MILITARI, CENTAURI E COWBOYS

Milano impazzisce e partorisce il militar-cowboy-motociclista impellicciato a lustrini. Ma anche il classico contro-tendenza. Cavalli, Armani, Gucci, Prada: la Fotogalleria di Gay.it.

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MILANO. E’ tutta colpa di Rocco. No, non quello del Grande Fratello – va bene che la moda si ispira allo spettacolo, però too much is too much. E’ colpa di Rocco il figlio di Madonna.

Un anno fa infatti, di questo periodo mese più mese meno, quella diavolessa della Ciccone stava decidendo il look adatto per lanciare il suo nuovo album-garage “Music”. Doveva farlo in anticipo, ovvero prima di diventare troppo gonfia per la gravidanza.

In quel periodo tirava aria di tex-mex cowboy nei locali più trendy del circuito Nylon (slang per New York-London): così si decise per il look texano ingioiellato della cover del CD e per il lancio del primo singolo.

Più di una persona aveva già tirato uno sbadiglio, ma poi Dolce e Gabbana con la loro sfilata-omaggio di Ottobre 2000, la forza catalizzante di Mtv e tutti gli altri dietro come le pecore hanno riesumato dal sarcofago il miliardario texano sfavillante di borchie, cappelli da rodeo e pellicce.

MILITARI, CENTAURI E COWBOYS - sfilate 1 - Gay.it

Il ritardo è imbarazzante, soprattutto perché “quelli della moda” dovrebbero anticipare le tendenze, non seguirle.

Così in barba alla new economy e ai nuovi BoBos (borghesi-bohemien) la tendenza più forte per l’uomo del prossimo inverno sarà proprio questa: il cowboy-motociclista impellicciato a lustrini.

Un po’ bullo, un po’ burino e anche un po’ cafone.

Innanzitutto pantaloni a vita bassa: sono il must di stagione, il pezzo portante di tutti i guardaroba. Poi cinture glitter, t-shirt senza maniche su camice con colli decorati, stivaletti con tacco, scarpe bicolori, giubbotti da motociclista e cravatte sgargianti.

Il tutto con un’aria vintage, ovvero studiatamente casuale, improvvisata: un milk-shake del guardaroba di un papà fricchettone, di una mamma furbetta e di un figlio che non promette per niente bene. Dolce&Gabbana e Cavalli sopra tutti; ma poi anche Dsquared che rivisita con incredibile saggezza un mercatino dell’usato in bilico tra John Wayne e il Soldato Ryan.

Ed è proprio l’immaginario militare ad ispirare l’altra tendenza del prossimo autunno-inverno: il military-look.

Giacche da combattimento e sahariane foderate di pelliccia; pantaloni multitasca e tabarri avvolgenti; anfibi ridimensionati e completi-uniforme. Stropicciati, simil-vissuti ma soprattutto costruiti con tessuti pregiatissimi e con particolari futuribili. Nessuna dichiarazione di guerra, sia chiaro. Forse soltanto al cowboy di prima.

Miu Miu e Costume National sono stati i principali interpreti di questo stile che la bella mostra al Pitti aveva mirabilmente anticipato.

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Tre eccezioni poi. Tutte illustrissime e moderatamente controcorrente.

Tom Ford per Gucci rispolvera il mito di John Lennon col suo basco, con i jeans consunti e il bluson di pelle. Lo rivede in chiave “chic and easy” stemperandolo in completi morbidi dal taglio preciso, in cappotti al ginocchio o al polpaccio legati da cinture, in una tonalità decisamente nera illuminata soltanto dalle doppie G stampate su tutti gli accessori.

Armani ritorna alla giacca destrutturata e al classico: lo fa con la leggerezza che aveva qualche decennio fa’, interpretando con distanza le ultime tendenze e soprattutto le nuove strategie di mercato. Giacche a uno o due bottoni oppure doppiopetto dove l’immancabile camicia bianca si concede la frivolezza di una cravatta altrettanto bianca; cappotti a redingote in velluto e trench in pelle nera sono poi la cornice di un’eleganza silenziosa, rarefatta.

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E, a proposito di rarefazione, la signora Miuccia centra un’altra volta il segno, distanziando tutti e tenendo solo quel poco necessario che fa la differenza. Per Prada il dettaglio feticcio quest’anno è un foulard da film western legato sopra la camicia o sopra l’abito più formale: un richiamo impercettibile, un indizio lasciato per caso da un uomo che sa che l’unica vera trasgressione possibile per il prossimo inverno sarà il classico. Il suo urban-cowboy corre in ufficio ma vorrebbe essere altrove, si veste da uomo d’affari ma si tradisce nei dettagli: borse a mano in coccodrillo e mini gilet di pelliccia. Attenzione: il must del suo guardaroba sarà il borsello, mirabilmente rispolverato dopo anni di – meritato – oblio.

Alla faccia degli animalisti, tutti continuano a proporre la pelliccia nelle mille varianti di uno zoo-mausoleo: cinghiali, foche, cavallini, visoni e lupi. A intarsio, girate, mischiate tra loro oppure semplicemente rasate. L’impatto è da banchiere degli anni ‘20 oppure da sbruffone petroliere, da preistorico raffinato o da vagabondo snob: a voi la scelta.

Cowboy, militaretti oppure classici in contro-tendenza?

“La moda è imitazione di un modello, appaga il bisogno di appoggio sociale e porta il singolo sulla via che tutti percorrono” sentenziava Georg Simmel. Come dargli torto?

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