«Tempo fa mi sono ubriacato con gli amici in un bar gay della mia città. Un uomo mi ha offerto una sigaretta mentre ero al bagno. Quando ho finito di fumare mi ha invitato da lui per bere qualcosa. Ho salutato gli amici con una scusa e abbiamo preso l’auto fino a casa sua. Abbiamo bevuto ancora un po’. Era piuttosto insistente, diceva che voleva scoparmi. Ok, ho detto. Così siamo andati in camera da letto e poco dopo gli stavo succhiando il cazzo. Poi è stato il mio turno. Ero molto eccitato e sono venuto subito. Mi sono addormentato per un po’, forse per l’effetto di tutto quell’alcool. Dormivo sulla pancia e quando mi sono svegliato, lui stava strusciando il suo uccello tra le mie chiappe. Non ho cercato di fermalo. Il cuore mi batteva forte. Ma era quello che volevo. Ha usato la saliva ed è entrato rapidamente senza alcuna precauzione. Ero teso e continuavo a ripetere: "per favore, fa male, esci". Fino a quando ho sentito accelerare il suo ritmo e si e scaricato dentro di me. Sono passati alcuni giorni e ho ripensato molto a quella notte. Non sono per nulla spaventato e ammetto che mi è piaciuto non usare alcuna precauzione. Anzi mi chiedo cosa ci sia di male in quello che ho fatto? Vorrei sapere, chi ha dato ai cosiddetti "responsabili" il diritto ad esclusivo senso unico di dirmi quel che devo o non devo fare, come devo o non devo farlo, perché lo devo o non lo devo fare? Comprendo il rischio di malattie, ma il sesso non è una malattia. E io voglio vivere senza avere più paura».
L., 21 anni
Se la mail giuntami pochi giorni fa è vera, c’è da riflettere: un 21enne vuole vivere senza paura e quindi fa sesso senza protezione? Il preservativo viene associato alla malattia e quindi rifiutato? Una follia. Come quella di chi nel forum dice di essere sieropositivo e di aver «trovato un fidanzato sieropositivo anche lui….e mi godo il bareback!!!!!», come se tra sieropositivi fosse inutile usare precauzioni! Come se prendere il virus sia brutto ma almeno ci liberi dall’ansia dell’attesa, un meccanismo della mente già perverso di suo che inoltre non tiene conto della fragilità delle persone sieropositive.
Per fortuna nel forum c’è anche chi ha buon senso e ammette non solo l’emozione di fare sesso bareback ma anche di aver contratto in tal modo (magari per colpa di un fidanzato farfallone) alcune malattie: sifilide, epatite B (non c’è solo l’HIV), o cita casi di amici: «Con AIDS conclamato..ed è sempre sul filo del rasoio con qualche malattia…non penso che lui sia contento della sua situazione…penso che se potesse tornare indietro sicuramente utilizzerebbe il preservativo». C’è anche un prostituto che tiene alla propria pelle, nonostante i molti clienti che chiedono rapporti non protetti, e un altro che ironizza: «Chissà come mai la classica UK regala condom in ogni luogo bar sauna ????»
«Con quello che costano in Italia, gli spettatori si ripagheranno del biglietto», mi diceva il regista di Prigionieri del sesso, ringraziando le associazioni che regalano informazioni e preservativi all’ingresso del teatro. E l’autore dello spettacolo mi confessava di avere avuto l’idea proprio dai tanti, troppi giovani contrari al condom: «In tutta Europa si è abbassata la guardia e il bareback, più che una moda pericolosa, è diventato una tremenda abitudine di chi pensa che ormai la tempesta è passata».
Tra le mail dei lettori ci sono infatti anche opinioni diverse da quella di prima: «Io ho contratto l’HIV proprio fidandomi ciecamente di una persona, a quanto pare, totalmente inaffidabile. Tutti siamo convinti di essere inattaccabili dalle malattie finché non arriva la bella doccia fredda e poi sono cazzi amari».
Qualcuno ricorda il periodo pre-AIDS e il «drammatico passaggio da una felice e disincantata stagione giovanile di incontri ad una più seria e prudente e il progressivo irrigidimento delle relazioni. Avendo potuto ‘beneficiare’ di un breve periodo di assoluta libertà in qualche modo rimpiango il sesso senza ammenicoli. Ma è fuori di dubbio che quel periodo è PASSATO! C’è un aspetto psichico autolesionista presente in ognuno di noi, indipendentemente dal genere, ed è li che si innesta il pericolo di voler cedere a questo tipo di pratiche».
Infine, la storia più curiosa ma, per quanto paradossale, quasi istruttiva: quella di un uomo sposato scopertosi bisex. «Frequento una persona splendida, anche lui sposato. Siamo entrambi fuori da certi giri, nel senso che non scopiamo con sconosciuti e da quando ci frequentiamo ci siamo promessi fedeltà duratura per il bene delle nostre mogli». Davvero: non importa con chi lo facciamo, l’importante è che facciamo attenzione!
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Flavio Mazzini, trentacinquenne giornalista, è autore di Quanti padri di famiglia (Castelvecchi, 2005), reportage sulla prostituzione maschile vista "dall’interno", e di E adesso chi lo dice a mamma? (Castelvecchi, 2006), sul coming out e sull’universo familiare di gay, lesbiche e trans.
Dal 1° gennaio 2006 tiene su Gay.it la rubrica Sesso.
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di Flavio Mazzini
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