Esiste tutto un settore della sessualità che mi sono sempre chiesto se frequentare o meno nella pratica e se trattare o meno nella teoria – che poi sarebbe questa rubrica qui. Quando mi vengono proposte tentazioni che oltrepassano, talvolta di molto, i classici canoni, sono sempre indeciso se accettare o meno.
Ugualmente, quando penso che i tempi siano maturi per parlare ai miei affezionati ventidue lettori di argomenti un po’ più spinti, devo fare i conti con il naso del direttore dei contenuti, che si arriccia e si storce senza controllo, almeno quando esagero.
Ma il mondo gay e in particolare quell’aspetto non minoritario che è la sessualità dovrebbero essere scandagliati senza eccessive censure. Bisogna avere coraggio se si vuole conoscere la realtà per quella che è, senza finzioni o impalcature, anche quando essa non è propriamente gradevole. Bisogna insomma tenere gli occhi bene aperti davanti a certe questioni, magari turandosi il naso. Perché ci sono questioni che puzzano proprio.
Per questo mi sono chiesto se sarei mai riuscito a parlare di uno dei tabù sessuali più forti e repellenti ai più, un tema che potrebbe portare il novanta per cento di voi ad abbandonare qui la lettura. Dato che mi sembrava sciocco scrivere per due persone, ho sempre rinviato. Ho parlato di fist, di feticismo, di droghe, di bondage, insomma di un po’ di robetta forte ma prevalentemente inodore.
Pochi giorni fa mi sono però imbattuto nelle dichiarazioni di Prosperini, assessore “ai giovani” (!) della Lombardia, che proponeva di usare il napalm contro di noi e di intervenire con la garrota quando si dileggiava l’omofobia pontificia. Gli ho scritto allora una mail, auspicandone quelle dimissioni che il suo presidente ciellino non ha invece ritenuto necessarie.
Quando ecco che si è levata tuonante la voce…
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Quando ecco che si è levata tuonante la voce di Gianfranco Fini e Prosperini si è affrettato ad arrangiare una goffa ritrattazione: ha smentito e si è scusato per l’equivoco (sono sempre equivoci, guarda un po’…), ma intanto a me non ha risposto. Ha detto che lui parla di garrota perché legge Tex, che non si sarebbe mai sognato di offendere gli omosessuali – avrà tanti amici gay anche lui? – e che, se sbotta, è per via del suo carattere genuino, che non tollera si offenda “il Vicario di Cristo in terra”.
Ora, a parte che il Cristo di cui parla, a differenza del suo vicario, combatteva i farisei e predicava il perdono, insegnando ad amare, a non giudicare e a porgere anche l’altra guancia, finendo sulla croce – non parodiato, avete presente la differenza? – senza invocare la garrota per nessuno, ma bisognerebbe ricordarsi, quando si è uomini pubblici, di pesare le parole.
Invece da noi i potenti se la cavano sempre: Scajola insulta Biagi, si dimette ma poco dopo rientra, Calderoli fa il gradasso in Tv con le vignette su Maometto, si dimette e poco dopo lo fanno vicepresidente del Senato (paradossalmente rischia di più Sircana che ha preferito accostarsi ad una trans che a un mafioso). Così l’assessore allo sport dice quello che gli passa per la testa, convinto di farla comunque franca, nel paese dove chi brucia il tricolore diventa ministro.
Quando però il grande capo lo sgrida, se la fa sotto. Perché di questo si tratta, non nascondiamoci dietro un dito: questo tizio se l’è fatta sotto. A chi vuol darla a bere che ama gli omosessuali (andate a dare un’occhiata al suo sito)? E poi, chi ci crede che non esistono più omofobi in Italia? Siamo pieni di razzisti, a tutti i livelli della scala sociale, ma quando qualcuno più in alto di loro li riprende, finiscono per farsela sotto. Non sono coraggiosi i razzisti, si sa. Lo sono solo in branco.
Cosa c’entra questo con la rubrica di sesso, direte? Beh, se volete colgo la palla al balzo e rimaniamo a parlare di merda. Magari più genuina, meno subdola: merda sincera, del genere con cui ci si trova a che fare quando si pratica il sesso tra maschietti – e non solo. Un argomento con cui già alcuni nostri esperti si sono dovuti confrontare, visto che non se ne scappa.
Potrei dire che ci sono strumenti e strategie idonee ad evitare qualunque imbarazzo, adottate dai più esperti e da chi pratica il fist fucking che, se posso permettermi una battuta – visto che non parlare più di politica ha reso l’aria respirabile – trasformano l’ano in una vagina, senza rischi di sporcarsi ma nemmeno di gravidanze indesiderate.
Se necessario, poi potrei raccontare di quel signore che in chat mi propose di incontrarci e di fargliela addosso. Ma mi domando: ci tenete davvero tanto? Non è che poi mi rimproverate? Facciamo così: per non schifare i lettori, mi ripropongo di raccontare tutto alle persone interessate, senza omettere alcun dettaglio.
Scrivete quindi, se volete saperne di più, alla mail qui sotto, chiedendomi curiosità e raccontandomi eventuali esperienze. Parleremo liberamente di scat (è questo il termine tecnico), di chi se ne intende, dei siti su cui si può trovare materiale e di citazioni colte, da Pasolini a John Waters. Gli altri invece li risparmio e li rinvio alla prossima settimana, quando parlerò del sesso più delicato e passionale, lasciando da parte tutte le schifezze. Assessori compresi.
Flavio Mazzini, trentacinquenne giornalista, è autore di Quanti padri di famiglia (Castelvecchi, 2005), reportage sulla prostituzione maschile vista “dall’interno”, e di E adesso chi lo dice a mamma? (Castelvecchi, 2006), sul coming out e sull’universo familiare di gay, lesbiche e trans.
Dal 1° gennaio 2006 tiene su Gay.it la rubrica Sesso.
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di Flavio Mazzini
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