Praga, la nuova frontiera del porno gay

L'Europa dell'Est sembra essere una fucina di nuovi giovani porn performer e gay for pay. Praga, in particolare, produce un altissimo fatturato con l'hard gay e diventa la capitale europea del genere.

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Il Globalpost è una testata giornalistica online, con una propria agenzia di stampa e sessantacinque corrispondenti internazionali, che si propone di essere un riferimento per il giornalismo del nuovo millennio. Per questo ha destato un certo interesse il servizio che ha appena dedicato al mondo della pornografia gay, in particolare nell’Est Europa e nella città di Praga. I dati che emergono dall’indagine della giornalista Iva Skoch sono alquanto interessanti, anche se – secondo gli esperti del settore – sono altrettanto approssimativi: nonostante la crisi, il mondo del porno gay fatturerebbe qualcosa come dodici miliardi di dollari all’anno, circa un terzo dell’industria pornografica nel suo insieme. Anche se la capitale dell’industria dell’hard rimangono gli USA, buona parte di questo fatturato proverrebbe proprio dall’Europa dell’Est, dove peraltro molti studios americani ed europei hanno le loro basi logistiche.

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Il fenomeno, in realtà, non rappresenta una novità: dopo caduta del muro di Berlino l’Europa dell’Est – e in particolare la neonata repubblica Ceca – si è trasformata in una vera e propria capitale dell’hard (gay e non), anche a causa della buona disponibilità di potenziali performer di ambo i sessi. In questa zona il porno gay è sbocciato quando William Higgins, nome storico dell’hard americano, ne fiutò il potenziale e si stabilì a Praga. Poco dopo la Falcon aprì uno studio nella città e da lì Bel Ami mosse i primi passi: il resto – come si suol dire – è storia, grazie anche al fatto che i ragazzi cechi vivono la sessualità con meno tabù verso i rapporti omosessuali, anche e soprattutto quando si considerano etero a tutti gli effetti. Giusto per fare un esempio: fino al 2005 solo uno dei ragazzi che avevano lavorato con Bel Ami si considerava gay, e non era nemmeno uno dei più popolari. Probabilmente il fenomeno dei gay for pay come lo intendiamo oggi è nato proprio nell’Est Europa, per poi estendersi in buona parte del mondo occidentale (e non solo).

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Oltretutto l’indagine del Globalpost mette in luce come questo fenomeno sia aumentato di pari passo con il montare della crisi economica globale, puntualizzando che per i ragazzi esteuropei prestarsi a rapporti omosessuali per l’industria pornografica viene considerato più come un lavoretto per mettere da parte qualche soldo piuttosto che come la tragica conseguenza di una vita di privazioni. D’altra parte l’alternativa è fra spaccarsi la schiena per pochi euro e avere degli orgasmi con dei coetanei carini – magari anche molto bravi nell’arte di procurarli – per una paga ben maggiore. Senza contare che, in questa parte del mondo, l’industria della pornografia gay ha potuto radicarsi e prosperare per oltre un decennio lontano dall’interesse dei media locali, che l’hanno "scoperta" quasi per caso quando Filip Trojovský (meglio noto in Bel Ami come Tommy Hansen), arrivò terzo nell’edizione locale del Grande Fratello 2005.

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Filip dichiarò per primo di fronte alla nazione che la sua carriera nell’hard gay era dovuta alla voglia di divertirsi e ai buoni compensi e non certo al fatto che si sentisse gay, e che comunque la cosa non gli procurava alcun problema. Probabilmente fu allora che i gay for pay furono sdoganati e divennero un fenomeno sociologico, prima nell’Est Europa e poi negli USA, dove oggi alimentano quotidianamente migliaia di siti. Intanto nel mondo dei video gay tradizionali sta aumentando il numero di porn performer gay dichiarati (anche fidanzati, o addirittura sposati, fra di loro), per i quali – probabilmente – l’idea di dedicarsi alla pornografia è diventata meno imbarazzante di un tempo proprio grazie all’esempio e alla disinvoltura dei gay for pay. In effetti, fino all’apertura dell’Europa orientale, il mondo dell’hard gay era strutturato in maniera ben diversa: tantissimi gay all’ultima spiaggia, spesso tossicodipendenti o con problemi di depressione (che spesso li portavano al suicidio), ma anche tanti bisex non dichiarati (per paura di giocarsi il pubblico) che trasmettevano un’idea spesso morbosa e malsana dei rapporti omosessuali.

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Sicuramente il mondo della pornografia gay rimane un paradiso solo nell’immaginario del suo pubblico, tuttavia è innegabile che la situazione sia sensibilmente migliorata e che il suo ruolo e la sua percezione – specialmente dopo l’avvento di internet – siano radicalmente cambiati. Il crescente fenomeno dei gay for pay ne è la prova, così come il grande numero di performers che sono anche attivisti gay o che, pur sfoggiando il loro curriculum, non si fanno problemi a tentare altre strade. La nuova rivoluzione sessuale è davvero partita da Praga? Staremo a vedere.

di Valeriano Elfodiluce

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