Quei gay che cercano l’approvazione eterosessuale

La nostra battaglia non è fatta per essere accettati dopo esser stati mutilati, addolciti, addomesticati. Del loro fastidio non dobbiamo occuparci.

Quei gay che cercano l'approvazione eterosessuale - stevenmeiselkitbutler - Gay.it
6 min. di lettura

Quanta libertà si riconoscono gli omosessuali?

Alcuni fatti di cronaca degli ultimi giorni coi loro relativi movimenti di ricezione, interpretazione e commento sui social, hanno portato a galla alcuni aspetti piuttosto interessanti ma pure inquietanti della coscienza media LGBT.

La mia tesi è piuttosto chiara: una parte della comunità LGBT e in particolare una parte dei maschi omosessuali (che son quelli che conosco meglio e si espongono di più) ha la tendenza ad autointerpretarsi attraverso gli occhi degli eterosessuali e neanche tanto con quelli dell’eterosessuale generico, ma proprio del nemico, dell’etero ostile. Come se fosse attivo al fondo della coscienza omosessuale una specie di mantra sottotesto in loop: loro-hanno-ragione-non-dobbiamo-fare-cazzate-dobbiamo-stare-schisci-non-dare-nell-occhio-darci-una-regolata-prendere-a fare -i-seri-così-da-essere-accettati. Insomma, il contenimento o addirittura la negazione della propria identità per poter esistere.

Di recente, dopo un mio articolo giocoso sulle ’emozioni dei gay’ ho captato malumori e incomprensioni: mi è arrivata l’accusa di alimentare la visione che gli eterosessuali hanno di noi, una visione stereotipata, funzionale alla discriminazione. Questo perché nell’articolo parlavo di grandi classici della costellazione emozionale “gay” come splendidismo o principessitudine. Ora, poniamo, e se anche questa visione fosse vera? Il problema è lo stereotipo o la discriminazione?

Uno stereotipo, di per sé, non legittima alcuna violenza. Perché non c’è scorrettezza morale, violazione di libertà altrui nelle nostra esistenze, anche se fossero afflitte da quegli stereotipi. Molte persone invece – questa è una delle amare lezioni in cui mi sono imbattuto – di fronte al dileggio perpetrato verso gli LGBT cercano di smarcarsi dall’identità queer, dicendo che non è vero, non siamo così.

Eppure vorrei ribadire invece che noi siamo così. Siamo certamente, in gran parte, anche così. Molti di noi sono effettivamente effemminati, molti di noi curano molto il loro aspetto, danno importante ai risvolti estetici dell’esistenza, all’arte, alla moda, alla musica e alle celebrities, molti di noi si trovano meglio con le donne, non giocano a calcio, non amano i motori, dedicano al sesso molte energie, almeno mentali. Non tutti certo, ma tanti, tantissimi sì.

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Sarebbe il caso che tutti noi provassimo a prendere consapevolezza dalla tendenza a giustificarci, che è poi un chiedere di poter esistere. Una richiesta silente, che non giunge mai esplicitamente alle labbra ma che possiamo facilmente immaginare: “va bene, va bene, siete più forti, ma permettetemi di esistere, d’altronde guardate, vedete, siamo normali, non siamo così tanto fastidiosi, siamo come voi”. E anzi peggio, diventa anche motivo di frattura interna. Di critica e addirittura odio contro le checche e le sfrante e le passive, contro i visibili, gli appariscenti ovvero contro chi se ne frega.

LGBT vs LGBT. Odio intestino. Fratricidio.

Un’implorazione fastidiosa verso la maggioranza, tra l’altro  inutile e superflua. Inutile, perché non cambierà nulla, prima o poi la diversità emergerà, perché sta lì, scritta nel nostro corpo e nella nostra storia. Quindi tanto vale rivendicarla dall’inizio e alla grande. Mettere da subito le cose in chiaro.

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Un altro momento recente di sgomento l’ho sperimentato quando ha iniziato a diffondersi la notizia che l’attentatore di Nizza avrebbe avuto amanti uomini. La reazione di alcuni è stata sorprendentemente irruente, tesa. Non bisogna parlarne, ci avete scritto in tanti. Non bisogna dare pane per i denti degli omofobi – esibendo il timore che si creasse nell’opinione pubblica l’equazione gay uguale terrorista. Una paura francamente delirante perché nessuno, se non qualche risibile integralista – e certo non possiamo calibrare le nostre scelte sui malati di mente – potrebbe voler sostenere cose del genere.

