“Ad essere bulli sono i genitori che invece di chiedere ai loro figli se vogliono partecipare ad un incontro sul transgenderismo, decidono di censurare”. Così Vladimir Luxuria commenta, al telefono con Gay.it, la ferma opposizione dei genitori di cinquanta ragazzi del liceo classico Muratori di Modena dove avrebbe dovuto tenersi un’assemblea sul transgenderismo con ospite la stessa Luxuria.
Ma andiamo con ordine e ricostruiamo i fatti. Gli studenti dell’istituto modenese avevano chiesto, e ottenuto, di organizzare un incontro sul trangenderismo ed avevano scelto di invitare l’attrice ed ex parlamentare, reduce dai fermi di Sochi , il presidente di Arcigay Modena Alberto Bignardi ed un endocrinologo. Peccato che alcuni genitori dei ragazzi, appresa la notizia, non l’abbiano presa affatto bene. In cinquanta, hanno scritto una lettera ai dirigenti scolastici puntando a bloccare l’incontro e lamentando di non essere stati coinvolti nella decisione né invitati a partecipare all’incontro. E perché i genitori degli studenti dovrebbero essere invitati ad un’assemblea d’istituto? Si legge nella lettera che l’incontro avrebbe potuto rappresentare un problema “per gli studenti delle prime classi che per età, formazione e livello di maturità potrebbero essere profondamente influenzati, nelle loro dinamiche interiori e interpersonali, da un approfondimento parziale o ideologico del tema”. Cosa ci sia di “ideologico” nell’esperienza diretta di una persona transgender è cosa che andrebbe chiesta ai firmatari della lettera in questione.
“Me l’hanno chiesto i ragazzi – racconta Luxuria – e io ho accettato di buon grado. Non so cosa pensano questi genitori, ma vorrei ricordare che sono laureata, che ho tenuto lezioni all’università e insegnato inglese in un liceo. Ma a parte questo, ho parlato di trangenderismo in scuole di Avellino, di Salerno, di altre città del sud, senza che nessuno si scandalizzasse. Non ti aspetti che una cosa del genere arrivi da una città come Modena. Sembra di avere a che fare con degli amici di Putin, piuttosto”.
“Comprendiamo il desiderio degli studenti di conoscere e approfondire tematiche varie e di rilevanza mediatica – scrivono ancora i genitori – ma riteniamo sia doveroso per le famiglie e per gli adulti presenti nella scuola affiancare i ragazzi. E’ importante verificare insieme a loro che le tematiche siano trattate in modo completo, che gli esperti invitati abbiano una competenza accertata e siano in grado di presentare ricerche e studi capaci di esprimere il dibattito scientifico culturale sull’argomento, oltre che ambiti differenti di riflessione”. Un incontro con il bollino giallo, insomma, come i film in TV.
“Come non ci sono mai monologhi – spiega ancora Luxuria -, ma solo dialoghi. E poi, non è obbligatorio partecipare. Ma penso che affrontare questi temi in termini civili e colti, come sono solita fare, possa solo essere utile per i ragazzi. Mi viene da dire ‘poveri ragazzi’: ma i loro genitori lo sanno in quali informazioni, immagini e contenuti possono incappare i loro figli se digitano ‘trangender’ su Google?”.
Nelle stesse ore, un’altra notizia preoccupante arriva ancora da una città che si pensava ormai libera da certe dinamiche. Parliamo di Firenze, dove l’Ufficio Scolastico Regionale s’è sentito chiedere di ritirare il patrocinio al progetto “Omofobia, transfobia, bullismo” realizzato in collaborazione con Rete Lenford – Avvocatura per i diritti lgbt e con Arcigay. A chiederlo sono alcuni consiglieri regionali di NCD, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Secondo i consiglieri bisogna “la politica di parte fuori dalla scuola toscana”. La motivazione ufficiale non è certo che non si vuole che si parli di omosessualità e omofobia nelle scuole, perché, precisano i consiglieri “siamo di certo convinti che la scuola sia il luogo principe dell’educazione ed è quindi giusto che si affrontino temi quali il bullismo e l’omofobia che sono due piaghe da sconfiggere”, ma che non possono essere affrontati da soggetti considerati “vicini alla sinistra”.
Ma basta avere un po’ di pazienza e leggere tutto per arrivare al vero nocciolo della questione, perché “è inaccettabile che si propini un messaggio culturale che parte da un presupposto condiviso da tutti come il rispetto di ogni scelta personale, per far transitare altri presupposti che sono invece di parte e molto discutibili come l’assenso al matrimonio tra persone dello stesso sesso o all’adozione di minori da parte di persone omosessuali”.
Eccola, la questione vera: il rischio che le nuove generazioni crescano libere da idee discriminatorie e convinte che l’uguaglianza e i diritti siano da garantire a tutti. “E’ omofobia istituzionalizzata – commenta Vladimir Luxuria -. In questo paese c’è poca attenzione su questi temi, basti pensare che non abbiamo neanche più il ministero delle Pari Opportunità”.
di Caterina Coppola
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