Monia è la sorella saggia di un mio carissimo amico. Esperta in relazioni internazionali, ha fuso gli standard diplomatici con le più avanzate tattiche belliche creando dei protocolli infallibili da applicare ai problemi di cuore. Durante una cena, alcuni mesi fa, si discuteva degli strani comportamenti del fidanzato di un nostro amico. Lui lamentava un evidente raffreddamento del rapporto e in questo intravedeva il preambolo di una rottura.
Si era quindi persuaso che la cosa migliore da fare fosse affrontare la questione e parlare con il ragazzo per confermare o smentire i propri timori. Monia, la Leonida dei sentimenti, a questo punto gli dà un consiglio: "Se non vuoi che ti lasci, non chiedergli nulla e men che meno se ti ama. È la volta buona che ne approfitta e se ne va. Fai come faccio io: mantieni un profilo basso e aspetta che questo momento passi, perché stai sicuro, passerà".
Il nostro amico non volle darle retta, andò dal compagno il quale di fronte alla domanda secca "ma tu mi ami?" rispose con un sincero quanto sofferto "non credo", cosa che innescò una crisi insuperabile e la prevista rottura. Monia invece poche settimane fa si è sposata con un fidanzato che credevamo impossibile da impalmare tanto sembrava refrattario ai legami troppo seri.
Il teorema della mia amica non è altro che l’applicazione della legge militare americana del don’t ask, don’t tell ("non te lo chiedo, non dirmelo") riportata ai fatti di cuore e come tale andrebbe presa e rispettata. Del resto la sincerità è un valore relativo, un’aspirazione ideale a cui tutti tendono ma che è tanto difficile da garantire quanto spesso spiacevole da ricevere e ancora di più nelle relazioni sentimentali. Certo, con questo non intendo giustificare il suo esatto opposto. La menzogna, siamo tutti d’accordo, è il più biasimevole dei peccati, ma in certi casi evitare di indossare l’impermeabile del tenente Colombo andando ad investigare fino in fondo le incongruenze emotive del nostro compagno ci mette al riparo dalla scoperta di spiacevoli verità, evitandoci di fronteggiare poi atroci conseguenze. Ecco, diciamo semmai che è l’ignoranza il giusto territorio nel quale rifugiarsi in momenti del genere.
L’intuito del resto non fallisce quasi mai e quando sentiamo che il nostro compagno sembra essere meno interessato a noi di quanto lo sia a una replica di "Paint Your Life", probabilmente è perché lo è davvero. A questo punto il gioco passa completamente nelle nostre mani. Se volete tenerlo, fate leva sulla vigliaccheria e sui suoi sensi di colpa: quasi nessuno pur sentendo affievolire il sentimento ha il coraggio di venire a dirci che per noi "miss fidanzato perfetto, finisce qua". Se invece anche voi non vedete l’ora di liquidare la pratica, beh, accomodatevi pure e ponete la fatidica domanda.
Prima però che apriate la bocca innescando così la fatale razione a catena, considerate un’altra cosa: la possibilità di convolare a nozze nel nostro paese è ancora un sogno impossibile da realizzare. Sappiamo bene quanta ostilità politica ci sia nei confronti dei matrimoni gay, ma le leggi cambiano, le società si evolvono e sicuramente si farà prima ad approvare un provvedimento sui matrimoni omosessuali di quanto ce ne voglia a chiunque per trovare qualcuno sufficientemente soggiogabile da trascinarlo davanti all’ufficiale celebrante. Quindi, se anche per voi è questo l’obiettivo, il desiderio di chiarezza e sincerità lasciatelo alle inchieste di Milena Gabanelli. Pazientate, fatevi ispirare dal cielo e considerate che anche quando questo è addensato da nuvole nere cariche di pioggia e fulmini, la cosa più sensata da fare è ritirare i panni, chiudere le persiane e aspettare che prima o poi il sereno ritorni.
Tanto più che quando vediamo nel nostro compagno "qualcosa che non quadra" non sempre è da imputare a sbandate amorose o infatuazioni. A volte sono momenti di umano dubbio, pressioni lavorative o transiti planetari funesti nella sua Luna. Va bene quindi mostrarsi comprensivi, chiedere cosa non vada, ma mai ipotizzare che il suo malumore sia dovuto ad un calo della tensione affettiva. Semmai meglio essere furbi e spingere l’acceleratore sul pedale della devozione che porta dritto dritto in un ristorante illuminato dalla fioca luce di una candela piuttosto che rompergli le palle facendo troppe domande.
Io stesso, devo ammetterlo, alcune volte ho sperato che il mio partner mi chiedesse cosa non andasse, perché mi mostrassi freddo e scostante cercando così il "la" da cui prendere il via per troncare una relazione. Lo so, è meschino, ma lasciare che sia l’altro a fare il primo passo permettendoci di prendere la palla al balzo ci fa sentire meno responsabili nel momento in cui spandoreremo (voce del verbo spandorare, cioè quando si leva il coperchio sul mitologico vaso, generatore di tutti i mali della terra, ndr) e questo perché, non nascondiamocelo, a nessuno va di passare per lo stronzo che prende con coraggio l’argomento e ti molla con la spietatezza di un nazista. Purtroppo.
di Insy Loan ad alcuni meglio noto come Alessandro Michetti
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