LE NOTTI DI SANREMO

La nightlife dei vip, e un’intervista con Francesco Renga: “L’ identità sessuale può cambiare nel corso della vita. E il sesso è come un gioco: sempre uguale diventa noioso”.

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SANREMO. L’ anima delle notti sanremesi, in questi giorni festivalieri, è senza dubbio il bellissimo ZOO BIZARRE, in via Gaudio, dove è ospite fisso Andy, il tastierista dei BLUVERTIGO. Sul tardi la “movida vipparola”, si trasferisce in piazza Bresca, al BIG BEN e anche al TEATRINO DI MANGIAFUOCO, molto trendy. Ma non c’è solo divertimento.

I corrispondenti delle radio e delle tivù private sono arrabbiati per le condizioni in cui sono costretti a lavorare nella sala stampa raffazzonata, allestita all’ultimo momento in un tendone accanto al criticatissimo Teatro del Mare. E’ fredda, lontana dall’ Ariston e con la pioggia e il vento è diventata una specie di postazione di guerra. L’assessore si è scusato e ha promesso che il prossimo anno la cosa non si ripeterà. Io condivido la protesta ma non riesco ad arrabbiarmi perché ho fatto un incontro davvero interessante.

E’ uno dei big, ha rilasciato pochissime interviste individuali limitandosi ad apparire in sala stampa. Fra le interviste che ha deciso di rilasciare, il suo discografico Stefano ha scelto gay.it. Francesco Renga ha una bella voce, ha scritto una canzone dignitosa, non retorica, è molto carino,(da vicino è di una fresca bellezza che emoziona) garbato, intelligente, capace di ragionamenti non banali e perfino colto. Vi pare poco?

L’ho raggiunto in taxi al suo albergo e il tassista, che conosco bene e spesso mi accompagna alla stazione la mattina presto, quando vado a Bologna, mi ha detto:” L’ho portato un paio di volte Renga, deve essere delle tue parti, parla con accento emiliano”

Invece è di Brescia(qui con gli accenti si confondono tutti e poi il mio giovane amico tassista aveva appena accompagnato la Arcuri all’ Ariston ed era comprensibilmente turbato).

Faccio due chiacchiere col discografico aspettando Renga nella hall dell’albergo.

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Quando arriva gli dico che, sinceramente, prima del festival non lo conoscevo e che la sua estensione vocale, insieme alla qualità del testo mi hanno davvero stupito. Aggiungo che mio figlio di 16 anni lo segue da tempo e lo ha definito “un grande”. Lui mi sorride in modo simpatico, anche un po’ birichino. Per tutta la durata della conversazione sento di essere uscita dal cellophane che avvolge questa manifestazione rendendola simile a un surgelato di cui intuisci il sapore prima di assaggiarlo. Una persona pensante, che ti sa guardare, che sa guardare le cose e non solo il suo ombelico.

-Hai fatto una straordinaria esibizione, sei contento?

-Qualche errore c’è stato.

-Non dirmeli che non me ne sono accorta.

(sorride ancora, se continua , fra i riccioli sbarazzini e quella malizia sincera di chi conosce la vita vera e la preferisce ai lustrini gli salto addosso in questa hall affollata )

-Sono soddisfatto per il pathos che sento di avere trasmesso. Ero preoccupato perché hanno sottolineato ce si trattava di un testo dedicato a mia madre e temevo che questa cosa venisse banalizzata e affogata nella retorica, come spesso succede a Sanremo. In realtà il brano è nato da una mia esigenza di elaborare attraverso la scrittura , che è molto terapeutica, un dolore privato. Quindi è nata da una personalissima urgenza, non vorrei la facessero rientrare nel filone del mammismo da festival, stucchevole come quello amoroso, o come le trasgressioni a tutti i costi. Questo è un carrozzone tritatutto molto superficiale e temevo davvero che una cosa così intima potesse essere fraintesa. Mi sarebbe dispiaciuto.

-Tu hai fatto parte per tredici anni del gruppo TIMORIA, cos’è cambiato da quando sei solista?

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-Direi che ho acquisito un nuovo pubblico, non saprei definirlo esattamente, non ci penso quando scrivo una canzone. Non penso a chi l’ascolterà, potrebbe condizionarmi. In qualche modo con una canzone di questo tipo potrei deludere qualcuno, per me non è un brano facile TRACCE DI TE. Sarebbe stato più semplice arrivare col mio chitarrista e fare una ballata rock. Ma questa canzone è nata per pianoforte e voce, snaturarla avrebbe tolto efficacia e pathos.

