Poche ore fa l’ILGA ovvero l’International Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersex Association, che riunisce ad oggi più di 1200 gruppi attivi in ambito LGBT in 132 nazioni, ha pubblicato il 12esimo State Sponsored Homophobia, un rapporto annuale relativo alle leggi che criminalizzano o invece tutelano l’omosessualità nel mondo (193 i Paesi delle Nazioni Unite, più Taiwan e Kosovo, presi in esame): riportiamo di seguito qualche dato interessante.
Rispetto al rapporto dello scorso anno qualche miglioramento è rilevabile, ma la strada per la piena uguaglianza – come intuibile – è ancora lunga. Uno degli autori del rapporto, Aengus Carroll, ha dichiarato: “Gli attacchi d’odio sono ancora comuni, Cecenia docet, ma stiamo assistendo ad alcuni progressi preziosi per la vita delle persone LGBTI“.
122
È il numero di Paesi in cui l’omosessualità – e gli atti consensuali tra persone adulte dello stesso sesso – è permessa (124 se consideriamo Taiwan e Kosovo, spesso non riconosciuti come Stati indipendenti). Si parla, più o meno, del 63% dei Paesi del mondo: gli ultimi in ordine di tempo ad aver abrogato il divieto sui rapporti sessuali tra persone omosessuali sono Belize, Nauru (Micronesia) e Seychelles.
72
È il numero di Paesi in cui i rapporti sessuali consenzienti fra persone dello stesso sesso sono criminalizzati: è il restante 37%. In 27 di questi le leggi sono applicate solo agli uomini, negli altri anche alle donne. 32 di questi 72 Paesi si trovano in Africa, 10 in America (tra cui Barbados e Jamaica), 24 in Asia e 6 in Oceania. Il numero è in calo rispetto al rapporto 2016 (erano 75) e soprattutto rispetto alla sua prima edizione, nel 2006, dove erano 92.
8
Sono i Paesi in cui una persona può essere condannata a morte per omosessualità. Se in alcune zone dell’Iraq e della Siria controllate dallo Stato Islamico la pena di morte è eseguita non da soggetti governativi tradizionali e in Somalia e Nigeria solo alcune province la prevedono, Iran, Arabia Saudita, Yemen e Sudan prevedono la pena capitale a livello nazionale. Altri cinque Paesi (Pakistan, Afghanistan, Qatar, Mauritania e Emirati Arabi Uniti) prevedono la pena di morte nei rispettivi codici, ma non risulta applicata in nessun caso per gli omosessuali. In altri 14 Paesi sono previste pene dai 14 anni all’ergastolo.
25
I Paesi in cui è vietato fondare o registrare un’organizzazione non governativa che si concentri su questioni legate all’orientamento sessuale o ai diritti LGBT. È una voce nuova, inserita per la prima volta nel report 2017.
9
I Paesi che citano specificamente l’orientamento sessuale nella Costituzione come motivo di protezione: la grande maggioranza delle Costituzioni, invece, fa riferimento a generiche disposizioni in materia di uguaglianza e di non discriminazione. Il numero si alza a 72 se consideriamo i Paesi (tra cui l’Italia con il decreto 216 del 2003) che vietano discriminazioni sull’orientamento sessuale nei luoghi di lavoro.
43
Gli Stati che attribuiscono ai crimini d’odio basati sull’orientamento sessuale valore aggravante: molti di questi sono in Europa (Spagna, Francia, Danimarca, Croazia, Grecia, Romania e Montenegro, tra gli altri), ma l’Italia è ferma al palo. Il testo di cui Ivan Scalfarotto è il primo firmatario, approvato alla Camera nel 2013, è in stallo al Senato.
3
I Paesi che proibiscono le cosiddette terapie riparative, volte a indirizzare le persone omosessuali verso l’eterosessualità: sono Brasile, Ecuador e Malta.
23
I Paesi in cui anche le coppie omosessuali possono accedere all’istituto del matrimonio: 14 di questi sono in Europa (Italia esclusa, che però è tra i 28 Stati che riconosce le unioni civili).
26
I Paesi dove è permessa l’adozione congiunta (di bambini che non siano già figli di uno/a dei due) alle coppie omosessuali: Austria, Finlandia e parte dell’Australia hanno approvato leggi in tal senso nell’ultimo anno.
27
I Paesi che riconoscono la stepchild adoption, l’adozione del figlio/a del coniuge.
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