Da un po’ di tempo a Milano si parla di Rinascimento: un momento di straordinario rinnovamento sta coinvolgendo la città meneghina per quanto riguarda lo stile, l’architettura, la cultura, il food e molto altro. Anche per quanto riguarda la moda si sta parlando di una nuova rinascita e sicuramente quest’ultima Man Fashion Week ne è stata la conferma: un palinsesto di eventi e sfilate e con ospiti internazionali che non ha niente da invidiare a Parigi o Londra.
Per capire cosa dobbiamo aspettarci in quanto a tendenze per il prossimo anno e come, probabilmente, si vestirà l’uomo dei nostri sogni, abbiamo incontrato Roberto D’Incau, fashion scout, coach e consulente per molte case di moda.
Si parla sempre di più di moda no-gender, che uomo è quello che visto a Milano?
Si parla molto di uomo no gender, e alcune proposte di ricerca, come ad esempio quella di Di Liborio, vanno in questa direzione. Il trend generale, però, a Pitti come a Milano, è verso il recupero dell’uomo che ha voglia di vestirsi da uomo, liberandosi degli orpelli e di alcune volgarità berlusconiane passate. Oggi il successo di un jeans con una enorme scritta sul sedere non sarebbe più possibile, secondo me, perlomeno non con un consumatore maturo come quello italiano. Ho visto uomini che hanno voglia di uno stile fatto di dettagli, di tessuti ritrovati, non di eccessi in un senso o nell’altro. In tre parole, il ritorno dell’uomo elegante, dopo il new normal di qualche collezione fa.
Tre sorprese, tre conferme e tre delusioni
Tre sorprese: Au Jour le Jour, giovani e freschissimi; Lucio Vanotti, ha sfilato al Teatro Armani, super minimal e concettuale, molto interessante; Dondup, la nuova collezione mi è piaciuta molto.
Tre conferme: Brunello Cucinelli, lo stile mai gridato dell’uomo davvero chic; Lardini, classico con twist; Jil Sander e Neil Barrett, ex aequo, per i volumi interessanti.
Tre delusioni: Boglioli, francamente non era pronto per sfilare secondo me; Kiton, troppo sempre uguale a se stesso; Versace, il suo uomo non mi ha convinto.
Parliamo anche dell’uomo meglio vestito di GQ: cosa ne pensi?
Posso anticipare che i best dressed men di GQ sono 40, tutti icone di stile: personalmente, al tanto osannato Lapo Elkann, a mio parere spesso overdressed e con un’evidente voglia di stupire, di “épater le bourgeois”, preferisco invece il look di Guglielmo Miani, presidente dell’associazione Montenapoleone, della cui eleganza ha parlato in questi giorni persino il New York Times: un mix di allure understated e di naturalezza, un uomo davvero chic, oltre che bello di suo. L’uomo elegante, del resto, come Miani, ha un guardaroba coerente, non ha bisogno di passare ore allo specchio per provarsi i look.
Quali saranno i capi must e out del 2016?
Il vero capo must dell’autunno inverno ’16/’17 sarà il cappotto cammello, meglio se con taglio vestaglia. Sarà out il camouflage, non l’ho visto proposto, ma in fondo ormai è un evergreen.
Che aria tira sulla moda a milano
Tira un’aria buona, c’è un rinnovato orgoglio milanese in città e questo ha una ricaduta positiva anche sulla moda: è di nuovo cool venire a lavorare per un marchio di moda a Milano, due anni fa tutti volevano starsene invece a Parigi o a Londra. Milano è di nuovo di moda, finalmente.
Tendenze modelli: come sono?
Tendenze modelli: lo dico sempre, tanto più l’uomo è mediamente palestrato tanto più la moda propone modelli efebici, emaciati, alla David Bowie prima maniera. E’ stato così anche a queste sfilate. Negli anni ottanta non era di moda essere palestrati, e i modelli invece erano americani ipervitaminizzati.
In fondo, è l’irraggiungibilità della moda che si perpetua. I modelli più fighi, in ogni caso, li ho visti da Isaia: uomini, molto belli, uomini veri, per di più vestiti da uomini, irresistibili. In fondo, il new playboy “sciupafemmene”, ovviamente bisex, è nell’immaginario erotico di tutti, donne e gay.
Nei prossimi giorni approfondiremo i temi di questa ultima Man Fashion Week, seguiteci!
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