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Photo: Kit Butler by Steven Meisel for Vogue Italia Maggio 2016

Se l’omosessualità entra a far parte di queste vicende, si tratta al contrario di un’occasione importante per rilanciare la nostra proposizione. Perché offre l’occasione di ribadire che in una religione ostile all’autodeterminazione, si possono creare concentrati di tensione e odio per se stessi e gli altri che erompono in tragedie del genere. Com’è possibile che si arrivi invece a chiedere, come di fatto è successo, di mentire, occultare, tacere, quando invece sarebbe importante e urgente proprio infiltrarsi nella trama dei fatti e raccontare e mostrare come il male s’è condensato, aggregato? A quali condizioni, sotto l’azione di quali forze ha potuto produrre quello che è capitato.

Infine, un grande classico. Quanto è stancante e poco interessante la vox populi dei contestatori del Pride secondo cui bisogna finirla con gli eccessi, i boa, i tacchi, le parrucche. Sembra che chi contesta il Pride, lasciatemelo dire, sia estraneo proprio all’idea stessa di “pride”, di orgoglio. Come se per queste persone non ci fosse niente di bello nell’essere diversi, nel provocare, nello scuotere lo status quo. E fosse necessario a tutti i costi – per salvarsi – ricondursi alla norma, essere uguali.

Ma attenzione: chi contesta il folklore e l’estetica degli eventi LGBT deve tenere conto che c’è un peso tradizione di cui bisogna tenere conto. E anche la comunità LGBT ha la sua tradizione, coi suoi diritti. Una tradizione di colori, pelle scoperta e piccole infrazioni. Di baci sfacciati da adolescenti mai cresciuti e musica alta. Una tradizione che proprio nel Gay Pride ha il suo culmine politico ed estetico. Piaccia o no, questa è l’eredità che ci hanno lasciato quelli che, prima di noi, hanno provato ad alzare la testa. Un’eredità che merita non solo rispetto, ma anzi celebrazione. E a proposito fatevi un giro su La Storia del Movimento LGBT che stiamo pubblicando su gay.it

Già, perché ognuno di noi LGBT ha nella vita i suoi riferimenti. Qualcuno è parrucchiere di provincia, qualcun altro gallerista o ricercatore universitario, ma tutti troviamo, o almeno dovremmo poter trovare, nel Pride uno spazio libero e accomunante. Si può andare al Pride nudi o col saio. La dimensione è inclusiva. Ma quelli col saio non dovrebbero lamentarsi della nudità degli altri, altrimenti viene il dubbio che la loro visione non sia organica alla comunità, quanto piuttosto mutuata da quella ben più restrittiva e giudicante degli eterosessuali infastiditi. Che giustamente sono infastiditi e non capiscono il senso di certi atteggiamenti: non li capiscono perché quegli atteggiamenti nascono proprio come reazione ai loro dictat, al loro dogmatismo culturale. Sono fatti apposta per infastidirli.

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In fondo cos’è l’identità gay e queer se no questo? Cos’è se non il rivendicare che ci sono tutta una serie di cose che possiamo fare anche se ci hanno insegnato che non è così? Libertà di costume e movimento sulla scena del mondo. Libertà di essere ragazzi con lo smalto e essere ragazze rasate, di cantare le canzoni in falsetto e di sculettare e fare le sceme, di mischiare le carte, confondere le idee.

Tante, troppe sono le situazioni in cui sembra che la comunità omosessuale tenda a guardarsi coi presunti occhi degli etero, occhi patriarcali, maschilisti, misogini. A pensare che gli uomini devono essere maschili, pena la perdita della dignità e le donne femminili, pena il declassamento a cessi inchiavabili. Davvero troppo spesso si assiste all’omofobia interiorizzata, all’odio verso le contaminazioni di genere, soprattutto verso il grande scandalo della femminilizzazione del maschile. La bestia nera della nostra società machista.

