Intervista a Dimitri, secondo classificato a Mr. Ftm.
Quando ho conosciuto Dimitri, la prima cosa che mi sono chiesto è se nella vita facesse il modello. Occhi chiari, fisico sportivo, potrebbe partecipare a qualsiasi concorso per ragazzi cisgender e passare per tale, ma ha invece deciso di partecipare a un concorso transgender, perché il coming out è qualcosa di coraggioso e per molti, il proprio percorso di vita è motivo di orgoglio. La parola Pride, per noi appartenenti alla famiglia LGBTQ+, di certo non è una scelta casuale.
Per prima cosa, gli ho posto la domanda di rito: perché hai transizionato?
Dimitri: Sono sincero, a livello fisico ho avuto una transizione, a livello mentale Dimitri è sempre stato Dimitri. Già all’età di 3 anni, quando volevo semplicemente fare pipì come i miei compagni ma non riuscivo a farlo e le maestre mi spiegarono che io mi dovevo sedere come le bambine e non come i maschietti. Fu la prima sberla in faccia ricevuta ad un età troppo piccola. Poi cominciai con i nomi inventati a caso, come Marco a 5 anni. Arrivò la pubertà e ahimè apriti cielo, in quel periodo ero Gabriele, e ricordo che per me era una cosa inaccettabile, la mia testa non capiva, io non capivo.
Ricordo che ero in Russia a fare l’estate da mia madre, la guardai e le dissi alla tenera età di 10 anni : perché ho questa cosa che hanno le femmine? Mia madre, che non mi viveva per niente essendo stata una madre lontana, mi guardò e mi disse: “tesoro lo so, ho già capito ma tu sei così, la natura ti ha fatto femmina. Ma dentro di lei sapeva, conosceva, quando si dice “cuore di mamma”. Poi arrivò Christian (per gli amici più stretti, le ragazze e la gente che non mi conosceva), insicuro, che non si mostrava alla gente, una persona spenta, una persona triste. Addirittura dal mio vicino di casa venivo soprannominato il 2 novembre.
A 18 anni cominciai a informarmi per un cambiamento di sesso perché avevo visto un film… partii con internet, attraverso la rete c’è un mondo da scoprire. Aspettai di finire la scuola e a vent’anni circa cominciai a informarmi sul MIT di Bologna, presi la macchina e andai. Arrivai là e presi subito appuntamento per le sedute e tutto l’iter che c era da seguire, a casa non sapevano nulla, ma dovevo farlo per me stesso per la mia vita, per la persona che ero ma che non c’era. Presi coraggio e dopo tre mesi lo dissi in casa, alla nonna e la zia, le donne che mi avevano cresciuto fino a quel momento. La scossa c’è stata ma in modo molto equilibrato, i primi mesi furono un po altalenanti, ma la storia cambiò nel momento in cui vennero con me a Bologna per una seduta con la psicoterapeuta e da lì non so cosa è scattato in loro ma Dimitri c era ed era vivo più che mai.
Eddie: Perchè hai scelto proprio questo nome?
Dimitri: Perché Dimitri è stato il primo nome. Quando avevo quattro anni ero in Russia e lì conobbi un bambino di nome Dimitri, identico a me, vestito uguale e con questi occhioni che racchiudevano un verde meraviglioso. Andai da mia madre e le dissi “d’ora in avanti mi devi chiamare Dimitri. Feci un estate intera a obbligare la gente a chiamarmi in quel modo poi tornai in Italia e la cosa finì li.
Eddie: Com’è andato il coming out con gli amici?
Dimitri: Con i miei amici non ho mai avuto nessun tipo di problema, loro mi vedevano esattamente come volevo essere visto, non so se lo facevano per farmi stare bene, so solo che quando li avvisai di tutto fecero i salti di gioia.
Eddie: e per quanto riguarda la vita sentimentale?
