Lo scorso fine settimana ero a Parigi in visita ad alcuni amici emigrati in terra di Francia. In una rara mattinata di sole, decidiamo di andare in un parco. Non facciamo in tempo a stenderci che tutti tirano fuori il loro smartphone e iniziano a smanettare. Diciamo che è una cosa piuttosto irritante quando vedi che stai parlando e quelli, con lo sguardo fisso sul display, annuiscono distrattamente mostrando una blanda attenzione anche se gli stai raccontando di aver appena perso tutti i tuoi familiari in un incidente stradale. Penso comunque che stiano semplicemente mandando degli SMS (cosa comprensibile visto che io ho un Nokia che è in grado di fare solo quello) ma passano pochi istanti e a turno iniziano a impennarsi sulle ginocchia come dei furetti e con scatti rapidi del capo controllano il territorio aguzzando gli occhi, si mostrano reciprocamente gli schermi e iniziano a scandire distanze: "questo è a 20 metri! Quest’altro a 50, questo a 10, ma non lo vedo!".
Solo allora capisco che sono tutti Grindr muniti. Uno di loro, con l’approccio didattico con cui un antropologo mostrerebbe ad un aborigeno dell’Amazzonia i prodigi pirici di un accendino, mi spiega come funziona. "Quando poi vengo in Italia ho anche l’app di Me2", che mi spiega essere un’altra applicazione sempre volta al rimorchio istantaneo di omosessuali. Tante volte dovesse sfuggirgliene qualcuno.
Quindi, omosessuali menzogneri di tutto il mondo: la vostra ora è giunta! Da oggi niente più foto fatte ai tempi del flash al magnesio, effetti visivi che fanno di Avatar un filmino girato dai fratelli Lumière o appropriazioni indebite di immagini altrui. Sono arrivate le applicazioni scovagay! In effetti è già da un po’ che girano sui cellulari di mezzo mondo ma solo ora ne ho verificato la potenzialità.
Ma spieghiamo di cosa stiamo parlando perché credo di non essere l’unico a brancolare ancora nella tenebra tecnologica dei cellulari. Si tratta di applicazioni compatibili con cellulari piuttosto avanzati che permettono di individuare quanti gay ci sono intorno a noi facendo una scansione perimetrica del territorio. Sono dei radar che non solo ci mostrano i loro profili ma anche a che distanza sono da noi, cosa che ti fa venire immediatamente voglia di scaraventare via il tuo telefonino antidiluviano lanciandoti nel primo negozio a tiro.
Per chi conosce la saga degli X-men, queste tecno-calamite sono quindi una specie di Cerebro omosessuale che individua i gay e ce li presenta su una griglia come fossero le proposte di un menù. Ovviamente ci si deve registrare pubblicando una foto e una descrizione prima di trasformarci in chicchi di caffè macinati in questi enormi miscelatori omo-umani (Grindr pare tra l’altro abbia preso spunto per il nome proprio dal "macinino" americano: grinder, appunto).
Al di là della comodità di avere un servizio take away costantemente attivo e comodissimo da sfruttare, questi "gay detector" sono responsabili però di uno stravolgimento epocale del concetto di "incontro". In pratica sembra quasi di mettersi alla guida di un taxi. Si va per la città con la luce verde accesa e al primo sventolio di una mano (interessante), si passa e la si carica a bordo.
Chiaramente è ipocrita pensare che i milioni di iscritti in giro per il mondo (pare che il numero aumenti di 3000 unità ogni giorno) abbiano deciso di "schedarsi" solo per trovare nuovi amici con i quali andare per cinema e musei, ma allo stesso tempo dargli una valenza esclusivamente sessuale è piuttosto riduttivo, e nonostante siano prodotti estremamente tecnologici, paradossalmente ci permettono di ritornare a un tempo in cui gli incontri si basavano sulla chimica del momento, sull’attrazione che si crea nell’incontrarsi di persona, tutte cose che le chat tradizionali sembravano aver anestetizzato e raffreddato definitivamente.
Me2, Grindr e le altre applicazioni similari, al contrario, ci mettono in contatto qui e ora con persone che sono a pochi metri da noi e la decisione di conoscersi è rapida e immediata, senza troppe tarantelle, senza che le aspettative montino e che ci si dilunghi in mail interminabili che il più delle volte naufragano senza successo sulle tastiere dei nostri computer casalinghi. Contrariamente ai tradizionali ".com" o ".it", si interagisce con persone reali, che puoi vedere e raggiungere immediatamente, riscaldando così un rapporto che abbandona la sua algidità telematica e che non si perde dietro a identità spesso fasulle.
Ovviamente anche queste applicazioni possono diventare un’esperienza estremamente intossicante e il pericolo dell’assuefazione è piuttosto alto (per tutto il fine settimana infatti ho dovuto condividere con "lui" il piacere di rivedere i miei amici emigranti) ma siamo onesti, chi saprebbe resistere alla magica seduzione di questi legnetti ipertecnologici da rabdomante che concretizzano il sogno di scovare tutti gli uomini che vogliamo nel giro di pochi metri anche nei posto più impensati del pianeta?
di Insy Loan ad alcuni meglio noto come Alessandro Michetti
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