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C’è un certo rifiuto generalizzato verso la ‘differenza gay’, una tendenza a ridurre l’identità a un punto di intimità genitale da sbrigarsi nella penombra della camera da letto. Io credo fortemente che invece ci sia un’identità gay. O meglio una galassia di identità, ma con aspetti comuni, intrecciati che possono e devono essere raccontati e descritti, senza paura di dare nell’occhio. I gay sono, per molti aspetti, altro dagli etero e non certo solo per i loro rapporti sessuali.

Non è che il problema sia il fatto rendersi riconoscibili? È vero che se non si è diversi non si può essere riconosciuti e quindi si è più protetti.

Sarebbero davvero ora di fare questo scatto in avanti e smetterla di guardarci dietro per vedere se ci stanno dando fuoco alla coda. Sì quella di paglia: l’origine dell’espressione fa riferimento alla pratica medievale di umiliare gli sconfitti o i condannati attaccando loro una coda di paglia, con la quale dovevano sfilare per la città a rischio che qualcuno gliela incendiasse come gesto di ulteriore scherno.

Ai nostri nemici non dobbiamo nulla. Non ci devono concedere niente. Se a qualcuno così sembra è solo perché viviamo immersi in una serie di ingiustizie depositate, istituzionalizzate, a cui ci siamo abituati. Ma se è vero che spesso dobbiamo conviverci non vuol dire che dobbiamo accettarle o addirittura alimentarle. Dire le cose come stanno è un valore, a cui è importante provare a restare fedeli.

La nostra battaglia non è fatta per essere accettati dopo esser stati mutilati, addolciti, addomesticati. Del loro fastidio non dobbiamo occuparci. La nostra battaglia dovrebbe portarci a poter entrare così come siamo nell’arena della rappresentanza e della piena, paritaria cittadinanza. A questo dobbiamo puntare. Se le cose fino ad ora sono andate diversamente, pazienza. Non dobbiamo ambire a collocarci in uno sfondo già dato, vecchio, illiberale. Dobbiamo pensare a trasformare quello sfondo. 

Che di fatto significa dare spazio alla liberazione della cultura dalla natura, all’uso esclusivamente amoroso dei corpi, all’impossibilità di tracciare linee rette tra biologia, identità e ordine del cuore.

Jonathan Bazzi

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ethan 1.11.16 - 10:48

IO NON FACCIO NIENTE PER CERCARE L'APPROVAZIONE ETEROSESSUALE. MA NEMMENO SENTO IL BISOGNO DI CERCARE L'APPROVAZIONE OMOSESSUALE. (i "paladini" se ne facciano una ragione). Trovo l'articolo interessante, nonostante non condivida molti dei punti. Sono d'accordo col fatto che non dobbiamo ammansirci per sentirsi accettati dagli eterosessuali. Ma ancora una volta sento il rischio del pensiero omosessuale univoco. Se non si è colorati, esuberanti, amici delle donne, amanti dello shopping, subito siamo etichettati come repressi e vittime della visione eterosessuale. Il Pride è un carrozzone? Non lo so. So che gli anni passano, le cose cambiano, ci si evolve... capisco che è la nostra "storia"... e allora? Deve rimanere immutata? Tenuta in formalina e ritirata fuori uguale a se stessa di anno in anno? Quello che era potente e provocatorio e sacrosanto 40 anni fa, non possiamo dare per scontato che lo sia ancora oggi. Anzi. Il problema non è "abbassare la cresta" per non risultare indigesti agli etero, ma più profondo, a mio avviso: il problema è il fatto di dare per scontato che il "pride è così". Dare per scontato che sia ancora provocatorio, di impatto, potente, solo perché è eccessivo e sopra le righe. Niente di più sbagliato. Può essere così e funzionare alla grande, ma potrebbe anche essere diverso, bellissimo, nuovo. Invece perché questa visione dittatoriale del "noi siamo così e se osi dire che non siamo così sei omofobo inside"? Poi oh, al pride ci vado eccome. Esagero: ci sono molti gay con un'eccessiva attenzione per il corpo, lo shopping, la musica di mmerda? Pretendo di sentirmi libero di dire che mi stanno sul cazzo. Come mi stanno sul cazzo gli etero con un'eccessiva attenzione per il corpo, lo shopping, la musica di mmerda. Non mi sento in dovere di usare due pesi e due misure. I diritti li dobbiamo avere perché è sacrosanto. Punto. E non c'entra niente se tutte le "tipologie di gay" mi stanno simpatiche o meno. I diritti dobbiamo averli come individui. Siamo maschi a cui piacciono i maschi e vogliamo pari diritti e dignità di esistere. Con ogni nostra sfumatura. Ma non combatto per i cliché, non combatto per queste presunte "caratteristiche tipiche dei gay" di cui parla l'articolo... siamo tutti diversi, tutti abbiamo diritto di vivere liberi e come vogliamo, con i nostri gusti e modi di essere. Ma non sono questi i termini della lotta. Non ci sono delle "caratteristiche tipiche del gay" da far accettare, c'è la libertà di ogni singolo individuo di essere così com'è da far accettare. E queste sono due cose diverse.

