarsi e sovvertire un sistema che vuole le donne relegate a ruoli precostituiti, esclusivamente eterosessuali, e in funzione del piacere maschile.

Giornata della Visibilità Lesbica: perché ricordarla - Liliana Barchiesi Movimento Femminista 19741979 stampa bn analogica cm 40x50 1 - Gay.it
Liliana Barchiesi, Movimento Femminista, 1974/1979

Il 26 Aprile è una giornata per ricordare, oggi più di ieri, l’urgenza di un approccio intersezionale nella battaglia queer, dando spazio ad ogni gruppo marginalizzato ma anche riconoscere i nostri privilegi: perché anche nella comunità LGBTQIA+ ci si addormenta sopra una rappresentazione che dà massima priorità al maschio gay (possibilmente bianco, cis, e abile) e ne universalizza il punto di vista, lasciando ancora una volta le donne ai margini. Dare visibilità, significa anche passare il microfono, osservare il mondo attraverso una nuova lente, e mettere in discussione i nostri bias – partendo da quella misoginia interiorizzata che la comunità gay continua ad assecondare – e liberarci davvero.

Leggi anche: Le donne del 25 Aprile, combattenti mai più dimenticate.

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Kim Petras cancella tutti i concerti estivi per “problemi di salute” https://www.gay.it/kim-petras-cancella-tutti-i-concerti-estivi-per-problemi-di-salute https://www.gay.it/kim-petras-cancella-tutti-i-concerti-estivi-per-problemi-di-salute#respond Fri, 26 Apr 2024 10:00:21 +0000 https://www.gay.it/?p=250178

Kim Petras ha cancellato i suoi concerti estivi a causa di “problemi di salute”.

La hitmaker di “Unholy“, vincitrice di uno storico Grammy insieme a Sam Smith e il mese scorso vista in tour a Milano, ne ha dato notizia via social: “Miei cari, sono devastata nel scrivere questo ma sto attraversando alcuni problemi di salute e sotto consiglio medico ho dovuto  prendere la difficile decisione di non esibirsi in nessun festival quest’estate”.”Vi amo così tanto e mi farò perdonare, tornerò più in forma che mai molto presto.”

Petras non è entrata nei dettagli relativi alle proprie condizioni di salute.  La cantante avrebbe dovuto esibirsi in una serie di concerti estivi, che comprendevano il Primavera Sound a Barcellona, Mighty Hoopla a Londra, il Primavera Porto in Portogallo, Capitol Hill Block Party a Seattle.

Solo la scorsa settimana Petras era stato annunciata come headliner di LadyLand 2024, l’annuale festival Pride di Brooklyn, New York. Lo scorso febbraio Petras ha pubblicato il suo ultimo EP, Slut Pop Miami, in cui ha affrontato temi come  positività sessuale e inclusione LGBTQ+. Alla BBC, subito dopo l’uscita dell’album, ha precisato: “Sono sempre stata circondata da donne incredibili. Anche a scuola, le persone che mi difendevano e capivano la mia condizione erano donne”.

Kim è sempre stata una valorosa sostenitrice della comunità, condannando pubblicamente le politiche sessiste e transfobiche esplose negli ultimi anni negli Stati Uniti. “Penso che il desiderio degli uomini di controllare il corpo delle donne sia da sempre la piaga di questo pianeta”, ha detto. “Va di pari passo con l’essere transgender. Le persone che volevano vietarmi la transizione sono le stesse che vogliono vietare alle donne di abortire o fare sesso e persino di trarne profitto”.

Kim Petras cancella tutti i concerti estivi per "problemi di salute" - Kim Petras - Gay.it

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