Il complesso di Adone: così le app e i social demoliscono l’autostima

Il dismorfismo corporeo è caratterizzato dal fatto di non sentirsi sufficientemente muscolosi oppure magri, anche quando questo non è obiettivamente vero.

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3 min. di lettura
Sul magazine OUT è comparsa ieri un’interessante testimonianza – di cui vi riportiamo i passaggi fondamentali – sul ruolo che i social e le app per incontri hanno nella rappresentazione della fisicità e della bellezza maschile, in particolar modo per gli uomini omosessuali. Ecco perché la ricerca spasmodica della perfezione fisica può rivelarsi profondamente tossica e alienante.
La verità mi fissa. La verità mi guarda sopra e sotto, mi segue quando mi giro, colpendo quell’ostinato mucchio di grasso sopra la vita che mi causa un imbarazzo senza fine. La verità si flette, contrae lo stomaco, rimbalza sui pettorali, scatta una dozzina di selfie, per poi arretrare sconfitta, davanti allo specchio. La verità osserva la forma dei miei occhi e delle mie labbra, la forma strana del naso che solo lei sa giudicare. La verità mi guarda e impartisce la sua saggezza. 
Sono troppo insicuro per uscire con qualcuno. 
Soffro di dismorfismo muscolare. Non ho ricevuto una diagnosi ma ne sono sicuro al 99,9%. Il dismorfismo corporeo è caratterizzato dal fatto di non sentirsi sufficientemente muscolosi oppure magri, anche quando questo non è obiettivamente vero. È molto più del semplice narcisismo: è caratterizzato da “tempo eccessivo e sforzi eccessivi in esercizi atti ad aumentare la massa muscolare, disordini alimentari, diete speciali e eccessivi supplementi proteici”, “attenzione ossessiva e comparativa al proprio fisico”, “significativi sbalzi di umore associati al giudizio sul proprio corpo“. Tutto ciò porta a una forma depressiva manifesta.
Gli uomini gay sono particolarmente esposti a questo tipo di disturbo perché, non è un segreto, siamo molto ossessionati dalla nostra immagine corporea. Rispetto agli uomini etero (5%), gli uomini gay hanno 3 volte (15%) la probabilità di sviluppare una disordine alimentare. E in uno studio recente della American Psycological Association il 45% degli uomini gay sono risultati insoddisfatti del loro aspetto fisico: dicono di aver sperimentato spesso concetti come “oggettificazione”, “sorveglianza”, “comparazione basata sull’aspetto”, “pressione per dover essere attraenti”.
Non è un segreto che il i luoghi virtuali destinati agli omosessuali espongano una grande quantità di ragazzi avvenenti senza maglietta, muscolosi, quasi sempre bianchi, rinforzando il vecchio adagio che “il sesso vende”. Questa pressione dei media è esacerbata dai siti e della app per incontri come Grindr e Scruff. Instagram poi complica le cose, col suo fiume di immagini che spesso non fanno altro che aumentare l’insicurezza.
Si, la mia fissazione con il fisico maschile risale a tempi anteriori alla mia scoperta di essere gay. Da bambino ero ossessionato dal body building e dai muscoli. Negli anni, la mia ossessione è cresciuta fino a comprendere tutte le cose relative ai muscoli, arrivando a influenzare i miei gusti sessuali. Alcune persone amano i giochi di dominazione a letto o hanno altri gusti come farsi pisciare addosso, io invece sono un feticista dei muscoli e mi eccito nell’adorarli. È una cosa che mi ha sempre imbarazzato ma che ora vedo come un’estensione delle mie insicurezze.
Il desiderio di stare con qualcuno che abbia un corpo che considero perfetto è la realizzazione di ogni mio desiderio, ma richiede anche la denigrazione del mio corpo: “Vorrei essere come te, il mio corpo non è perfetto come il tuo”. La mia ossessione è diventata così qualcosa molto grande. Non posso passare davanti a uno specchio senza che i miei occhi cadano sulle mie “aree problematiche”. Girare su Grindr mi costringe a paragonarmi a uomini dai quali sono contemporaneamente attratto e per i quali provo invidia.
Che senso ha passare ore in palestra, alzare pesi sempre più grandi, avere male dappertutto, uccidermi di cardio ogni mattina, limitare tutto quello che mangio se non sarò mai come loro? Da lì, i miei pensieri entrano in una spirale negativa senza controllo. Vale la pena lavorare così duro, sacrificarsi?
Sono consapevole di aver molto da offrire oltre al mio corpo, ma gli altri uomini non sembrano molto interessati al resto. Usare il mio corpo come moneta di scambio per ottenere attenzione e accettazione fa sì che sia il mio fisico il centro della scena e il resto resti ai margini. Se non ottengo attenzione dai ragazzi nelle app, penso che sia perché non sono attraente. Naturalmente ci sono altri fattori in gioco: le app di dating per gay sono estensioni di una cultura che esalta i maschi bianchi a scapito di asiatici e neri, che esalta la mascolinità invece dell’originalità e che premia l’omogeneità invece che l’individualità.
Detto questo, ammetto che ormai sono troppo insicuro per cercare relazioni. Non voglio stare con nessuno, non voglio fare sesso, non voglio neanche guardare nessuno perché il processo di cercare amore e affetto mi ha devastato. Grindr e Instagram hanno distrutto quel poco di autostima che ho costruito nonostante i miei problemi col fisico. Smettere con le app è la prima cosa da fare ma per risolvere davvero i miei problemi, anche se sembra scontato, devo imparare ad amarmi sul serio e a credere che merito di essere amato. 
Saperlo però è una cosa completamente diversa dal crederci davvero. 

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Giovanni Di Colere 27.10.16 - 17:47

Non sono d'accordo con questa demonizzazione delle app social in tal senso poiché anche nella vita reale e di tutti i giorni gli occhi ci sono per guardare. Anzi al contrario una App a volte ti dà una chance di buttare là un po' di wuel che c'è se c'è nel cervello. E di capire subito se c'è un neurone dall'altra parte.

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