Rappresenterebbe volentieri l’Italia al prossimo Eurovision Song Contest. Anzi, non avrebbe il minimo tentennamento nell’accettare. Stiamo parlando di Povia che, poche settimane dopo l’uscita del suo ultimo album "Centravanti di merstiere", ha concesso un’intervista al mensile in versione cartacea del sito svizzero gay.ch. Vale la pena ricordare che l’Italia non partecipa a questa kermesse europea, cui il pubblico gay è particolarmente affezionato, dal lontano 1997. Secondo i soliti beneinformati, i motivi sarebbero i più disparati, ma non è questa la sede per approfondirli. Certo è che se dopo 12 anni di assenza, il ritorno del nostro Paese all’Eurovision dovesse essere rappresentato da Povia, sarebbe un bello smacco per la comunità lgbt italiana.
L’intervista di gay.ch, naturalmente, è quasi del tutto incentrata sulle polemiche scatentate in Italia per la sua ultima canzone sanremese, la contestatissima "Luca era gay". Il giornalista, dopo avere avanzato l’ipotesi che Luca potesse essere bisessuale, ha chiesto a Povia cosa pensasse delle critiche mossegli dalle associazioni lgbt italiane prima e durante il festival. Il cantante ha risposto che Arcigay non è la voce ufficiale dei gay d’Italia e che si e no conta su 30-40 persone. L’inchiesta pubblicata da Gay.it a metà marzo scorso evidenziava già che nel numero di iscritti all’associazione vengono conteggiati anche tutti coloro che fanno la tessera solo per entrare nei locali o nelle saune e che quindi le cifre ufficiali sono falsate. Ma dai 70.000 risultati dall’inchiesta a 40, ce ne corre davvero. Ancora una volta Povia l’ha sparata grossa.
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