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Alex Morgillo 21.7.16 - 18:42

Io non so cosa ci vediate voi nella foto di apertura (Kit Butler by Steven Meisel for Vogue Italia Maggio 2016). Io personalmente ci vedo NON un gay ma un facchino/soldato/carabiniere eterosessuale che si avvinghia nella pelliccia della ricca signora che ha appena scopato. Questo solo per dire che spesso siamo noi ad avere una visione stereotipata del maschio eterosessuale. E molto spesso il sedicente maschio eterosessuale stereotipato altro non sarebbe che un omosessuale represso o clandestino, quindi omofobo. Occhio agli stereotipi dunque ed agli stereotipati. Tempo di crescere.

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    Giuliano Federico 25.9.16 - 13:52

    Ciao, il gioco di Meisel è lievemente più sfumato di come lo intendi tu, ma nel complesso la sua provocazione era quella e anche la nostra e anzi grazie che l'hai colta. Non ho capito: cosa ti stona?

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Mauro Magoelite Casotti 21.7.16 - 13:52

Sarà il cambio di direttore, non so, ma trovo sempre più analisi ed articoli interessantissimi negli ultimi tempi. La questione proposta è un classico. Bazzi ha ragione da vendere, sul piano delle libertà civili e del liberalismo compiuto. Essere se stessi è un diritto. Bisognerebbe però considerare due fattori: uno storico, l'altro "antopologico": se nei '70 la comunità gay era sulla scia della sinistra rivoluzionaria che voleva il libero amore e distruggere la famiglia borghese, la sconfitta storica del comunismo ha fatto si che le battaglie degli ultimi 20 anni (almeno) siano di inclusione e "borghesizzazione" dell'omosessuale. Secondo punto: offrire punti di contatto e similitudine crea identificazione ed empatia, indispensabili per convivenza e inclusione sociale. E' brutto, ma è "umano, troppo umano". E' lo stesso meccanismo per cui una strage in Amerca non si scuote come una strage a 500 chilometri da noi.

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    fabulousone 21.7.16 - 14:35

    Ma meno male che ci siamo evoluti, liberandoci dalla gabbia in cui gli omofobi avevano tentato di rinchiuderci, quella del pseudo-rivoluzionarismo, quindi della condanna a fare i perenni alternativi, i perenni contestatori, a fare quelli che vogliono impedire a chi si vuole sposare di farlo, quelli che devono essere per forza contro tutto e tutti. Ci siamo evoluti, grazie al cielo.

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Jacopo Stefani 21.7.16 - 10:23

madonna mia, la sagra dei luoghi comuni. se volete che il mondo progredisca, dovete far progredire anche il vostro pensiero. che siete nati uguali a tutti gli altri, ma come tutti gli altri sembrate non averlo capito manco per un cazzo.

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Pierangelo Bucci 21.7.16 - 7:27

Abbastanza d'accordo, però non dividerei nettamente la questione fra effeminatezza e machismo gay, perché spesso molti gay visibili da Urano sono velatissimi e accusano di cialtroneria chi rivendica diritti ed è dichiarato. Il problema non è essere più o meno maschile, ma essere dichiarato o meno, è lì la linea di confine che spaventa veramente. L'incapacità quindi a essere se stesso, perché per chi è velato, colui che non lo è, rappresenta la cattiva coscienza, è lì a ricordarti quel fiume non attraversato.

