Come li ho scovati? Perché mi hanno mandato il primo numero della loro fanzine fatta a mano? E’ una sola persona o sono tanti? Ho provato a ricavare qualche informazione, ma non si ravvisa un vero obiettivo di materia (soldoni) o teoria (gloria) dietro l’egregio lavoro di BRuTOfnzn. E alla prima domanda
(via email) su chi siano, chiariscono subito che non è rilevante. E in effetti non lo è.Il tema principale che questo soggetto pensante ha fatto emergere nel mio cervello bulimico, quando ho avuto tra le mani la prima copia della fanzine che vi mostriamo nella gallery, è stato: il diritto di rubare foto sta per diventare un dovere? Forse un’immagine ha valore zero nel momento in cui viene prodotta dal suo legittimo autore, se compariamo quel valore a quello che l’immagine assume man mano che qualcuno la ruba, la riutilizza, la rielabora e magari la distrugge?
Insomma: se una fotografia fino a dieci anni fa aveva un suo valore assoluto certificato dalla quantità e dalla qualità delle emozioni che suscitava sul pubblico vedente, quel valore oggi è ancora così assoluto? O non è forse divenuto relativo e condizionato non solo dal pubblico passivo che vede, ma da quello attivo che ruba, modifica, rielabora?Si dirà che di foto e immagini rubate è piena la storia dell’arte. E che da quando esiste l’arte, gli artisti rubano, digeriscono e riportano a nuova vita ciò che, qualche volta, prima del loro passaggio, non era neanche degno di nota.
E però lo shift consumatosi negli ultimi anni grazie all’accessibilità esponenziale delle tecniche di manipolazione dell’immagine, lascia praterie spalancate ai teorici di nuove, quantiche proliferazioni dei significati, in proporzione al tempo e alle masse. Sto parlando di persone molto anziane che ritoccano sull’iPad la foto che desiderano per la propria tomba? Non solo: sto cercando di capire quanto possa valere oggi l’editing nel mare magnum delle immagini che vengono ogni giorno prodotte e postate sui social newtwork e la rete tutta. Sto cercando, nel proliferare nulliforme di ogni gesto o post da social network, qualcuno che riesca a trovare un senso che duri qualche giorno, settimana o addirittura mese.
INTERVISTA
Chi siete?
Una fanzine fatta a mano, con tutte le imperfezioni del pezzo unico: devo ammettere che ho avuto qualche emozione d’altri tempi nel maneggiarla. Poi mi sono chiesto: quindi?
BRUTO fnzn è un progetto principalmente editoriale basato sull’appropriazione e ricontestualizzazione di opere di artisti interposte ad immagini di riconducibilità anonima. E’ un’appropriazione immateriale che vede nell’atto ossessivo di raccolta e catalogazione digitale dal web, un gesto necessario per risignificare le immagini nel contesto cartaceo. Ogni numero è caratterizzato da uno o più temi che rappresentano una riflessione sul valore dell’immagine, sul ruolo dell’artista e su quello del curatore. La fanzine è stampata in dodici copie che vengono spedite ogni dodici giorni. Ogni copia è personalizzata con un timbro, posto sulla copertina, che riporta il nome del suo destinatario.
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3.
Dal digitale alla carta. Tutto è iniziato su Instagram? No su Tumblr… oddio no su Facebook forse: aiuto…
L’ossessione compulsiva di raccolta di immagini, per alcuni di noi, risale a molto tempo fa quando i social non esistevano ancora. Era uscito da poco Permanent food di Maurizio Cattelan, la cui idea ci sembrava rivoluzionaria, per cui ne avevamo realizzato una copia digitale, lì finivano tutte le immagini che venivano raccolte nei siti con un semplice sistema di hackeraggio. BrUTOfnzn ci sembra la chiusura di un cerchio, iniziato sulla carta, portato in internet e riportato alle origini.
Vogliamo spendere qualche parola su Tumblr?
5.
La fotografia sta perdendo valore?
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