Per diversi motivi, non ultimo l’influenza della morale giudaico-cristiana, il fatto di avere una vita sessuale disinibita viene considerato da molti qualcosa di amorale e di cui non bisogna parlare troppo apertamente, o comunque come qualcosa da circoscrivere all’ambito privato.
Chi non si adegua a questo modo di pensare rischia tutta una serie di spiacevoli conseguenze, che possono compromette la sua vita a tutti i livelli. In parte anche l’omofobia nasce da dinamiche simili, visto che da molti l’omosessualità viene ancora percepita solo come un’espressione di sessualità disinibita e non come una condizione più complessa di cui i risvolti fisici rappresentano solo una sfaccettatura.
In particolare chi sceglie la carriera di porn performer, ancor più se in ambito gay, si mette in una posizione non proprio facile nei confronti della società, proprio per i motivi di cui sopra. Chi ostenta troppo la sua sessualità o magari la gestisce in maniera troppo pragmatica viene automaticamente classificato come un cattivo soggetto, un pessimo esempio o qualcuno da riprovare senza appello.
Sia come sia sembra proprio che il mondo dell’hard gay non abbia alcuna intenzione di soccombere a questo tipo di pregiudizio, tanto più che al giorno d’oggi tantissimi attori considerano la loro attività come un’occupazione attraverso cui esprimere una parte di sé.
Al di là dei facili giudizi morali e moralistici può essere indicativo il fatto che negli USA, dove la professione del performer è molto più integrata che in altre nazioni, i professionisti dell’hard scelgano sempre più spesso di vivere la loro carriera senza separarla dagli altri aspetti della loro vita. Da diversi anni, ormai, sono in aumento i porn performers di prima grandezza effettivamente gay (e non etero o bisex che partecipavano a produzioni video per denaro), che parallelamente all’attività hard portano avanti relazioni più o meno stabili, spesso con altri colleghi (come nel caso di Carlo Masi e Adam Champ (in foto), o di Colton Ford e Blake Harper (foto in basso), giusto per fare qualche esempio).
Se una volta poteva sembrare semplicemente una scelta eccentrica, o al limite una trovata pubblicitaria, ora le cose si stanno evolvendo in una direzione decisamente inaspettata. Infatti da quando in California i matrimoni gay sono diventati possibili anche diversi Iperformers che risiedono stabilmente sulla West Coast hanno iniziato a convolare a nozze o a fare progetti di matrimonio, senza per questo rinunciare al mondo dell’hard.
Il primo ad essere stato simbolicamente accalappiato è stato Tyler Saint (ne ha parlato anche il Wall Street Journal), mentre la prima coppia di attori che ha scelto di ufficializzare la propria pluriennale unione è stata quella formata da Andy Kirra e Tristan Matthews. Invece il primo ad annunciare una festa di nozze aperta a tutti i suoi fans (che sono liberi di partecipare alla lista nozze tramite internet) è Brent Everett (in foto), che proprio ieri ha sposato l’amato Steve Pena (che, per la cronaca, non hai mai fatto video hard).
Ovviamente questa è solo la punta dell’iceberg, visto che non sono pochi i performers che, paradossalmente, sono estremamente gelosi della loro vita privata (e della privacy dei loro compagni). In compenso ci sono altre coppie che, prima di pensare al matrimonio, scelgono di verificare la stabilità della loro relazione facendo dei progetti insieme. E’ un po’ il caso di Francesco D’Macho, che assieme al suo attuale compagno/collega Damien Crosse sta mettendo in piedi una nuova casa di produzione hard, la Stag Homme. Nonostante le origini italianissime Francesco D’Macho vive a Madrid da diverso tempo: sarà lui il primo performer di fama internazionale a sposarsi in Spagna? Staremo a vedere.
In ogni caso il matrimonio fra hattori hard gay può stimolare diverse riflessioni sul concetto di coppia e sessualità. Per la nostra cultura in una relazione di coppia è essenziale – perlomeno a parole – concedere l’esclusiva dell’intimità sessuale al partner. Le coppie aperte sono ancora considerate una soluzione malferma e poco seria se si vogliono fare dei progetti insieme. Cosa succede, però, se una coppia aperta funziona talmente bene da volersi unire in matrimonio? Cosa succede se decide di legittimare il suo status affettivo e la sua voglia di costruire un futuro di coppia pur non rinunciando alla promiscuità sessuale che la caratterizza?
Solo il tempo potrà dircelo.
di Valeriano Elfodiluce
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