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Giovanni Di Colere 20.7.16 - 21:38

Sono d'accordo su molte cose scritte in questo pezzo ma vorrei sommessamente far notare all'autore che 20 anni di gay pride non hanno portato a un solo diritto e neanche a una legge contro l'omofobia mentre è dovuto verire uno scout cattolico a farci ottenere in un colpo una legge rivoluzionaria in questo Paese e inimmaginabile solo 5 anni fa.

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    Pierangelo Bucci 21.7.16 - 7:43

    Noi non dobbiamo ringraziare nessuno. Quel poco che è stato raggiunto, è stato raggiunto solo grazie ai nostri sforzi attraverso gli anni.

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      Mauro Magoelite Casotti 21.7.16 - 13:50

      Chiunque sia onesto e obiettivo dovrebbe ringraziare il decisionismo, la strategia e il coraggio di inimicarsi vaticano ed elettorato cattolico di cui è stato protagonista Matteo Renzi (ovviamente partendo da 30 anni di battaglie lgbt, ci mancherebbe!)

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        Pierangelo Bucci 21.7.16 - 14:02

        Non c'è da ringraziare nessuno, direi il contrario. Renzi ha cercato di "limitare i danni" con una legge mutilata e scadente, rispetto alle tante sentenze italiane ed europee, se proprio la vogliamo dire tutta. Una legge minimalista, a tratti offensiva, che non può essere la nostra legge in nessun caso, perché non pone le persone omosessuali sullo stesso piano di quelle eterosessuali e quindi intrinsecamente discriminante. Ma non è una questione così importante, perché è solo una tappa sulla strada dell'eguaglianza, che, come tutti sanno, non è solo legislativa, ma soprattutto di fruibilità sociale. La strada maestra rimane quella della promozione della libertà nell'essere se stessi, sempre, in ogni occasione.

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Anto Salerno 20.7.16 - 21:32

All autore dell articolo: purtroppo non e' facile cambiare la mentalità degli italiani.. Ci si perde solo tempo.. Gay o etero che siano e" una questione culturale proprio ... Pensi che ancora nel 2016 ci sono ragazzi che si fidanzano con donna per copertura sociale con atteggiamenti di avversione verso le coppie gay o lesbo.. Ricordo che molti bisessuali in segreto mi raccontano sulle chat per incontri gay che odiano gli effeminati perché non hanno una dignità.. Invece loro che prendono in giro una donna sono molto dignitosi e seri.. Poi fanno tanto i maschili e si nascondono come vigliacchi ... E' la cultura degli italiani purtroppo.. Complimenti per l articolo.. Buon lavoro

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Davide 20.7.16 - 16:59

Ma che articolo è mai questo? Io dico, è inutile che ci giriamo intorno, i diritti gay arrivano SOLO attraverso l approvazione della maggioranza degli etero, è stato così per il referendum in Irlanda, è stato così per i vari voti nei vari parlamenti che hanno approvato matrimonio egualitario , ed è grazie a questo che in Italia siamo riusciti solo ad avere una legge di serie B . Perché non abbiamo abbastanza appoggio da parte degli etero. Dobbiamo apparire come persone serie. Se gli etero pensano che i gay sono quelle persone che stanno mezze nude sui carri del gay pride, o quelle persone che fanno sesso con qualsiasi cosa gli capiti sotto mano, non darebbero mai diritto di adozione. Quindi diamoci una regolata, facciamo i seri e i diritti arriveranno. ( Io sarei il primo a non dare un bambino a gente così)

    Avatar
    Anto Salerno 20.7.16 - 21:21

    Classica ipocrisia all'italiana la sua.. In cui conta la forma e non la sostanza.. Le ricordo che le persone serie in giacca e cravatta sono le prime che fanno le peggiori cose..

    Avatar
    Anto Salerno 20.7.16 - 21:25

    Ma poi di quale approvazione sta parlando ?? I diritti si danno perché sono giusti non perche un gruppo di persone li accettano o meno.. E poi di quale coppie etero parla ?? Ma su quale pianeta vive ?? Le coppie etero sono quelli ke fanno le peggiori cose .. Molti sono bisessuali ormai l etero e' una merce rara.. Sino a quando esiste ancora gente bigotta ed ipocrita come lei (etero bisex o gay che sia ) i diritti non si avranno mai.. Il solito problema dell Italia.. Conta la forma non la sostanza.. Io mi vergogno di essere italiano...

