Il Grande Raccordo Anulare è una strada a tre corsie che abbraccia Roma e ti permette in maniera comoda di raggiungere qualsiasi parte della città. Perdersi, dicono, è praticamente impossibile. A meno che non stia io alla guida. Costretto dagli eventi chiamati: vasi per le piante, cuscini per la cervicale e le solite, immancabili, candele profumate, la settima scorsa parto alla volta di un ben noto mobilificio svedese che avendomi negato un buono sconto in cambio della pubblicità tra queste righe non vedrà citato il suo nome.
La strada più rapida per raggiungerlo è il famigerato GRA. Come da copione mi perdo e salto l’uscita. Per sentito dire, so che basterebbe fare inversione di carreggiata per tornare al punto desiderato. Vedo quindi un svincolo e senza neppure leggere, viro a destra. Mi ritrovo invece in uno slargo dove trovo cinque o sei macchine parcheggiate. Mi accosto a una di queste per chiedere indicazioni all’autista che è solo e con le mani ben piantate sul volante quando vedo spuntare dalla parte del passeggero la testa di un altro uomo. Figurarsi se uno apostrofato come la "più checca di Roma" si scandalizza per una cosa del genere ma il fatto che fossero le 5 del pomeriggio, beh un po’ mi ha sorpreso soprattutto perché pensavo che le cruising area si fossero estinte all’alba della diffusione di Internet (tanto per chiudere l’episodio, mi sono allontanato con discrezione preferendo passare altri 40 minuti perso tra le corsie del GRA).
In effetti per un po’ ho frequentato, qui a Roma, Monte Caprino (ma anche Valle Giulia e Palombini, giusto per non lasciare intentata nessuna possibilità di abbordaggio) che per chi vivesse fuori dal famigerato e citato GRA è la storica rupe a ridosso del Campidoglio dove al calar delle tenebre si radunavano i finocchi dai tempi di Romolo e Remo e che, visto il terreno scosceso e l’asperità dell’altura ha visto più volte precipitare centinaia di gay concentrati in agresti amplessi amorosi.
Raramente però mi sono inerpicato per i suoi sentieri bui. Preferivo restarmene in piazza, a chiacchierare con altri indecisi sulle scalinate di una chiesa che con severa mestizia guardava le turpi evoluzioni degli invertiti.
Personalmente l’avvento delle chat è stata una benedizione perché trovo molto più comodo pescare qualcuno tra le centinaia di profili di un "sex.com" qualsiasi facendolo venire a casa come un cinese a domicilio, piuttosto che vestirmi, prendere il motorino e avventurarmi in una fredda notte d’inverno, appostandomi sottovento come un cacciatore di frodo tra le radure di un parco, con il rischio di non riuscire a trovare neppure una quaglia con cui preparare un sughetto (restando metaforicamente in ambito venatorio). Per non parlare poi di tutte le volte che i solerti corpi dei Carabinieri o della Polizia passano al setaccio i cespugli con i fari puntati a stanare sediziosi capannelli di omoricchioni intenti a saltare la cavallina invece di andare a sventare furti e omicidi per la città. Il rischio infine di rimanere vittima di un massacro a colpi di spranghe per mano di teppisti omofobi aggravato dall’umiliazione di farsi ritrovare dai miei genitori esanime e a braghe calate tra confezioni aperte di preservativi e lubrificanti era davvero un’ipotesi sufficiente perché preferissi restarmene a casa a vedere un DVD.
Parafrasando i Queen mi pare quindi che: chat kills the cruising area. Ma non definitivamente. Nonostante molti mi confermano l’estinzione di aree intere di battuage al posto delle quali adesso sorgono centri commerciali e parchi giochi per bambini, in parecchi continuano ad apprezzare l’erotismo bucolico che si può respirare solo battendo all’aria aperta. Quei ruvidi approcci che iniziano sbottonando una patta dietro un cespuglio e terminano, solo molto dopo, confessandosi i propri nomi tra i fumi post coito di una sigaretta.
Il gusto esibizionista di far sesso senza però darsi troppa cura di non essere scoperti, compiacendosi degli sguardi eccitati di altri scout della scopata pronti al primo cenno a lanciarsi nella mischia. Un piacere sconosciuto ai frequentatori delle chat che vivono le loro fantasie erotiche attraverso altri canali ma che, risvolto della medaglia, scontano spesso le truffe aggravate di profili anabolizzati di Photoshop che trasformano ranocchie in principi azzurri, filtrando e freddando sguardi, odori e sensazioni che non possono ancora passare attraverso lo schermo di un PC.
di Insy Loan ad alcuni meglio noto come Alessandro Michetti
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