La durata media della carriera di un gay porn performer è abbastanza difficile da quantificare. A differenza di quella di un porn performer etero, che teoricamente può andare fino a quando è in grado di rendere bene (Rocco Siffredi insegna), nel caso della pornografia gay bisogna considerare anche dei fattori che vanno oltre alla qualità delle prestazioni: dagli inevitabili cambiamenti che porta il tempo (e che possono incidere molto sulla carriera di chi ha iniziato molto presto) ai trend estetici che vanno per la maggiore in un periodo piuttosto che in un altro. Inoltre la pornografia gay diventa molto selettiva a seconda dei generi che propone, e ci sono case di produzione specializzate in particolari tipologie fisiche che non si possono permettere di lavorare con un palestrato che perde tono muscolare, con ragazzini ormai cresciuti, con orsetti che si depilano e via discorrendo. Senza contare gli incidenti di percorso, i cambiamenti che possono avvenire nella vita di ciascuno o magari l’arrivo di un grande amore che esige una relazione monogama.
Con queste premesse è facile capire come l’universo dei gay porn performers sia molto variegato, e passi dai giovani che vanno avanti per meno di un anno ai nomi storici come Zak Spears (che ha girato video dal 1993, quando peraltro aveva già 28 anni, al 2008). C’è poi un numero crescente di gay porn performer che ama questo mondo e in qualche modo rimane al suo interno: in tanti si "riciclano" a seconda dei loro cambiamenti fisici (molti performers arrivati di recente alla Raging Stallion, specializzata in supermaschi virili e villosi, sono ex "ragazzi della porta accanto"), ma stanno aumentando anche i gay porn performers che – seguendo l’esempio di Kristen Bjorn – si rilanciano dall’altra parte della cinepresa, diventando essi stessi filmakers, come ad esempio Lucas Ridgeston e Joan Paulik (che nei primi anni ’90 lanciarono la BEL AMI in tutto il mondo). Non mancano neppure i performers che mettono le mani avanti, e che hanno iniziato a dirigere pur continuando a darsi da fare in prima persona sul set (da Steve Cruz a Brent Corrigan a Michael Lucas, per non parlare degli italianissimi Ettore Tosi e Francesco D’Macho).
Sia come sia in quest’ultimo periodo si sta verificando un fenomeno un po’ difficile da inquadrare, e che forse ha uno stretto rapporto con internet. Infatti non dev’essere un caso se, nel giro di poche settimane, si sono ritirati diversi professionisti che proprio internet aveva contribuito a rendere famosi: Bobby Clark, Trevor Kinght e Tommy D sono solo gli ultimi della serie. Il tutto mentre, al contrario, il mondo del porno gay tradizionale non sembra coinvolto dal fenomeno, e anzi registra diversi "riavvicinamenti" di gay porn performers che si erano allontanati per qualche tempo. Forse il porno gay su internet sta iniziando a risentire del caso di Mason Wyler (di cui abbiamo già parlato qui), un giovane performer che da anni aveva iniziato a lavorare in esclusiva per il web e che ha scoperto di essere sieropositivo lo scorso maggio, anche perchè dopo il suo annuncio sono saltati fuori i nomi di altri gay porn performers che lavoravano per il web e che hanno ammesso di essersi ritirati proprio a causa della loro sieropositività.
Non è da escludere che tutti questi ritiri siano stati motivati proprio dal fatto che il porno sul web ha dimostrato di offrire molte meno garanzie rispetto a quello tradizionale, anche perchè spesso apre le porte a perfetti sconosciuti, di cui si sa poco e niente e sul cui stato sierologico è davvero molto difficile mettere la mano sul fuoco. Inoltre non bisogna dimenticare che stanno aumentato i ragazzi specializzati nel ruolo di "comparse", che passano da un sito all’altro (magari arrivando a praticare sesso bareback) senza farsi troppe domande. Probabilmente è arrivato il momento che anche la pornografia gay sul web si interroghi seriamente sulle garanzie che offre, anche perchè col tempo potrebbe giocarsi la reputazione (e buona parte della sua materia prima). Staremo a vedere.
di Valeriano Elfodiluce
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