Simon Cracker il creativo indie che narra la contemporaneità tra disincanto e sogno

Abbiamo incontrato Simon Cracker, il giovane creativo italiano che sfida il gusto comune e le regole di mercato.

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4 min. di lettura

Nel 2010 nasce Simon Cracker, il brand che venne presentato tra i giovani talenti a Parigi durante la fashion week
al palazzo Pierre Cardin.
Tutto ebbe inizio proprio allora, come ci racconta Simone “ero un ragazzetto cicciottello a disagio tra tanti designer molto pieni di se’, portai a casa tre store in Giappone e i complimenti con stretta di mano di Henrik Vibskov, che ai tempi era il mio idolo.
Fino al 2009 la mia testa era una cascata di idee, arcobaleni e casino. Ero graphic & textile designer per un’azienda che lavorava per i noti marchi del lusso. Ovviamente ero represso, elaboravo idee che stavano perfettamente dentro una scatola. Non si usciva dagli schemi e io, appena potevo, buttavo giù le mie idee che, invece, dagli schemi uscivano anche troppo.”

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La sua ultima collezione, presentata alla Milano fashion week, si ispira alle Streghe, ai film dell’orrore che collezionava e con cui è cresciuto, a Lydia di Beetlejuice emarginata e presa in giro dai compagni di classe; Simone ha creato anche per questa stagione il suo esercito: ha voluto mettere in primo piano chi è stato escluso e discriminato.
“Nei film si difende sempre il protagonista sfigato, ma nella vita additiamo il primo che si vuole distinguere o va controcorrente. Non capisco molte cose e vedo marciume ovunque, quindi protesto nell’unico modo che conosco. Nella vita, poi, sono tranquillo e non litigo quasi mai.
Mi piace la coerenza e, da Bilancia ascendente bilancia, l’equilibrio delle cose. Non capisco, quindi, perchè le stesse persone che hanno sofferto, a cui davano del frocio alle medie e venivano bullizzate, appena ce la fanno nella vita e si prendono una bella rivincita, diventano editor, direttore creativo o semplicemente dimagriscono, si trasformano negli stessi stronzi o peggio, di chi li ha fatti sentire nulla decine di anni prima.
Penso ci si possa supportare a vicenda proprio perché abbiamo delle storie condivise e non nuotare nella piscina della moda, schizzando chi non entra perché non è a suo agio per il proprio corpo.”

Pro e contro della moda italiana?

Nella moda italiana non mi piace la paura che da anni ormai si respira nelle collezioni. Chi ha un minimo di sensibilità la percepisce: le voci di corridoio che suggeriscono le influenze e ispirazioni rubate ai brand che contano per potersi rifugiare nel giusto territorio, quello che assicura vendite e posto nelle pagine tendenza.
Trovo tutto questo nauseante e noioso.
Il rischio per me è lo stimolo per andare avanti. Molti mi dicono che faccio collezioni inquietanti e io ne sono felice perché so di aver fatto provare un’emozione. Anche se orrenda, è vera e la si può sentire addosso.
Continuerò a disegnare finchè qualcuno proverá ancora qualcosa guardando e indossando i miei pezzi.
Non so perché ho iniziato dicendo quello che non mi piace. Di positivo nella moda italiana rimane nel tempo la qualità, gli show che raccontano storie come piace a me e i materiali quasi km 0 che ci invidiano in tutto il mondo.

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Con quale brand ti piacerebbe collaborare?

Credo mi scatenerebbe una bella tempesta creativa collaborare con brand sportivi, sto puntando sempre più alla comoditá per arrivare anche al mio obiettivo di NO SIZE.
Da ex cicciottello vorrei, con una serie di capi, togliere il disagio di dover dire a una commessa che taglia portiamo..che sia una s o una xxxl.
Mi piacerebbe creare una collaborazione con Nike: sarebbe un sogno rielaborare modelli e distruggerli per dare vita a qualche “frankenstein” dei miei.

Quali sono i punti di forza del brand?

Uno dei punti di forza di Simon Cracker credo sia la curiosità che scatta guardando un capo. A volte sembrano pezzi assurdi, ti invitano a provarli e la maggior parte delle volte te ne innamori.
Ma il vero punto di forza, a mio parere, è quello di essere un brand costruito su dei valori reali. Sostenibilità dei materiali, upcycling, inclusione del “diverso”, body positivity… sono tutti principi che i marketing manager oggi si trovano ad appiccicare ai brand, senza che ci sia un legame di alcun tipo con la sua storia, le sue origini, semplicemente perché “oggi va questo”. Valori che Simon Cracker si porta dietro dagli albori, perché ci ho creduto
davvero e ho voluto essere coerente nelle mie scelte.
Per capire i miei punti di forza e di debolezza faccio tante domande agli store che vendono il brand, sono curioso e voglio capire sempre l’impatto che hanno le mie collezioni sulla gente.

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Il sogno segreto di Simone?

Simone sogna ad occhi aperti da quando ha scoperto cosa sono i sogni. Volevo essere un regista quando ero piccolo e credo di esserlo diventato a mio modo.
Ogni mio show lo organizzo come fosse un film: c’è una morale, personaggi insoliti e interessanti e un finale caotico.
Il mio sogno è che il concetto Cracker possa supportare artisti interessanti che trovo di continuo attorno a me e durante i miei viaggi e possa proiettarsi su qualsiasi cosa, il fatto di distruggere per dare nuova vita ad un materiale o a un oggetto è nato sull’abbigliamento e con i filati destinati al macero, ma vorrei farlo arrivare anche all’arredamento e design per la casa.

Simon Cracker in un breve slogan.

Distruggi quello che non va bene per trasformarlo in qualcosa di nuovo e adatto a te.

www.instagram.com/simoncracker

www.instagram.com/simone.botte

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