L’omosessualità resta un argomento scomodo per la scuola italiana: stavolta la censura scatta in un liceo linguistico di Bergamo.
Non si parli di gay e lesbiche, siamo a scuola. Il caso è accaduto al liceo linguistico Giovanni Falcone di Bergamo, dove la preside ha vietato l’uscita di un articolo di riflessione riguardante l’identità di genere e l’orientamento sessuale sul 1993, il giornalino scolastico. Una decisione che gli studenti non hanno mancato di denunciare sui social network, appellandosi al diritto di libera espressione.
Secondo la dirigente “la scuola non è tenuta a sapere l’orientamento sessuale di studenti e\o docenti” e l’articolo, ha aggiunto, “potrebbe offendere comunità religiose”. Giustificazioni che appaiono evidentemente pretestuose e del tutto fuori luogo per un semplice articolo di riflessione su tematiche decisive nella crescita degli adolescenti, non solo sotto il profilo formativo, ma anche personale.
Articolo che tra l’altro offriva parole di inclusione e di aiuto verso quegli stessi studenti che stanno prendendo consapevolezza di sé e della propria identità, con le difficoltà che tutti noi ben conoscono. Un compito che spetterebbe alla scuola tutta e che i ragazzi con il loro pezzo stavano in qualche modo supplendo.
Se si tratta della prima volta che la dirigenza scolastica dispone la censura su un pezzo, già in passato la scuola avrebbe ostacolato incontri sull’omotransfobia, come ha segnalato Arcigay Bergamo su Facebook, che ha espresso in una nota solidarietà agli studenti.
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