PASSIONE SNEAKERS

Alla scoperta dell'unico (finora) locale in Italia, dove si organizzano feste a tema per gli amanti dei piedi maschili e delle scarpe sportive.

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4 min. di lettura

Feticisti di tutta Italia (e di tutto ciò che lo riguarda), unitevi! O almeno provate, se già non lo avete fatto, ad andare un po’ più a fondo con questa vostra passione, sia che abbiate per il resto comunissimi interessi omosessuali (o perfino eterosessuali), sia che non riusciate ad alzare mai la testa, specialmente nei mesi più caldi, quando l’atmosfera è decisamente satura di tentazioni.
Come? Ne accennavo la settimana scorsa: Internet è una fucina di opportunità per tutte le minoranze, specialmente quando, fatte bene le somme, ci si accorge non trattarsi di minoranze troppo esigue. Bastano solo una foto azzeccata e un profilo preciso – con le proprie preferenze e fantasie ben indicate – su uno dei tanti siti gay ed è possibile incontrare l’anima gemella o perlomeno fare conoscenze interessanti e vivere situazioni non troppo ordinarie.
Oppure vi è un’alternativa più movimentata: lo Sneaker Party, il cui nome si rifà alle classiche scarpe da ginnastica di vari colori, forme e materiali, uno dei principali oggetti feticcio (ma non l’unico) degli amanti del piede. È una serata che si tiene con cadenza mensile (l’ultimo venerdì) al Depot di Milano, locale già noto per aver inaugurato tra i primi in Italia i festini a tema: l’underwear, il naked, ecc.
Qui la differenza consiste nella passione dominante per i piedi, che non esclude la possibilità di aggiungere il sesso canonico ma riunisce perlopiù chi ha la passione per piedi, scarpe – in questo caso solamente sportive – e calzini, con tutte le possibili differenze da persona a persona, differenze cui accennavo la scorsa settimana.
Nel locale, da poco restaurato, come in altri simili (ma a differenza, ad esempio, dello storico “K” di Roma, dove si paga anche la propria sicurezza), i profilattici sono omaggio ed è inoltre possibile comprare oggetti di vario genere per soddisfare ogni genere di necessità. Oltre allo spazio bar, ad una zona relax, e al sotterraneo con i camerini – nei quali purtroppo, con cafonaggine tipicamente italiana, qualcuno fuma di nascosto – ci sono poi due ballatoi appositamente allestiti con tappetini e panche per i due (o più) partecipanti al gioco, un orinatoio con parete e soffitto trasparenti per esibizionisti e voyeur, nonché una vasca di cui confesso candidamente di non aver intuito subito lo scopo.
Uno dei proprietari, l’attraente Cristian, mi racconta che c’è voluto tempo e pazienza perché la notizia facesse il giro e la serata prendesse piede (mi si consenta il bisticcio). Ora però ha cominciato a funzionare e ad una clientela quasi fissa di Milano e dintorni si sono andati aggiungendo appassionati provenienti dalla Svizzera e da tutto il Nord Italia, ma perfino dalle regioni più lontane, con sempre nuovi adepti.
La gente in giro è generalmente un po’ più giovane di altre serate…
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La gente in giro è generalmente un po’ più giovane di altre serate e non ha l’obbligo di spogliarsi ma solo quello di presentarsi con le scarpe adatte. Ci si studia e ci si infila nei camerini se ci si piace, come funziona in contesti simili. Verso le due, però l’atmosfera si fa più calda e tendono a crearsi gruppetti, fino a trasformarsi in vere e proprie ammucchiate dove non sempre vengono coinvolti gli organi genitali o quantomeno non vi è per forza contatto da quel punto di vista.
In giro tante sneakers, ai piedi degli ospiti ma non solo, visto che chi organizza le serate porta tutta la propria collezione e la dissemina ovunque. È strano vederle appese per tutto il locale e poggiate sul bancone del bar. Ma a pensarci bene, per alcuni di noi potrebbe risultare strano anche vedere certe scene dei film porno etero, per cui non sarò certo io a criticare l’idea.
Anzi, questa esposizione del feticcio, legato ma distinto dal feticcio base, che è il piede, rende l’oggetto e il suo originale culto ancora più stimolante. La tentazione è forte: attrazione e repulsione in un contesto simile sono molto più vicine del solito, al punto che io stesso, per quanto sia attratto da gambe e piedi maschili, non so come comportarmi. Mi verrebbe quasi voglia di imboscarmi il paio che più mi piace e inaugurare una nuova collezione. Ma mi controllo, perché sono una persona seria.
Mi lascio allora guidare dall’istinto e, congedatomi da Cristian, girovago per il locale in cerca di sorprese e di rivelazioni. Il primo incontro, con un mio coetaneo, snello e senza peli, è rapido ma finisce per avere poco a che vedere con la materia della serata. Poi mi imbatto in un ragazzetto, più giovane e molto più piccolo di me ma anche più esperto dell’ambiente, che mi guida dentro un camerino, si stende a terra, mi sfila scarpe e calzini e si massaggia il volto con le mie piante.
Cerco di capire se questa forma di dominazione mi diverte ma finisco per scoprirmi quasi indifferente. Vedo la sua eccitazione e mi domando se, trovandomi al suo posto, sarebbe diverso. Fare l’attivo in questo caso davvero mi dice poco e mi chiedo se abbia ancora senso in questo caso la tradizionale diversificazione dei ruoli.
Purtroppo, per motivi di tempo, non posso restare a lungo. Saluto i gentilissimi proprietari e il ragazzo che coordina parte della comunità, disponibile ad aiutare ad allestire a Roma qualcosa di simile, dopo aver incoraggiato un ulteriore appuntamento milanese (Sniff my sneax, attualmente al Depot il secondo sabato del mese). Saluto infine il tipo a torso nudo e calzoncini corti che di giorno lavora in banca e la sera si occupa della cassa (e mi consente una palpatina fugace alle sue zone intime) e fuggo, ripromettendomi di tornare con più calma.
Nel locale lascio però il mio amico professore porcone, entrato solo grazie a me in giacca e mocassini, incaricato di riferirmi l’avvincente seguito e di svelarmi il ruolo della vasca (facendomi vergognare della mia ingenuità). Come molti di voi avranno capito, si tratta di un ulteriore incentivo alla trasgressione: quando gli spiriti si fanno più bollenti, qualcuno sente il bisogno di farsi annaffiare. E pare decisamente che, per quanto non abbia particolarmente a che fare con i piedi, i volontari non manchino.
Flavio Mazzini, trentacinquenne giornalista, è autore di Quanti padri di famiglia (Castelvecchi, 2005), reportage sulla prostituzione maschile vista “dall’interno”, e di E adesso chi lo dice a mamma? (Castelvecchi, 2006), sul coming out e sull’universo familiare di gay, lesbiche e trans.
Dal 1° gennaio 2006 tiene su Gay.it la rubrica Sesso.

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di Flavio Mazzini

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