Ho 23 anni faccio parte della generazione z, una generazione sempre più indebolita e dimenticata, vivo in un piccolo paesino bigotto dove mi nascondo. Non riesco a fare coming out, le persone intorno a me sono troppo ignoranti. Sogno la grande città ma allo stesso tempo ho paura di non essere accoltə neanche lì. Ho paura di rischiare, di fallire e di essere felice. Tra poco iniziano i pride e non sono mai andatə: da una parte sono molto entusiasta, dall’altra mi dico cosa ci vado a fare io da solo tra tante anime libere e orgogliose? (Giovanni)
Ci sono cresciuto anche io in provincia.
Nel migliore dei casi ti abitua a saper gestire la noia, allenare l’immaginazione, e apprezzare la banale quotidianità.
Nel peggiore dei casi ti addormenta l’encefalogramma, espone a sguardi indiscreti, e opprime ogni energia.
Desideri andartene via (e fidati, prima o poi te ne andrai), ma il tuo corpo si abitua a quel piccolo spazio, chiedendosi se sarà mai all’altezza del mondo lì fuori: posso permettermi qualcosa più grande di questo? Come faccio a scrollarmi di dosso tutte le bugie che mi hanno raccontato?
Ma se questo torpore ti fa mancare l’aria, meriti di fare le valigie e andare in un luogo dove riaccendere le sinapsi e ricordarti chi sei, o chi potresti essere.
Trasferirsi in una metropoli può essere elettrizzante, imprevedibile, e terrificante come l’hai visto nei film, ma il rifiuto esiste anche nella città che non dorme mai.
Forse neanche lì tuttə saranno dispostə ad accoglierti, ma sarà una buona palestra per imparare ad accettare te stessə, prima di chiederlo allə altrə. Più riuscirai a conoscerti, più alte saranno le probabilità di attrarre persone simili a te, con cui sostenervi a vicenda.
Quando trovi le tue persone (e tranquillə, prima o dopo le troverai) il coming out non sarà più un dovere davanti al mondo, ma uno step naturale e spontaneo. Come, quando, e con chi vorrai.
Se ci vorrà più tempo del dovuto, sappi che gioia e libertà non sono requisiti obbligatori per andare al Pride: puoi partecipare con tutte le tue paure, insicurezze, dubbi, e farli marciare insieme a te o stordirle sotto la musica di Raffaella Carrà.
Non manifestiamo solo per essere felici e orgogliosə, ma per non permettere che nessunə di noi venga trattato come un essere umano di serie B, per (ri) scrivere le brutte storie che ci hanno raccontato da bambinə, e garantire sicurezza e spazio per ognunə.
Prova a cercare sui social se ci sono gruppi della tua città che si ritrovano per andare al Pride, e chiedi se puoi unirti a loro.
Se non trovi nessunə, andare da solə al Pride è l’occasione giusta per ballare con sconosciutə per strada, cantare, gridare e marciare insieme a gente di cui non sai nemmeno il nome, e che potrebbero essere più simili a te di quanto credi.
Ti imbarazzerà e sorprenderà, ma sopratutto permetterà di liberare tutta l’energia che hai contenuto questi anni, con un margine di fallimento davvero limitato.
Rischiare fa sempre un po’ paura. Ma tra tutti i faticosi test che la vita ci riserva, questo potrebbe essere il più divertente.
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