Uno studio rivela: oltre la metà dei gay pensa che gli “effeminati” diano loro una cattiva reputazione

Secondo Gay Times il 35% degli intervistati si identifica più con la comunità eterosessuale che con la comunità gay. Da cosa nasce la 'femofobia'?

Uno studio rivela: oltre la metà dei gay pensa che gli "effeminati" diano loro una cattiva reputazione - philip lorca dicorcia - Gay.it
3 min. di lettura
Uno studio a livello europeo pubblicato da GayTimes rivela che, tra gli omosessuali che non hanno subito episodi di omofobia a scuola, c’è una percentuale doppia di coloro che si definiscono “straight acting“, che tradotto significa “apperentemente etero”. Il problema è che all’interno di questo gruppo il 57% pensa che gli effeminati diano ai gay una “cattiva reputazione”.
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Pensiamoci un momento: più di metà degli uomini gay che si definiscono “apparentemente etero” (o per come si comportano socialmente o per l’impegno che ci mettono a convincere la gente che non sono omosessuali) credono che gli effeminati rovinino la loro reputazione all’interno di una società anch’essa eteronormata. È inquietante notare che il 35% degli intervistati si identifica più con la comunità eterosessuale che con la comunità gay.
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L’autore della ricerca, Cal Strode ha trovato il risultato interessante: “Tutti cerchiamo di avere una concezione positiva di noi stessi e vogliamo credere che il gruppo a cui apparteniamo si distingua dagli altri, ma se questo non accade, secondo le teorie sociologiche sull’identità, o ci sentiamo costretti a migrare verso un altro gruppo con uno status percepito più alto o combattiamo per cambiare i valori che identificano il gruppo in cui siamo“.
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Ma cosa succede per gli uomini gay definiti effeminati dagli altri gay? “Gli effeminati si trovano nel mezzo di una battaglia che gli uomini ‘apparentemente etero’ hanno con loro stessi“, spiega Cal. “Il modo in cui gli uomini gay si presentano agli altri non è mai stato così visibile come in questi giorni, grazie ad app di incontri come Grindr. Questo rende evidente come esista un problema di rifiuto della femminilità, ed è su questo che bisogna lavorare. Non serve a niente demonizzare le persone che si definiscono straight acting, ma dovremmo convincere loro a capire se parlano da una posizione di omofobia interiorizzata o da una posizione di privilegio data dall’accettazione sociale. Non possiamo pretendere che tutti gli omosessuali abbiano una comprensione accademica dell’oppressione, del privilegio e del ruolo che giocano nella quotidianità riguardo a questi aspetti, ma comunque bisogna trovare un modo di dialogare con tale convinzioni e abbattere gli stereotipi“.
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Non si tratta di un fenomeno nuovo, visto che questo è un meccanismo molto presente nelle minoranze. Spesso si vedono tentativi di migrazione verso identità percepite come appartenenti ad uno status sociale più altro, anche se questa è un’opzione possibile solo quando i confini tra i due gruppi, quello di partenza e di arrivo, sono veramente permeabili. Nei latini si verifica con il cambio dei nomi, per esempio con molti Juan che diventano John agli uffici anagrafe.
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Gli uomini che passano come ‘apparentemente etero’ hanno meno difficoltà nella vita a mescolarsi con gli uomini etero e quindi hanno più probabilità di sfuggire alle discriminazioni che gli altri gay subiscono. Molto omofobia , interiorizzata e non, si basa sul maschilismo e sulla ‘femofobia’: la repulsione per tutte le cose femminili o percepite come femminili, in quanto considerate deboli. Anche nelle chat gay il diffondersi di termini ipermascolini come ‘dude’ o ‘bro’ è sintomatico“, afferma Fernando Lopez, esperto di storia LGBT e presidente del San Diego Pride.
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Una buona parte della responsabilità è anche dei media, che con la iper esposizione di uomini percepiti come caricature mascoline contribuiscono a stigmatizzare una condizione diversa di omosessualità.
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Fonte: Gay Times
In copertina: foto di Philip-Lorca DiCorcia

