Bbc News ha pubblicato la lettera aperta di Leo, ragazzin* gender fluid che non ci sta negli schemi costrittivi dell’anagrafe, di un mondo che ti vuole uomo o donna. Leo è “una via di mezzo tra le due cose“, come egli stess* racconta; ha trovato la comprensione totale della famiglia e la curiosità innocente degli amici, che a quell’età “pensano solo a giocare, non fa differenza“. Unico desiderio? “Non pretendo che le persone mi amino. Vorrei solo che non mi trattassero male“. Ecco la sua lettera completa.
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Non sono un bambino. Pensavo di essere un bambino perché non sono totalmente una ragazza. Abbiamo provato per un po’, ma poi ho pensato: “No, non è questa la cosa giusta“. Poi abbiamo fatto alcune ricerche e abbiamo scoperto l’espressione “identità di genere non binaria” e funziona davvero, sono io.
Non ricordo che età avessi quando ho capito che non mi sentivo bene. Parlai di questo alla mia maestra per prima: ero frustrat* e le chiedevo perché nessuna delle bambine riusciva ad avere parti da ragazzo nelle recite che facevamo. Non era giusto. L’ho presa e le ho detto: “Non sono una ragazza“. Lei non pensò che stessi mentendo. Ma siccome ciò non è molto comune, non penso che lei abbia davvero capito come mi stessi sentendo.
Ho continuato la conversazione con mia madre. Sapevo che mamma sarebbe stata totalmente di supporto, ma siccome non sapevo se quello era esattamente ciò che sentivo, pensavo di dover aspettare fino a quando non fossi stat* sicur*. Ero abbastanza nervos*. Mamma era completamente favorevole e interessata alla questione. “Che nome vorresti se fossi un ragazzo? Sei sempre stato attratto dai ragazzi, pensi che saresti gay o etero?“. In alcune famiglie molti si sarebbero semplicemente messi a ridere, non avrebbero creduto a un’affermazione del genere. O non reagiscono perché non sanno come reagire. Per questo sono molto fortunat*. È magnifico avere dei genitori così splendidi.
A scuola tutti erano assolutamente fantastici. La mia maestra lo disse alla classe e tutti i miei amici erano tipo “Oh wow, è davvero interessante“. Perché abbiamo 9-10 anni: questo non cambiava molto le cose. Giochiamo, non parliamo molto di cose personali. Un giorno io e una mia amica stavamo giocando nella sabbia. Lei disse: “Quindi sei un ragazzo?“. “No, non sono un ragazzo o una ragazza, sono non-binario, per cui sto a metà”. “Quindi sei nulla?“.
Non credo di essere “nulla”. Sono “entrambi”. Voglio usare il bagno dei maschi perché è più giusto di usare quello delle ragazze. Non sono autorizzat* a farlo e credo che dovrei poterlo fare. Capisco che ci siano un sacco di ragazzi più grandi che usano la toilette che potrebbero essere preoccupati riguardo a qualcuno che sta lì e non ha quello che loro hanno. Credo che “lui” non sia abbastanza corretto. Mi sento più come “loro”, ma questo dirotterebbe l’attenzione su di me e sulla mia identità di genere quando stiamo magari avendo una conversazione normale. Quando sarò più grande prenderò queste decisione e non mi adatterò semplicemente a “lui”. Non c’è un corpo che abbia due generi: mi piacerebbe che ci fosse una via di mezzo tra le due.
Quando crescerò sarà difficile per me dire che non sono una ragazza. Al momento indosso un reggiseno, Ma se indosso una camicia sportiva posso farne a meno. Il seno è la cosa più immediata che notano le persone. Io correggo le persone sia quando usano “ragazzo” che quando usano “lei”. Dico “Mi dispiace, non sono un ragazzo o una ragazza”. E basta. Se mi fanno domande sulla questione rispondo, ma non dovrebbe essere l’unica cosa degna di nota: non è nemmeno la cosa più interessante su di me.
Mi piace l’idea di avere una barba, mi piace molto. Puoi trapiantare i capelli dalla testa al mento, e crescono come barba. Se ci fosse un modo di farlo senza prendere ormoni su ormoni… e poi le persone direbbero “Guarda quella barba da UOMO”. Io non voglio che le persone mi associno con l’uno o l’altro genere. Ma so che lo faranno, Non penso ci sia modo di sfuggire a ciò.
Mi sento molto più felice di prima, mi sento molto più rilassat* e mi sento nella facoltà di parlare di ciò senza essere timid*.
Non mi serve che le persone capiscano, voglio solo che non siano cattive con me.
In copertina: Zoé Héran in Tomboy (2011), di Céline Sciamma
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