Il coming out è un passo importante per ogni ragazzo gay, ragazza lesbica, bisessuale e per le persone transessuali. E per tutte le categorie che la nostra comunità accoglie al suo interno. Il momento di uscire dall’armadio sarà sicuramente complesso, difficile da superare, ma potrà anche essere un momento di liberazione, perché potrai finalmente essere te stesso, senza preoccuparti di quel che pensa la gente. E soprattutto, non dover più rispondere alla domanda tradizionale dei parenti impiccioni “e la fidanzatina?“.
Si legge spesso di coming out terribili, in cui genitori non la prendono bene e attaccano i figli, a volte fisicamente a volte verbalmente. Ma non tutti i genitori reagiscono con la violenza, non tutti i figli vengono cacciati di casa e non tutti vengono mandati da uno psicologo per “essere curati”.
Come fare il coming out
Se hai preso la decisione di compiere questo passo, prima di tutto devi essere a tuo agio. Hai fatto il coming out con te stesso? E’ quello che si fa davanti a uno specchio, da soli, o in un luogo dove ti senti in pace col mondo. Può essere in riva al mare, disteso a letto, o anche in un autobus pieno di gente. Non importa dove, perché l’importante è affermare tre semplici parole: “io sono gay“. Quando prendi coscienza e accetti questo, sarai anche pronto di dirlo agli altri.
Da chi partire? Un fratello? Amici? Mamma e papà? Questo è il primo difficile passaggio. Se non conosci ancora l’opinione dei tuoi genitori a riguardo, devi prima sondare il terreno cercando di tirare fuori l’argomento. Episodi omofobi raccontati dal telegiornale, gay pride o unioni civili sono alcuni spunti che potrebbero spingere a commentare l’argomento, e bastano poche parole per capire la posizione di una persona nei confronti dell’omosessualità. Ma ricorda: avere un figlio gay è diverso da vedere un servizio al telegiornale, e le opinioni possono cambiare (in positivo) quando si è toccati dall’argomento di persona. Partire dal/la migliore amico/a è più semplice, perché dopo un’amicizia che dura da anni, non sarà di certo un problema se sei gay o meno. I veri amici, anche se con posizioni politiche più conservatrici o idee personali non del tutto aperte, capiranno che non cambierà nulla nel vostro rapporto, al massimo vi faranno qualche battutina per smorzare la tensione. Con il suo aiuto, avrai un modo per sfogarti e un amico con cui essere te stesso, senza fingere di apprezzare una bella ragazza o un bel ragazzo (a seconda dei gusti) solo perché così vuole la società. Anche il/la fratello/sorella di solito può aiutarti, perché sarà un eccellente complice e ti aiuterà e supporterà.Se hai deciso di dirlo ai tuoi, devi almeno fingere di essere calmo. L’agitazione è normale che ci sia, ma un tremolio, la voce rotta dall’emozione ed eventuali pianti non faranno atro che agitare anche mamma e papà. Il consiglio più utile è quello di essere chiari fin da subito. Nessun giro di parole, arriva subito al punto. Non vuoi dire “sono gay”? Ci sono altri modi: provo attrazione per i/le ragazzi/e, Marco/Laura non è solo un/una mio/a amico/a ma è il/la mio/a ragazzo/a (nel caso tu abbia già un/a compagno/a). Non ricevi una risposta immediata, ma solo uno sguardo serio e inespressivo? Niente paura. Stanno metabolizzando la cosa, stanno cercando di capire quello che hai appena detto. Quello che succederà ora, non è possibile saperlo (per questo è importante sondare il terreno prima). Una cosa è sicura: tua mamma già lo sapeva.
Cosa è possibile fare e cosa capiterà ora?
Parola d’ordine: tempo. Aspetta, sia per le prime reazioni sia nei giorni a seguire. Con una reazione tranquilla, si potrebbe cominciare a parlare di te, magari con solo tua mamma o solo il papà. Un comportamento comune è quello del silenzio, alcuni giorni o settimane di contatti ridotti al minimo, che finiranno con una domanda banale; sarà il segnale che hanno metabolizzato la cosa e anche se non sono felici al 100%, ti capiscono e accettano. Nei casi estremi si segnalano discussioni, pianti isterici, melodrammi, e raramente anche la cacciata di casa. Se hai paura di avere dei genitori omofobi, cerca un amico che ti possa ospitare prima. E’ una situazione drastica, ma l’unica da adottare in questi casi.Nei casi più positivi, si può creare un dialogo, che potrebbe anche rinsaldare il rapporto, creare un legame più forte di prima, perché gli hai dato fiducia e hai visto che ti accettano per quello che sei. Alcuni genitori possono superare il momento, per poi “dimenticarlo”. O meglio, archiviarlo. Non ci si pone il problema e si spera che prima o poi porti a casa una persona del sesso opposto come fidanzato/a. Non è certo il comportamento migliore, perché sarà solo un modo per non affrontare la discussione.
Consigli
Non sai come dirlo? Fatti aiutare. Se hai un ragazzo o una ragazza, portalo a casa. La sua presenza ti darà il coraggio, la sua mano che stringe la tua, la sua voce a sostegno e la dimostrazione di un amore vero e naturale, sarà un aiuto più forte di quanto pensi. In alternativa, i volontari di Agedo sono disponibili a incontri sia per fornire un aiuto a vuole fare coming out sia ai genitori degli stessi. Sono in tutta Italia, basta organizzare un incontro!
Anche la partecipazione a gay pride ed altri eventi culturali a tema LGBT+ aiuterà i genitori a capire che non è un mondo a sé stante, che non sono solo sfilate con vestiti glitterati e sesso con sconosciuti.
In qualunque maniera vada, ti sentirai comunque più leggero, liberato da un peso enorme che ti aiuterà ad essere te stesso e vivere liberamente.
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