Con un comunicato l’associazione di avvocati Rete Lenford ha ufficializzato l’interruzione della collaborazione con il Tavolo LGBT organizzato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle Pari Opportunità, Vincenzo Spadafora. Il “Tavolo di consultazione permanente per la promozione dei diritti e la tutela delle persone LGBT“, era attivo dal 22 ottobre scorso. Aveva il compito di promuovere i diritti e la tutela delle persone LGBT. L’obiettivo era quello di scambiare informazioni e dati sulla comunità per proporre poi delle azioni atte a contrastare gli atti di discriminazione e violenza.
“La decisione si è determinata per coerenza rispetto alla storia e allo Statuto dell’associazione. Da sempre abbiamo messo a disposizione le nostre competenze a tutti coloro che nelle istituzioni, nei partiti e nelle realtà associative, condividono il nostro stesso obiettivo. Con questa stessa disponibilità avevamo accettato l’invito del Sottosegretario Spadafora. Con la speranza che fosse il segnale della volontà del Governo di cambiare rotta in merito ai diritti delle persone LGBTI. Purtroppo quanto è accaduto e quanto continua ad accadere ci ha convinti che ci sbagliavamo“. Con queste parole, la presidente Miryam Camilleri annuncia l’uscita dal tavolo.
Le motivazioni di Rete Lenford
La presidente Camilleri ha spiegato che mentre il sottosegretario e le associazioni lavoravano al tavolo, il ministro Salvini continuava la sua battaglia contro i termini genitori 1 e 2 sui documenti ufficiali. Nonostante il rifiuto del garante della privacy a tale pratica. Oltre a questo, il ministro Fontana era tornato sul tema delle coppie omogenitoriali e dei loro figli. L’11 ottobre in Senato, nel corso di un’interrogazione parlamentare, ha confermato per l’ennesima volta che le sentenze dei giudici che ordinano il riconoscimento dei figli a tali coppie non hanno alcun valore.
Ulteriore punto che ha convinto Rete Lenford a ritirarsi è stato il decreto Sicurezza. Questo penalizza anche i richiedenti asilo omosessuali, scappati dal loro Paese per il loro orientamento sessuale. Infine, il ddl Pillon. E’ stato tanto criticato da associazioni e opposizioni, ma nella maggioranza il testo avanza senza problemi. “Sono tutte questioni che ci riguardano in primo luogo come cittadine e cittadini che hanno a cuore la tutela dei diritti fondamentali, rispetto ai quali non si possono operare categorizzazioni. La lotta per la loro tutela ci impegna a prescindere dal fatto che siano colpite le donne, le persone migranti o le persone LGBTI” ha concluso infine Camilleri.
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