Tra le tante mail (di insulti o d’incoraggiamento) che si ricevono quando si prendono posizioni su un argomento (solo in apparenza semplice e naturale) come il sesso, capita di riceverne anche di lunghe ed intense. Come la seguente, che non avrebbe senso girare all’attenzione comune se, oltre a costituire uno sfogo per chi l’ha scritta, non potesse essere un utile confronto anche per chi le legge, assai più di certe distaccate diagnosi o analisi sociologic-ormonali.
Ciao Flavio.
Io ho 30 anni e per 29 non ho avuto nessuna esperienza sessuale né con uomini né con donne. A giugno dello scorso anno ho avuto la mia prima storia con l’ormai ex-ragazzo, con annesso primo bacio e annessa perdita della verginità (di tutto ciò che si poteva penetrare, anche perchè immagina te dopo 29 anni i miei ormoni…altro che big-bang!!!!!!). Da allora ho cercato di recuperare un po’ del tempo perduto, sperimentandomi il più possibile.
Però da quando ero piccolo ho fatto parte dell’azione cattolica, e tuttora ne faccio parte (potresti scriverci qualcosa di interessante del tipo "utopia e realtà, storia di un gay che cerca ancora di convertire la santa romana ecclesia!!!!!!"), in parrocchia sanno della mia gayezza, anche i ragazzi a cui faccio da educatore, ragazzi di18, 19 e 20 anni. Certo il mio gruppo è sempre un po’ particolare, cioè ne hanno fatto parte ragazzi atei, filobuddisti, filocristiani… ma la cosa a loro piace e a me pure! è bello sapere che qualche oasi di ricerca e di apertura ancora può esistere, anche nella chiusura mentale della Chiesa!!!!
Leggendo i tuoi articoli mi prende sempre un po’ di sconforto per il fatto che, nonostante io frequenti i battuage e il sesso veloce, non sono mai così rilassato nei confronti del sesso. Ho una voglia matta, lo faccio, tutto funziona più che bene, ma ogni volta, anche se il partner non se ne accorge, dopo mi ritrovo con un po’ di amaro in bocca.
So che sicuramente la chiesa in questo ha fatto un po’ di danni nella mia coscienza, ma veramente mi piacerebbe molto vivermi il sesso con più serenità, anche perchè così non me lo godo affatto a volte!!! grazie per l’attenzione e grazie anche per il tuo impegno, è vero che non vuoi insegnare niente a nessuno, ma lo fai già aprendoti e aprendo agli altri il tuo mondo, e per questo ti ringrazio!!!! stop coi complimenti, se no te tocca anda’ dal dentista per tutto sto dolce!!!!!!
La logica dei sensi di colpa del dopo sesso temo che non sia esclusivo appannaggio di chi è cresciuto con condizionamenti religiosi, ma riguardi certe sensibilità indipendentemente dalle proprie convinzioni e dalla propria educazione. E’ quasi naturale, penso di averlo spiegato già in altre occasioni, che specialmente in chi si trova ad avere le prime esperienze sessuali possa nascere un’istintiva confusione tra piacere sessuale e sentimento.
Tanto forte può essere il desiderio sessuale causato dal naturale gioco degli ormoni (sia prima che durante l’atto) quanto intensa può poi risultare l’amarezza al termine di ogni rapporto, quando ci si rende conto che tutto quel trasporto fisico non ha alcun seguito e l’eventuale patina di sentimento temporaneo (stile fast food) che magari lo ammantava si è del tutto disintegrata.
In qualche modo abbiamo bisogno (ovviamente non tutti e non sempre) di aggiungere una vaga affettività allo scatenarsi dei sensi: la consapevolezza improvvisa che questa era solo una chimera e che ci siamo appiccicati e intorcinati in una densa umidità con un perfetto sconosciuto del cui animo abbiamo solo ingenuamente inventato i recessi, ci può lasciare allora fortemente delusi.
Anche in assenza di sentimento, il danno potrebbe sopraggiungere dall’improvvisa assenza di desiderio, laddove non venisse sostenuta dal giusto equilibrio, dalla memoria e dalla coscienza di essere creature nel tempo. In parole povere, è naturale essere straeccitati e lasciarsi andare se capita l’occasione (ricordando almeno di fare sesso protetto), è altrettanto naturale poi, una volta raggiunto l’orgasmo, non esserlo più. In quei momenti però occorre ricordare i motivi che ci hanno spinto a fare quello che abbiamo fatto, anziché agire con noi stessi da moralisti severi o, peggio ancora, considerare gli altri colpevoli del nostro traviamento.
E’ un po’ come dopo una buona cena. Se ci si sente più che sazi e la sola vista del cibo ci dà fastidio, non per questo è giusto dimenticare con quanta frenesia lo abbiamo desiderato prima di sederci a tavola e soprattutto con quanto piacere abbiamo goduto ogni boccone. A chi, pur riflettendo a lungo su questa naturale tensione, non riesce comunque ad evitare disgusto e pentimento, risponderei ancora con la considerazione che siamo creature nel tempo. Ossia che, come i denti da latte, uno alla volta anche i sensi di colpa sono destinati a cadere.
Flavio Mazzini, trentacinquenne giornalista, è autore di Quanti padri di famiglia (Castelvecchi, 2005), reportage sulla prostituzione maschile vista "dall’interno", e di E adesso chi lo dice a mamma? (Castelvecchi, 2006), sul coming out e sull’universo familiare di gay, lesbiche e trans.
Dal 1° gennaio 2006 tiene su Gay.it la rubrica Sesso.Per scrivere a Flavio Mazzini clicca qui
di Flavio Mazzini
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