      Avatar
      davide 21.7.16 - 7:07

      È con una mentalità come la tua che però non abbiamo risolto nulla. Come diceva un altro utente in 20 anni di gay pride quali sono stati i passi avanti? Non è ipocrisia la mia, è realismo

        Avatar
        Anto Salerno 21.7.16 - 7:20

        Come si permette di darmi del tu ?? Parla tanto di PERBENISMO e poi non conosce nemmeno la buona educazione.. Cmq ciò che cercavo di farle capire e' anche se uno scende in piazza in giacca e cravatta a chiedere i diritti vengono fatti numerosi convegni all università e' davvero da stupidi basarsi solo sul gay pride.. Che poi se dobbiamo dirla tutta io vedo tante coppie etero che sono più scandalosi di due dragqueer del pride.. Non mi stanchero' mai di dirlo : CLASSICA IPOCRISIA ALL ITALIANA.. cmq le ripeto : se gli etero come dice lei (che poi la maggior parte sono bisessuali ) i diritti NON LI VOGLIONO DARE perché influenzati da quel retaggio culturale cattolico e fascista... NON CAMBIERANNO MAI LA LORO OPINIONE anche se io e lei ci mettiamo la giacca col papilion come fanno quelli di Pro vita.. Non e' un vestiti che fa cambiare idea ad una persona.. Ma davvero stiamo ancora a questi livelli ?? E poi diciamo la tutta ... Perche' i gay non si dichiarano ? Come volete che gli etero vogliano accettarvi SE VOI SIETE I PRIMI CHE VI NASCONDETE E NON VI BACIATE IN PUBBLICO ?? Come volete che una signora di 80 anni si abitui all amore omosessuale se non se non vede nemmeno una coppia gay per strada?? Ovviamente penseranno che sia una perversione di una minoranza...

          Avatar
          Davide 24.7.16 - 7:07

          Ahah offendi gratuitamente e poi pretendi che ti si dia del Lei.. mi sa che l ipocrita non sono io qua

          Avatar
          Anto Salerno 24.7.16 - 7:15

          Ahahah e cosa c'entra questo.. Certo che gli cafonii come lei sono bravissimi ad invebtarsi le scuse piu' assurde per giustificare la loro ignoranza. Cmq lasci perdere .. Impari prima a parlare la LINGUA ITALIANA e poi si permette di parlare con me e di commemtare . Ritorni a scuola che non può farle che bene.. (Non in una scuola cattofascista mi raccomando)

          Avatar
          Anto Salerno 24.7.16 - 7:24

          Cmq visto che lei non e' IPOCRITA perche' non ha risposto alla mia domanda.. Perche' voi gay o bisex vi NASCONDETE e poi pretendete l accettazione (come ha detto lei ) da parte degli etero ??? cosa devono accettare gli etero se voi nn vi dichiarate e non ci mettete la faccia ?? Penseranno ke i gay nom esistono come fate credere voi ..

          Avatar
          Davide 25.7.16 - 14:09

          Non rispondo perché alle provocazioni e offese ignoranti mi hanno insegnato a non controbattere, si chiama classe. Io sono fidanzato e tutti sanno che ho il ragazzo ma questo Voi non lo sapevate ( vi do addirittura del Voi per farVi contento)..il fatto che Voi non lo sapevate si chiama ignoranza e dimostra come certe persone blaterano sparando insulti senza motivo ; )

          Avatar
          Anto Salerno 25.7.16 - 14:19

          Il Voi non fa parte della lingua italiana .. Una volta si dava al Papa ma io per fortuna non faccio parte di quella casta. E' da cafoni dare del "Voi" e poi mi viene a parlare di CLASSE.. Quindi lei e' SADOMASO ?? E' CONTENTO QUANDO PER STRADA UN CATTOBIGOTTO INSULTA LEI E IL SUO RAGAZZO dandovi dei pervertiti contro natura..?? e' contento Che in Italia non e' stata approvata una LEGGE CONTRO L OMOFOBIA E TRANSFOBIA per colpa dei suoi amici cattolici che difendono la loro LIBERTA' DI OPINIONE mentre se io insulto un prete pedofilo rischio di andare in galera per reato di vilipendio.. Bene.. Come si dice: Contento lei contenti tutti.. Ahahah

    Avatar
    Pierangelo Bucci 21.7.16 - 7:23

    Il volto della vittoria del referendum in Irlanda è stato Panti Bliss, una drag queen che si è presentata in abiti sgargianti e tacchi alti. Pour parler.