-Che rapporti hai col mondo gay?

-I rapporti che ho con tutti, non faccio alcuna distinzione. A me interessano le persone, mi riesce persino difficile identificare un “mondo gay”. Sono fermamente convinto che l’identità sessuale possa cambiare nel corso della vita, a seconda dei momenti, delle circostanze. Poi ho una concezione ludica del sesso e anche degli affetti, se tutto fosse sempre uguale sarebbe noioso. Poi posso dirti quelle cose che si dicono sempre, che ho molti amici gay, ma in questo ambiente chi non ne ha? Che spesso le persone omosessuali non si fermano alle apparenze, sanno essere più profonde, più attente a certi aspetti della realtà ma sconfineremmo in una retorica senza fine, sono le cose che dicono tutti.

(ma vi rendete conto? Lo ascoltavo ed ero esterrefatta)

-Che rapporto hai con internet?

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-Ho un mio sito www.francescorenga,it ma non me ne occupo molto, io sono un po’ old style. Ho un rapporto conflittuale e difficile coi computer, anzi quando mi avvicino di solito vanno in tilt. Se devo scrivere un testo lo scrivo a penna, mi rendo conto che la rete è una zona franca, ne capisco il fascino ma ne avverto la pericolosità latente. Ad esempio c’è il problema dei pezzi on line. Questo è un discorso complesso, ci si sente un po’ defraudati e nello stesso tempo si sa di arrivare a molte più persone. L’anno scorso un minuto dopo la mia apparizione al festival la mia canzone era già su internet… Sarà successo anche quest’ anno, da un lato è bello, dall’altro mi fa paura, come tutte le cose che escono dal controllo.

-Cosa pensi del fatto che, in un momento così grave, con quello che sta accadendo fra Israele e Palestina, o in Afghanistan , nel nostro paese sia dato uno spazio mediatico così grande a questo festival canoro? Tu sei in gara, sei parte in causa. Ti sembra una cosa giusta, anche come momento di relax, oppure lo trovi folle, magari surreale?

-Credo che surreale sia la parola giusta. Ieri, prima di scendere all’Ariston per esibirmi ho visto un pezzo di telegiornale, i morti in Palestina, il kamikaze in Israele…l’ho vissuta male, ero molto scosso. Sono mesi che mi sento scosso e preoccupato. Però, paradossalmente, quelle immagini mi hanno aiutato a dare il giusto peso a quello che stavo per fare, a relativizzare. Ero emozionato, questo è ovvio, ma mi sono detto che andavo solo a cantare una canzone. Io non ho soluzioni, non ho verità, e sarebbe ridicolo che le avessi, credo che l’importante sia non smettere mai di interrogarsi, di cercare di capire.

– Molti cantautori scrivono romanzi, alcuni si dedicano anche al cinema. Hai un progetto di scrittura?

– In effetti sì, è una cosa a cui sto pensando da tempo, ci vorrà pazienza, io scrivo canzonette, non sono certo di essere in grado, però mi piacerebbe molto. Magari prendendo spunto da Sanremo, da questo strano e incredibile momento che si vive venendo al festival, pare quasi che il tempo si fermi.

-Sei anche un lettore, intuisco.

-Oh, si sono un lettore onnivoro, leggo moltissimo.

-Chi sono i tuoi scrittori preferiti?

-Tanti, molto diversi fra loro, amo molto, tra gli altri, Marquez e anche Canetti.

-Canetti? Leggi Canetti?

-(e’ stupito del mio stupore) Sì, mi piace, ho amato “La lingua salvata”

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A questo punto il discografico Stefano mi dice che devono proprio andare, che ha una intervista telefonica e poi deve scendere in sala stampa. Renga mi stringe la mano, mi dice di salutare mio figlio e mi lascia la mail: info@francescorenga.it .

Avrei continuato a parlare per ore, lo lascio andare con vero rammarico. E’ stata una bellissima sorpresa, se non lo conoscete, se non l’avete mai visto o sentito cantare, non perdetelo questa sera.

di Francesca Mazzucato – da Sanremo

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