Dimitri: con le donne non c’è mai stato un vero problema perché mi percepivano come un uomo dandomi del lui anche quando il mio corpo ancora non lo era. Poi ci sono state donne che hanno ricevuto un Dimitri a “pacchetto completo” come dico io, e per loro magari non è stato cosi complicato. Io sono e sarò sempre una persona non complicata, ma se sei una donna superficiale non fai per me. Una donna in particolare mi ha vissuto pre, durante e post transizione, è stata sempre lì. Con amore mi ha preso la mano e mi è stata a fianco in ogni lacrima o sorriso, dalle prime punture di testosterone al giorno del mio intervento, da quando uscii da quella sala operatoria al giorno in cui presi i miei documenti. Dimitri finalmente esisteva non solo per lui, ma per tutto il mondo. La gioia di guardarsi e riconoscersi è indescrivibile, potersi guardare e piacersi è VIVERE. Farsi mille foto e poterlo fare è fantastico dato che hai passato una vita a nasconderti dal mondo intero. Si combatte per ciò che si è ed è naturale e normale che cerchi delle certezze scattandoti una semplice foto. E’ una battaglia che rimarrà sempre nel mio cuore, sulla mia pelle (con le mie cicatrici), fiero di averle. Ma una cosa voglio dirla, Dimitri oggi è quello che è, grazie al corpo di lei.
Eddie: a chi ti riferisci quando dici “lei”?
Dimitri: del mio vecchio corpo che era di una lei… Dimitri c’ era nell’anima ma comunque il corpo non era ancora quello di un uomo…
Eddie: parliamo della tua partecipazione a Mr. FtM.
Dimitri: chi partecipa a questo concorso non la fa per vincere o per competizione, almeno io parlo per me, ma penso anche per tutti i miei colleghi. Lo si fa per orgoglio di noi stessi, per i nostri diritti, perché fondamentalmente siamo tutti essere umani e poter sfilare con il sorriso è il nostro successo più grande. Purtroppo per un motivo o l’altro non ho mai potuto partecipare, perché sono sempre stato trattenuto da persone che non capivano l’evento ma che pensavano volessi solamente mettermi in mostra. E’ vero, forse da una parte sfili e la gente ti guarda ma non lo si fa per quel motivo bensì per una vittoria personale. Nascondersi, bendarsi, vivere in un corpo che non ti appartiene equivale a non vivere, di conseguenza non c’ è la gioia e la voglia di farsi una vita. La gente a volte è molto superficiale e ha molti tabù e limiti, ma facendo questi eventi facciamo capire che al mondo ci stiamo tutti. Ci sono cose che non si possono spiegare: noi siamo così, uomini! Orgogliosi e fieri di quello che siamo e del nostro passato, forse un po’ diverso ma anche vittorioso.
Eddie: hai un messaggio per i nostri lettori?
Dimitri: dobbiamo ammettere che la gente che non conosce purtroppo non si mette neanche nell’ottica di informarsi su questi percorsi, parlano pur parlè, senza sapere. Bisogna farsi un po’ di cultura generale, non basta sapere cosa succede nel mondo o sapere chi è l’attuale presidente della Repubblica, serve più informazione, ma ripeto, le persone che non conoscono e non vogliono conoscere è perché purtroppo hanno dei limiti e vivono di superficialità. Le cose cambiano forse nel momento in cui si lo trovano una persona LGBT in casa, e anche lì spesso è una lotta continua. Certi accettano con il tempo ed è comprensibile sotto un certo punto di vista la situazione, altri non tentano neanche, addirittura disconoscono i figli o i nipoti e nel 2019 con le informazioni che abbiamo è inaccettabile, serve un po’ più cultura e apertura mentale!
Ringraziamo Dimitri per averci raccontato la sua storia e vi diamo appuntamento con la prossima intervista.
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è stupendo, ammiro il suo coraggio, non dev’essere facile cambiare sesso
mamma mia che bello