      Avatar
      davide 21.7.16 - 7:26

      È proprio grazie al voto delle drag Queen infatti che hanno il matrimonio egualitario

        Avatar
        Pierangelo Bucci 21.7.16 - 7:31

        In realtà è stato grazie a una Drag Queen che, con una campagna mediatica di una potenza incredibile, ha saputo rovesciare le sorti del referendum che sembrava perso irrimediabilmente. E sai perché? Perché Panti non ha mai, nemmeno per un momento, dubitato di se stesso e della giustezza delle sue ragioni, nemmeno se avesse perso. Il Time ho inserito Panti Bliss al n. 29 fra le 100 persone più influenti della terra.

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    Niccolò Bruni 25.7.16 - 11:34

    Condivido al 100% Davide. Esattamente ciò che penso anche io, e mi rattrista vedere con quanta poca serietà certa gente si ponga nella società L'accettazione arriva solo attraverso la fiducia.

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fabulousone 20.7.16 - 16:00

Sono molto d'accordo con il fatto che l'accettazione sociale non deve passare per la negazione di sé stessi, delle proprie caratteristiche, delle proprie particolarità; anche perché se passa per la negazione anche solo parziale di quello che si è che razza di accettazione può essere... Mai rinunciare a essere a pieno ciò che si è, e quindi a vivere nel modo in cui si preferisce. E se in eventi come il pride c'è del folclore, ben venga: il pride è un evento in cui si manifesta l'amore, la gioia, l'orgoglio, per quello che si è; direi che ci sta tutto ed è sacrosanto. Attenzione però a non fare distorsioni: essere gay significa essere attratti da altri del proprio sesso. Non significa altro. Non significa avere un dato modo di pensare, di atteggiarsi, di vestirsi, determinati gusti, e così via. Non esiste una identità gay, proprio come non esiste una identità etero. Attribuire 'ai gay' determinate caratteristiche, magari dipingendoli come individui per definizione a sé stanti, perenni contestatori, in lotta con tutto e tutti, significa avere una concezione piuttosto limitante e a tutti gli effetti omofoba dell'essere omosessuali, proveniente da un passato in cui l'eterosessismo imperava e relegava, segregava, i gay in quel ruolo. I gay non sono né queer né altro rispetto agli etero. Sono persone. Ognuna con la propria individualità. Proprio come gli etero.

    Avatar
    fulviopetri 20.7.16 - 16:41

    sono assolutamente d'accordo con te. l'articolo è fuorviante e quasi ti obbliga a certi cliché. si contesta un sessismo e si impone l'opposto. non se ne esce.

      Avatar
      fabulousone 20.7.16 - 17:16

      Se ne esce :) Basta rendersi conto del fatto che discorsi come questi sono essi stessi un derivato dell'eterosessismo, perciò dell'omofobia. Se sin da piccolo ti viene detto che chi è gay è meno maschio rispetto agli altri, che quindi per i gay sono propri gli atteggiamenti tipici delle femmine, che se sei gay sei in qualche modo fuori dagli schemi, in rotta di collisione col mondo, e così via, è ovvio che poi nel momento in cui ti scopri gay magari finisci per crederti tale. Certo che non c'è alcunché di male negli atteggiamenti tipici delle femmine, nell'essere fuori dagli schemi, e così via, ma questo non può essere descritto come omosessualità. Non c'entra niente questo con l'essere gay. L'articolo giustamente parla di libertà. Bene. Libertà è anche essere ciò che si è fuori dalle limitazioni in cui gli omofobi hanno ingabbiato nel corso del tempo le persone omosessuali, inclusa questa sorta di condanna a percepirsi come esseri per definizione meno maschi, diversi, a se stanti rispetto al resto dell'umanità, a fare a tutti i costi gli outsider, gli alternativi.

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