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ethan 1.11.16 - 9:24

Studio totalmente fazioso che sembra dire "i veri gay liberi e puri sono effeminati, chi non lo è è un represso coi complessi di inferiorità nei confronti degli etero", niente di più antiquato e banale. Paradossale: diamo agli etero dei cattivoni pieni di stereotipi se associano l'omosessualità alla femminilità ma, secondo questo studio, i gay sono cattivoni pieni di stereotipi se NON associano l'omosessualità alla femminilità! Quanta confusione. Poi paragonare le differenze di genere e di orientamento sessuale alle differenze fra etnie, minoranze razziali... ma per favore, che approccio "scientifico" è? E nessuno pensa mai a un approccio opposto? Questa iper-esaltazione dei lati femminili del gay a volte non è patologica? Dover a tutti i costi sottolineare un modo di essere totalmente opposto agli "etero", una caratteristica univoca, un ghetto di appartenenza, "noi contro loro"? Questo sì che è un bel cliché da vizietto anni '70, niente di nuovo... Credo che ognuno sia libero di essere quello che è, con tratti più maschili o più effeminati... Sicuramente c'è una percentuale di gay omofobi vittime del concetto di "macho" ma, altrettanto sicuramente, ci sono gay esageratamente effeminati che forse, nel costruire ciò che sono, sono vittime di stereotipi tanto quanto i primi.

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Hugo Barra 31.10.16 - 13:31

Oddio, ma prima di passare per roba scientifica il parere confuso di gente che neppure si è letta la tesi di Mario Mieli, perché non ci pensate due volte? In che modo può l'orientamento sessuale essere preso a misura delle opzioni di genere, aspetto, comportamento e gusto? Davvero superficiale nel 2016 confondere "femminile" (relativo al "sesso biologico") e "femminile" (legato ad una concezione soltanto CULTURALE che ha valore quanto l'oroscopo, per cui alcuni tratti somatici ed atteggiamenti sono caratteristici delle "femmine" ed altri dei "maschi"). No, davvero. Approssimazione ovunque. VERGOGNA!

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Mauro Magoelite Casotti 31.10.16 - 3:51

Quoto fabolousone. L'articolo parte dal concetto che il gay non effeminato sia uno che combatte contro se stesso, che recita una parte, come se omosessualità significasse avere un'identità femminile, in barba all'evidenza che genere e orientamento sessuale sono due cose del tutto distinte. La cultura gay dovrebbe essere quella liberal-libertaria, del rispetto di tutti i modi di essere (che non arrechino danno agli altri), mentre sembra sempre che si parteggi (da una parte "i veri gay sono quelli apertamente effeminati, gli altri fingono per non essere discriminati" e dall'altra "mi danno fastidio gli effeminati, non possono comportarsi da uomini"? Sono entrambi atteggiamenti sbagliati.

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Valium 30.10.16 - 10:43

Probabilmente è vero che danno una cattiva reputazione, ma non a causa loro poveretti, ma dei media che continuano a stereotipare le cose. Io non penso che quel 57% sia omofobo interiorizzato, ma che abbia semplicemente fatto il ragionamento qui sopra.

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Giovanni Di Colere 30.10.16 - 6:54

Per me ognuno può essere nelle forme femminino o mascolino a me non dà fastidio né crea alcun problema oltretutto co sono moltissimi eterosessuali effemminati che subiscono dai gay le stesse battute che i gay subiscono quando non sono apparentemente etero. Forse mi dà veramente fastidio solo la maleducazione di quelli che ti danno del tu amico caro... caro amico... e chi conosce la citazione ha capito.

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fabulousone 30.10.16 - 4:06

C'è omofobia interiorizzata da entrambe le parti. Dire 'straight acting', 'apparentemente etero', eccetera significa aver interiorizzato una visione omofobica delle cose, secondo cui i gay sono meno uomini rispetto agli altri e quindi se si comportano come gli altri vuol dire che imitano, fanno finta di essere, ciò che non sono; idem per chi parla dell'effeminatezza come di un qualcosa che c'entra con l'essere gay e tratta l'atteggiarsi 'da donna' come espressione della propria omosessualità. Il problema qui non è che c'è chi si comporta in modo mascolino e magari dice 'bro', non scadiamo nel rifiuto di ciò che è maschile please. Il problema non è nemmeno che c'è chi giustamente si sente infastidito dagli stereotipi. Il problema è che c'è chi pur sentendosi a proprio agio comportandosi in modo effeminato ha timore di farlo e magari viene maltrattato. Io poi, sempre riguardo i gay mascolini, non parlerei affatto di privilegio: essere accettati, non venire discriminati, significa essere trattati in modo umano e egualitario; questo non è privilegio, è il minimo.

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