“La pederastia è la forza che ama la forza” afferma Jean Cocteau ne “Il Libro Bianco”, piccola chicca pubblicata da ES e corredata di disegni dell’ autore.
Assolutamente vero.
Io faccio ogni giorno sogni da pederasta e vado a rintracciare quella bellezza.
“L’uomo bello è un oggetto d’arte, la donna è un utensile che con l’uso si deforma”
Non mi hanno mai spaventato quelle parole.
Sappiamo tutti che sono vere, in fondo.
E adesso che la deformazione si può evitare, grazie alle scoperte tecnologiche e biochimiche, si tratta di decidere che tipo di utensili vogliamo diventare.
Io sono una geisha degli uomini che si accoppiano fra loro.
Il desiderio, in fondo, viene da lontano.
Bocche aperte capaci di inghiottire completamente sessi eretti ed esposti con infantile orgoglio: giro giro tondo, guarda come è lungo, bacia la cappella, tutti giù per terra.. rimembranze di rituali spiati, tu vai via che sei femmina, misterioso e affascinante inginocchiarsi nella parte più buia e oscura del parco, esercitazioni di alta magia, io li guardavo ferendomi le mani su un rovo di more, io cercavo di spiare i loro visi per vedere se erano cambiati, dopo…
Una doppia esplosione di forza e virilità, intesa nel senso più vero. La magia di un sesso incantevole da vedere nella sua perfetta simmetria. Gli antichi, prima di Cocteau, pensavano questo dei rapporti fra uomini. Poi è arrivata la cultura giudaico-cristiana, il senso del peccato, la trasgressione. L’uomo che va con un uomo sminuito come maschio, deriso. Ma per fortuna i valori cambiano, le idee sono fluide e mutano.
A seconda dei tempi, a seconda delle latitudini. Nulla resta fisso o fermo per sempre e credo che i nostri siano tempi adeguati a riscoprire la bellezza assoluta del sesso omosessuale, la bellezza estetica, intendo. Che se ne possa quasi fare un manifesto. Pensate alle nuove pubblicità di Versace. In una c’è un uomo completamente vestito, immobile in una stanza dai colori acidi.
Potrebbe essere un albergo qualsiasi, una pensione da pochi soldi vicino a una stazione qualsiasi di una metropoli che non vedremo. Accanto all’uomo vestito c’è un corpo che indossa solo un reggicalze e sensuali calze nere. Non si vede la faccia, è abbandonato sul letto , come a nascondersi. A prima vista potrebbe sembrare una donna in attesa di un rapporto , o subito dopo un rapporto, in quell’istante di incomunicabilità che sempre segue il coito. In realtà, osservando attentamente, è un uomo. Le braccia e la schiena sono indiscutibilmente maschili.
“L’amore sterile è accettabile soltanto se rivolto a un ragazzo, a un oggetto che eccita il senso della bellezza senza che intervenga l’istinto di conservazione” dice ancora Cocteau e parliamo di tempi in cui la sessualità era fortemente legata alla procreazione, e quindi all’istinto di conservazione della specie, ora non più.
Corpi, peli, saliva, sudore, ventri palestrati, o magri e glabri, mani che vanno dappertutto, dita che entrano nelle viscere a perlustrare e a preparare a future sodomie, minuscoli capezzoli titillati e comandi precisi, “prendilo in bocca”, ”allarga le gambe”, “inginocchiati”, e dopo un piccolo dolore, ecco un cullare lento e dolce come una ninna nanna, un cullare fatto di movimenti di anche, di stimolazione e di tanti gemiti e pensieri
“Amare sterilmente la donna è assurdo” dice sempre il LIBRO BIANCO. Io l’ho sempre saputo.
Ma non ho mai sentito l’inferiorità del mio sesso, l’impossibilità di arrivare a tale bellezza( pensate a un sessantanove fra due uomini, cosa c’è di più perfetto?)
“Era San Giovanni, il giorno in cui tutti, in campagna devono fare il bagno nel fiume. Stavo camminando lungo le sponde….quando vidi più di trenta uomini che facevano il bagno nudi…
Vedere quei corpi, quei sessi, fu per me una rivelazione: non c’erano dubbi, mi piacevano gli uomini, mi piaceva vederli uscire dall’acqua, correre tra gli alberi, salire sugli scogli e tuffarsi, mi piaceva vedere quei corpi gocciolanti bagnati, quei sessi lucenti”.
Questa è la rivelazione dello scrittore cubano Reinaldo Arenas, e la scoperta evidente della sua omosessualità, osservando i corpi nel fiume. Quando ho letto questo passaggio mi sono sentita come lui, mi sono identificata nella sua visione.
L’acqua, i peni, la grazia, i muscoli tesi, la forza.
E anche nella vita mi sono resa spettatrice.
Sono diventata occhio, un occhio ammirato che si bea della altezzosa meraviglia di due corpi uguali, dello strusciarsi di peni, delle gambe muscolose che si intrecciano, delle pompe lunghissime e lente, e delle sodomie, quando un corpo maschile si rannicchia e si apre, gemendo con un gemito da preda. Tutto ciò che la società vorrebbe cancellare. E invece una delle componenti del nostro essere, del nostro desiderio.
Amo sentire quel gemito. Amo sentire quella parte di preda che viene alla luce, che intreccia il suo gemito al piacere.
Mi sono resa geisha degli uomini che amano gli uomini.
Ce n’è sempre bisogno, concedetemelo. Infilo i preservativi, fornisco il lubrificante, offro la mia lingua per dilatare orifizi, per solleticare i membri in attesa. Offro le mie mani e la mia bocca. In fondo le bocche non sono tanto diverse. Ci sono, tocco, sfioro, annuso.
A volte qualcuno ama toccarmi, vorrebbe possedermi, ma non sempre desidero sottopormi a quel tipo di usura, quella raccontata da Cocteau. Sono la serva -silenziosa dei rapporti omoerotici, chiedetemi tutto per solleticare e stanare tutta quella bellezza, e l’armonia.
Mi appago guardando e offrendomi, geisha –servizievole, accuditrice di uomini-narcisi alla ricerca dell’uguale.
Forse solo grande ammiratrice della bellezza.
Voyer della vera arte dei corpi.
di Francesca Mazzucato
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